F1: la Williams “vince” senza i podi (2016) - Che si tratti di affrontare delle curve strabilianti o di esultare a pieni polmoni, un pilota non è nulla senza la sua fedele squadra ai box. Chiaramente, se combiniamo quella lealtà alla velocità e all’efficienza, non potremmo che ottenere delle vittorie incomparabili!
Parlando di vittorie, la Mercedes sembra voler portare avanti il suo dominio in F1 anche nel prossimo decennio, come testimoniano le quote dei siti di scommesse motori.
Con il resto del gruppo in lotta per un qualsiasi tipo di riconoscimento, anche una buona sosta ai box è vista come una vittoria più che morale e una pacca sulla spalla per il team.
Durante la stagione di F1 del 2016, la città di Baku, in Azerbaigian, ospitò per la prima volta un Gran Premio. Nessuna squadra conosceva bene il nuovo circuito e ciò si dimostrò essere un punto a favore della Williams. Sebbene non avesse più la tenacia di un tempo, dietro ai due giganti Ferrari e Mercedes, la Williams si portò a casa una buona stagione, terminando 13 gare su 14. In quelle 13 occasioni, la scuderia si posizionò per 12 volte in zona punti, salendo anche sul podio del Gran Premio precedente a quello tenutosi a Baku, ovvero in Canada.
Proprio in Azerbaigian, Felipe Massa riuscì a qualificarsi quinto e sebbene finì la gara in decima posizione, la sua squadra ai box fece un pit stop da record che durò solamente un secondo e 92 centesimi. Da allora, questa è rimasta la sosta ai box più rapida che la F1 abbia mai visto, ma le abilità ingegneristiche e il genio tattico stanno lavorando per accorciare la durata dei pit stop a un secondo e 70 centesimi, ovvero il nuovo obiettivo per le scuderie.
Nel video, 10 pit stop da record!
Orrore in Ungheria (2010) - Nel 2016, Nico Rosberg riuscì finalmente a battere il suo acerrimo rivale e costante favorito secondo le scommesse sportive, Lewis Hamilton, per riuscire poi a conquistare il titolo piloti. Ma non è stata facile, e anche l’essere stato in squadra con una leggenda come Michael Schumacher nella stagione del 2010 non ha evitato di farlo finire sulle bocche di tutti per il motivo sbagliato.
L’incidente di Vitantonio Liuzzi portò a diversi cambi gomma, tra i quali quello di Rosberg, la cui gomma posteriore destra non venne fissata in modo adeguato, causando non poco trambusto dietro le quinte: la ruota si allentò, uscì dalla sede e mandò un meccanico in ospedale.
Come se non fosse stato abbastanza, il pilota Renault, Robert Kubica, uscì dal box e venne scavalcato da Adrian Sutil con la Force India, causando il ritiro di entrambe le vetture di quest’ultima scuderia.
Per quanto riguarda Rosberg, il cambio ruote difettoso segnò il primo dei suoi due ritiri nella stagione del 2010. Prima del fattaccio accaduto in Ungheria, Rosberg conquistò il podio per tre volte, ma poi, incredibilmente, non riuscì più a salirci fino alla vittoria del Gran Premio della Cina del 2012.
Patatrac in Canada (2008) - In questo momento, nessun pilota è migliore di Lewis Hamilton: a metà del 2019 è stato già considerato il vincitore effettivo del campionato. Tuttavia, la corsa al successo dell'inglese, sebbene sia stata aiutata da una vettura superlativa, non è stata così semplice.
Nel 2008, Hamilton vinse il suo primo titolo piloti durante il suo secondo anno come pilota. Tuttavia, arrivò in cima solo per un punto, finendo quinto sul Circuito di Interlagos e creando confusione per gli scommettitori che avrebbero voluto davvero bisogno di un calcolatore di scommesse a quel punto. Ad oltre 10 anni di distanza, Hamilton sta ancora ringraziando i cieli; quel Gran Premio del Canada del 2008 sarebbe potuto andare ben diversamente...
La farsa in Canada cominciò quando Kimi Räikkönen e Robert Kubica si fermarono alla fine della pit lane poiché non sapevano chi dovesse passare per primo. Con una mossa ancora da pivellino, Hamilton non fece in tempo a vedere che il semaforo era rosso in modo da fermarsi ed evitare la collisione. L’incidente non fu così drammatico e pericoloso, ma fu abbastanza grave da causare un doppio ritiro e un decimo posto sulla griglia di partenza alla gara successiva come penalità per Hamilton. Segui le prossime gare dell'inglese anche con le scommesse live!
Data l’iniezione di gioventù che ha subito la F1 negli ultimi anni, probabilmente vedremo molti altri episodi del genere nei box. In ogni caso, nessuno è immune alle sciocchezze. Infatti, non è solo in F1 che le soste ai box possono causare scompiglio.
Un incidente di coppia durante la sosta (1991) - Oltre alle corse di F1, il 1991 dimostrò di essere un anno importante anche per le soste nelle gare di stock car. L’Atlanta Journal 500 del 1990 vide la morte del meccanico delle ruote posteriori Mike Rich, dopo che Ricky Rudd perse il controllo della vettura durante una sosta. In seguito a questo incidente, vennero implementate varie norme, tra cui i momenti in cui le gomme possono essere sostituite in condizioni normali di gara, ovvero quando sventola la bandiera verde.
Ma nel 1991 le pazzie non si fecero attendere durante il Toyota Grand Prix di Long Beach. Michael Andretti aveva terminato la sua sosta e fece per superare Emerson Fittipaldi che però non si accorse che l’altro pilota stava arrivando. Le gomme delle vetture si toccarono e l’auto di Andretti prese in volo in un attimo. Sebbene fu costretto a fare un’altra sosta a causa dei possibili danni riportati, Andretti non si infortunò, ma vennero comunque introdotti dei limiti di velocità.
Max lascia il segno (1996) - Tra la marea di eventi motoristici disponibili ogni anno, la 24 Ore di Daytona è la gara che distingue gli spostati dai folli. Si sa che, non diversamente dalla gomma di Rosberg montata male nel 2010, alla maggior parte dei piloti di endurance manca qualche rotella. Ma prima dell’introduzione di ulteriori normative, nessuno corrispondeva di più a questa descrizione di “Mad” Max Papis.
Il corridore italiano era pronto a vincere ad ogni costo, ma anche a morire, dato che le vittime di questo sport non mancano. Nel 1996, anno che vide la tragica scomparsa di Scott Brayton all’Indy 500, ciò fu più evidente che mai, con Papis che stava alle calcagna del pilota più veloce durante la gara di Daytona.
Approcciando il suo ultimo pit stop, Papis si recò al box a una velocità di 321 km/h. Fortunatamente, anche se “di fretta” riuscì a controllare l’auto, altrimenti avrebbe potuto ripetere un episodio simile a quello visto nel 1990 all’Atlanta Journal 500. Questa fuga però non servì a molto poiché Papis finì comunque secondo.
In seguito, vennero introdotti dei limiti di velocità sulla pit lane di questo evento per proteggere i meccanici da possibili incidenti causati da una feroce fame di vittorie.