Non ci si autodefinisce Special One per caso. Ma se nel 2004, ai tempi del suo primo approdo al Chelsea, Josè Mourinho poteva sembrare un pizzico presuntuoso nel creare quello che poi è diventato il suo celebre soprannome, i successivi decenni di calcio hanno confermato che sì, il tecnico portoghese qualcosa di speciale ce l’ha eccome.
E se a qualcuno non dovesse piacere il suo modo di allenare e di porsi, beh, c’è sempre il palmares che è incontrovertibile.
Anzi, come direbbe lui stesso, meglio lasciar parlare i…tituli: in carriera, José Mourinho ha vinto 26 trofei, suddivisi in 8 campionati nazionali, 8 coppe nazionali, 5 supercoppe nazionali e 5 competizioni europee.
Mourinho ha vinto anche da secondo
Certo, a guardare bene la carriera del lusitano, ci sarebbe anche qualcosa da aggiungere. Quando non era ancora allenatore, Mou ha cominciato a vincere già da secondo. Nel 1990 da vice di Joao Alves ha vinto la Coppa di Portogallo con l’Estrela Amadora, per poi aggiudicarsi due campionati portoghese e un’altra coppa nazionale da assistente di Bobby Robson al Porto.
Il tecnico inglese vuole il giovane Mourinho con sé anche al Barcellona nel 1996, in una stagione in cui i blaugrana portano a casa la Copa del Rey, la Supercoppa di Spagna e soprattutto la Coppa delle Coppe.
Anche dopo l’addio di Robson, il portoghese rimane al Camp Nou e diventa il vice di Louis Van Gaal e con l’olandese porta a casa due volte la Liga, un’altra Copa del Rey e la Supercoppa UEFA. Ma per il conteggio “ufficiale”, tutti questi trofei non contano, perché non ottenuti da primo allenatore. Nessun problema comunque, perché lo Special One ha subito cominciato a rifarsi una volta messosi in proprio…
Il primo triplete di Mou
Dopo le prime due esperienze, al Benfica e all’Uniao Leiria, Mourinho comincia a farsi un nome quando nel gennaio 2002 viene ingaggiato dal Porto in sostituzione di Octavio Machado. Dopo aver portato i Dragoes al terzo posto in campionato, il tecnico comincia a preparare la stagione 2002/03 convinto di poter vincere tutto.
E andrà esattamente così, con il Porto che centra un clamoroso triplete, portando a casa il campionato portoghese, la Coppa di Portogallo e la Coppa UEFA, battendo in finale il Celtic.
Come si fa a fare meglio? Forse si può… E infatti nella stagione 2003/04 Mourinho supera se stesso, perché in patria il Porto vince “solo” il campionato, perdendo la finale di coppa contro il Benfica, ma in compenso nella finale di Gelsenkirchen si aggiudica la Champions League strapazzando per 3-0 il Monaco.
Con Mou la Premier è subito del Chelsea
Il portoghese però non ha neanche il tempo di festeggiare, perché già prima del match il suo nome è legato al Chelsea di Roman Abramovich. E infatti nell’estate 2004 Mou vola a Londra per il primo dei suoi due periodi a Stamford Bridge. L’esperienza inglese inizia col botto, col Chelsea che si aggiudica la Premier League (la prima dopo 50 anni) e anche la League Cup.
La stagione 2005/06 inizia con la vittoria nella Supercoppa inglese e termina con il secondo titolo consecutivo per i Blues. In quella successiva il Chelsea lotta su tutti i fronti, ma si arrende al Manchester United in campionato e al Liverpool in Champions League, aggiudicandosi però la FA Cup (con Mou che completa tutti i trofei possibili in Inghilterra) e un’altra Coppa di Lega.
Nel settembre 2007, però, arriva la rescissione con gli inglesi.
Mourinho e la notte della leggenda
Nel giugno 2008 Mourinho viene annunciato come nuovo tecnico dell’Inter e alla prima partita vince subito un trofeo, la Supercoppa Italiana. La prima stagione termina con la vittoria dello scudetto 2008/09, il terzo titolo nazionale in tre campionati diversi.
Ma il capolavoro nerazzurro dello Special One è quello della stagione 2009/10, in cui l’Inter riesce nell’impresa di aggiudicarsi il Triplete, stavolta quello vero.
A inizio maggio 2010 arriva la Coppa Italia contro la Roma, poi a metà mese il secondo scudetto consecutivo e infine, il 22 maggio, la finale di Champions League vinta contro il Bayern Monaco a Madrid.
Anche stavolta però pochi festeggiamenti, perché Mou si è già promesso a Florentino Perez e al suo Real Madrid. Il primo titolo in Spagna è la Copa del Rey nell’aprile 2011 contro il Barcellona di Guardiola, ma è l’unico di quella stagione.
La seconda invece è quella dei 100 punti in campionato, con il Real che per vincere la Liga è costretto ad andare in tripla cifra. Si tratta del settimo campionato per Mourinho, che nella stagione successiva conquista anche la Supercoppa di Spagna, terzo e ultimo trofeo con i Blancos per il portoghese.
Il ritorno di Mou in Inghilterra
Nell’estate 2013 Mou torna al Chelsea, ma nella prima stagione rimane a secco. Il secondo anno, però, i Blues portano di nuovo a casa la Premier League e la Coppa di Lega, mentre un inizio complicato della stagione 2015/16 porta dritto al secondo addio al club londinese.
Dopo qualche mese di stop, il portoghese riparte dal Manchester United, che nella prima stagione con lo Special One in panchina fa incetta di trofei: Supercoppa, Coppa di Lega, ma soprattutto l’Europa League vinta nella finale contro l’Ajax.
Dopo questo tris, però, i Red Devils rimangono a secco nella stagione 2017/18 e a dicembre dello stesso anno arriva l’esonero. Tempo una decina di mesi e Mou si rimette in corsa, accettando la panchina del Tottenham.
Con gli Spurs in un anno e mezzo (novembre 2019-aprile 2021) il lusitano non riesce a vincere nulla, venendo esonerato qualche giorno prima della finale di League Cup, che gli Spurs poi senza di lui perdono.
Mou e il suo record europeo
L’ultima avventura in ordine di tempo dello Special One è quella alla guida della Roma, presa per le quote Serie A, dopo stagioni non eccezionali.
L’approdo nella Città Eterna è immediatamente vincente, con i giallorossi che nella stagione 2021/22 si impongono nella neonata Conference League, il primo trofeo europeo romanista dopo la Coppa delle Fiere del 1961, ma soprattutto quello che permette a Mou di essere l’unico tecnico in grado di vincere tutte e tre le competizioni continentali attive.
La stagione successiva regala alla Roma il sogno Europa League, ma stavolta il portoghese deve affrontare la prima finale persa della sua carriera, quella contro il Siviglia ai calci di rigore. Ma l’ennesima cavalcata europea del lusitano dimostra una cosa: i trofei al momento sono 26, ma lo Special One non ha alcuna intenzione di smettere di contare!