La vita di Zvonimir Boban, nato a Imoschi (Croazia) nel 1968, si intreccia con alcune delle storie di sport e di vita più celebri dell’ultimo mezzo secolo. Talento precoce, Boban passa per il vivaio dell’Hajduk Spalato per poi accasarsi alla Dinamo Zagabria, il club con cui diventa immediatamente uno dei nomi di punta del calcio jugoslavo.
Dopo il debutto a 16 anni per lui arriva la fascia da capitano a 19, con la partecipazione ai mondiali Under-20 del 1987, vinti da una nazionale jugoslava strapiena di futuri campioni.
Nel 1990 però la situazione politica in patria esonda nel calcio. Prima della sentitissima sfida tra Dinamo e Stella Rossa, scoppiano incidenti allo stadio Maksimir per le tensioni, ormai tutt’altro che latenti, tra croati e serbi. L’intervento dei giocatori della Dinamo non calma le acque, anzi, regala una scena che passa alla storia: per proteggere un giovane tifoso, Boban sferra un calcio volante a un agente di polizia.
Si tratta di un gesto che gli costerà sei mesi di squalifica, con il provvedimento che lo tiene fuori da Italia ’90, l’ultimo mondiale della Jugoslavia unita.
I primi anni di Zorro Boban in Italia
Ma il Belpaese è nel suo destino, perché Boban è ormai una stella conclamata del calcio europeo e nel 1991 viene acquistato dal Milan di Silvio Berlusconi, che spende 10 miliardi di lire per portarlo in rossonero. Per favorire il suo ambientamento in Serie A, il centrocampista viene spedito per un anno in prestito a Bari, dove si mette in luce prima di dover saltare parte della stagione per aver contratto un’epatite.
Nell’estate 1992 torna al Milan, dove scriverà pagine di storia rossonera, diventando protagonista del ciclo vincente di Fabio Capello, ma anche (se non soprattutto) del clamoroso scudetto conquistato con Zaccheroni.
9 trofei vinti al Milan e 251 presenze per Boban
Il primo anno in rossonero è subito trionfale, visto che si apre con il trionfo in Supercoppa Italiana e si chiude con la vittoria dello Scudetto. Una doppietta che il Milan e “Zorro” ripetono anche nella stagione successiva, con un’aggiunta non di poco conto: la Champions League, che i rossoneri vincono nella notte di Atene con il clamoroso 4-0 al Barcellona di Johan Cruijff, strafavorito per le scommesse sportive.
Nonostante gli infortuni e la tantissima concorrenza nella rosa del Milan non gli permettono di giocare senza soluzione di continuità, il croato rimane a Milanello per 10 anni, mettendo la sua firma sulla Supercoppa Italiana e quella Europea del 1994, sullo scudetto della stagione 1995/96 e, lo evidenziamo ancora una volta, su quello conquistato dai rossoneri, a sorpresa per le quote Serie A, nella stagione 1998/99.
Alla soglia dei trent’anni Boban trova la miglior forma della sua carriera e nel 3-4-1-2 di Alberto Zaccheroni è il trequartista guastatore, capace di passaggi illuminanti per George Weah e Oliver Bierhoff, oppure di inserimenti personali devastanti.
La sua lunga esperienza al Milan, corredata da 251 presenze, 30 reti e 9 trofei vinti, termina nell’estate 2001, quando il classe 1968 decide di volare in Spagna, per diventare un giocatore del Celta Vigo. Ma il periodo iberico dura decisamente poco, perché appena due mesi dopo, nell’ottobre dello stesso anno, Boban annuncia il suo ritiro dal calcio giocato.
Boban 48 volte capitano della Croazia dei sogni
Ma non si può riassumere la carriera di “Zorro” senza menzionare la nazionale. Le prime esperienze Boban le fa ovviamente con la maglia della Jugoslavia, ben rappresentata a livello giovanile e poi per 7 presenze (e un gol) nella selezione maggiore, prima della disgregazione del paese e del conflitto che coinvolge le sue nazioni costituenti.
Quando nel 1992 la nazionale croata viene affiliata alla FIFA, il milanista ne diventa immediatamente capitano, oltre che ovviamente uno dei calciatori più rappresentativi assieme a Robert Prosinecki e Davor Suker.
Alla guida di una generazione di talento assoluto, Boban porta la Croazia alla qualificazione ai suoi primi due tornei internazionali, Euro 96 e i Mondiali del 1998 in Francia. Nella competizione continentale i balcanici si fermano ai quarti di finale, con un gol del fantasista contro la Danimarca nei gironi, mentre ai Mondiali la debuttante squadra con la maglia a scacchi bianchi e rossi impressiona il mondo.
Pur senza nessun gol di Boban (ma con 6 marcature di Suker, che si laurea capocannoniere del torneo), la Croazia si arrampica fino alla semifinale, passando un girone complicato con Argentina, Giappone e Giamaica e poi eliminando la Romania agli ottavi e addirittura la Germania campione d’Europa in carica ai quarti.
La corsa croata si chiude contro la Francia, padrona di casa e futura vincitrice, ma non prima di ottenere il terzo posto nella finale di consolazione contro i Paesi Bassi. L’ultima presenza di Boban in nazionale è datata novembre 1999, un’amichevole contro la Francia, che gli permette di chiudere con la sua selezione con 49 presenze, 48 delle quali dal primo minuto e da capitano, e 12 gol.
Al termine della sua carriera, Boban decide che la panchina non fa per lui e si dedica per un po’ alla TV, con apparizioni da opinionista in diverse trasmissioni, ma anche interventi sulla carta stampata.
Da dirigente Boban introduce la VAR
Nel 2016 comincia però la sua seconda vita calcistica, quella da dirigente. Nel maggio di quell’anno viene infatti nominato vicesegretario generale della FIFA per lo sviluppo del calcio, un ruolo decisamente importante, che permette di immaginare e plasmare il pallone che verrà.
Il croato ha messo la sua firma su una delle grandi rivoluzioni del calcio, quella del VAR, di cui è stato subito grande sostenitore, portando la FIFA ad applicarlo addirittura prima ai Mondiali (quelli del 2018 in Russia) che nelle competizioni nazionali. Il mandato di Boban termina a giugno 2019, quando accetta l’offerta del Milan.
Il club rossonero lo vuole come Chief Football Officer, ma l’esperienza dura poco, appena nove mesi, perché a marzo 2020 l’ex centrocampista se ne va per divergenze con l’allora CEO Ivan Gazidis.
A quel punto Boban si rimette in gioco a livello federale e nell’aprile 2021 diventa Head of Football della UEFA, posizione che ha lasciato a inizio gennaio 2024 dopo uno scontro con il numero uno del calcio europeo, Aleksander Ceferin.
Insomma, tra campo e scrivania è impossibile sottovalutare il contributo di Zvone Boban al calcio. E non è un caso che il croato sia uno degli addetti ai lavori più apprezzati dai colleghi, sia per quello che ha fatto da giocatore che per le sue battaglie da dirigente.
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