Quando si citano i migliori allenatori del calcio europeo, tra i nomi tirati in ballo difficilmente c’è quello di Unai Emery. Ma l’attuale allenatore dell’Aston Villa ha un palmares e una storia calcistica che ha ben poco a che invidiare rispetto ad altri colleghi che godono di maggiore credito…
E dire che la carriera da calciatore del basco non è esattamente di quelle indimenticabili, anzi. Emery era un centrocampista centrale cresciuto nella Real Sociedad, che lo ha fatto esordire in Liga, ma che ha passato parecchie stagioni tra Segunda Division e Segunda B, in particolare con la maglia del Toledo e del Lorca, dove ha appeso gli scarpini al chiodo.
Proprio nella città murciana comincia ad allenare, prima ancora di smettere di giocare, portando il club alla promozione in Segunda Division nel 2005. L’anno successivo rischia un clamoroso doppio salto, terminando il campionato cadetto al quinto posto da rivelazione assoluta.
Quanto basta per il passaggio all’Almeria, dove arriva il primo dei miracoli targati Emery. Il club andaluso arriva infatti secondo nella Segunda Division 2006/07, ottenendo la prima storica promozione in Liga. E l’anno dopo la squadra è grande protagonista in campionato, salvandosi con largo anticipo e terminando la stagione d’esordio tra i grandi all’ottavo posto.
Emery tecnico più giovane a Valencia
Nel 2008 Emery viene quindi chiamato da una delle grandi di Spagna, il Valencia, di cui diventa il tecnico più giovane di sempre. La prima stagione i bianconeri la terminano al sesto posto, ma ne basta un’altra per vedere i Pipistrelli di nuovo qualificati in Champions League, grazie al primo dei tre terzi posti consecutivi ottenuti dall’allenatore basco al Mestalla, a cui si aggiunge la semifinale di Europa League 2011/12.
Quando il Valencia non gli rinnova il contratto, Emery decide di optare per un’esperienza fuori dagli schemi, quella in Russia allo Spartak Mosca. Dura poco, perché dopo qualche mese arriva l’esonero. Ma come si suol dire, quando si chiude una porta si apre un portone, perché a gennaio 2013 il tecnico viene chiamato dal Siviglia, che deve sostituire Michel, per firmare un contratto annuale.
Il tris di Europa League di Emery
È l’inizio di un periodo d’oro sia per l’allenatore che per il club biancorosso. Il nono posto non permetterebbe al Siviglia di qualificarsi per l’Europa League, ma il fato ha altre idee: la settima e l’ottava, il Malaga e il Rayo Vallecano, non sono in regola con i parametri UEFA. Dunque, il Siviglia l’Europa League 2013/14 non solo la gioca, ma la vince anche, battendo in finale il Benfica.
E vincerà anche le due successive, per un tris mai visto nella storia della competizione, superando in finale rispettivamente il Dnipro e il Liverpool. E pazienza se in campionato gli andalusi non superano mai il quinto posto, perché Emery si guadagna meritatamente il titolo di “Re di Coppe”.
L'esperienza di Unay al PSG
Ecco perché nel 2016 arriva l’offerta del Paris Saint-Germain. I francesi vogliono vincere la Champions League e vedono nel basco l’uomo giusto per farlo.
Al Parco dei Principi, però le cose non vanno benissimo. Forse non tutti sono convinti dal metodo Emery, fatto sta che nella prima stagione il PSG vince Coppa di Francia, Coppa di Lega e Supercoppa, fallendo però in campionato, dove arriva secondo dietro al Monaco.
Il momento peggiore è però certamente in Champions League, quando agli ottavi di finale i francesi schiantano il Barcellona per 4-0 nella partita di andata, salvo poi subire la leggendaria Remuntada blaugrana al Camp Nou.
Nell’annata successiva in patria va meglio, con tutti e quattro i titoli possibili portati a casa, ma anche stavolta la Champions è un problema, visto che il PSG si ferma di nuovo agli ottavi, stavolta eliminato dal Real Madrid di CR7. Per Al-Khelaifi è l’ultima goccia e l’esperienza parigina di Emery dura appena due stagioni.
Nel 2018 lo spagnolo riceve un’eredità pesante, quella di Arsene Wenger all’Arsenal. Il suo inglese non perfetto (leggendario il suo “gud ebening” all’inizio di ogni intervista) lo rende subito bersaglio dei tifosi, che non apprezzano neanche il rendimento dei Gunners, che nella sua prima stagione arrivano quinti.
La quarta Europa League con il Villarreal
Quando in quella successiva le cose vanno ancora peggio, il club londinese lo esonera. Nel luglio 2020 Emery si siede sulla panchina del Villarreal, tornando in Spagna dopo qualche anno. Gli basta appena una stagione per fare quello che sa fare meglio, ovvero vincere l’Europa League, la quarta della sua carriera, stavolta battendo addirittura il super favorito per le scommesse calcio Manchester United.
Il basco resta alla guida del Submarino Amarillo fino al novembre 2022, quando rescinde con il club spagnolo per sostituire Steven Gerrard all’Aston Villa.
La prima stagione termina con un ottimo settimo posto, mentre quella successiva inizia con i Villans in grande spolvero, dimostrando ancora una volta il valore del tecnico, qualora non lo facesse già una bacheca che parla di un campionato francese, due coppe di Francia, due coppe di lega francesi, due supercoppe transalpine e soprattutto il record di Europa League vinte, quattro.
L'investimento dei Villans sul Manager Emery
Non che all’Aston Villa assumerlo sia costato poco… Il tecnico non solo ha firmato un contratto da 7 milioni di sterline a stagione, ma per liberarlo dal Villarreal il club inglese, favorito dalle quote delle scommesse sportive per la Conference, ha anche dovuto versare agli spagnoli una clausola da 6 milioni di euro.
Ovvero la cifra che Emery prendeva all’Arsenal, quando ha firmato un biennale per sostituire Wenger.
E per quanto possa sembrare strano, entrambi questi accordi sono superiori a quello dei tempi del PSG, perché al Parco dei Principi lo spagnolo doveva “accontentarsi” di un contratto da 5 milioni, che non gli permetteva neanche di essere il tecnico più pagato della Ligue 1.
Metodo più che modulo per Emery
Dal punto di vista tattico, Emery è abbastanza camaleontico. La disposizione che ha utilizzato di più in carriera è il 4-2-3-1, a volte declinato in un 4-4-2 con un doppio play o in un 4-3-1-2.
Questo, per esempio, è il modulo con cui ha condotto il Siviglia alle tre Europa League consecutive, ma quando i calciatori a disposizione glielo hanno permesso, il basco ha anche utilizzato il 4-3-3, come nel caso degli anni al Paris Saint-Germain o, in caso di necessità, persino la difesa a tre.
Quello che non cambia mai è il metodo Emery, che racconta di un lavoro costante sulla forma fisica e sul pressing, ma soprattutto di un tecnico guidato dall’ossessione di vincere e di preparare tutto alla perfezione.
Il basco è celebre per la pennetta USB che dà ai calciatori prima di ogni partita, con l’analisi della squadra e del diretto avversario, che tutti devono studiare per sapere come affrontare il match. Un modo di fare che gli permette di ottenere costantemente risultati a volte difficilmente pronosticabili, ma che a volte lo manda in conflitto con i calciatori dal palmares importante e dalla personalità pesante.
I campioni allenati da Emery
Basterebbe pensare al periodo all’Arsenal, ma ancor di più a quello a Parigi, dove Emery ha guidato la rosa più forte che abbia avuto in mano fino a questo momento. Il fatto che il PSG non sia riuscito ad avanzare troppo in Champions e abbia anche fallito una volta in campionato non dipende certo dal valore dei calciatori.
Quella squadra aveva, tra gli altri, Angel Di Maria, Marco Verratti, Edinson Cavani, Javier Pastore, Thiago Silva, Marquinhos, a cui nella stagione successiva si sono aggiunti addirittura Neymar e Kylian Mbappè. Ma evidentemente questa parata di stelle non era troppo compatibile con i metodi del tecnico. Che, da buon basco, dimostra costantemente di trovarsi più a suo agio quando la strada è in salita…
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy.