Di alcuni giocatori già durante la carriera si dice che sono dei veri e propri allenatori in campo. Ed è decisamente la descrizione perfetta di Fabio Capello, visto che già ai tempi in cui era ancora un calciatore in attività mostrava doti di leadership incredibili e un’intelligenza tattica che poi avrebbe messo a frutto in panchina.
Fabio Capello campione anche da calciatore
Nato a Pieris, in Friuli-Venezia Giulia, nel 1946, Capello viene aggregato a 15 anni alle giovanili della SPAL e proprio a Ferrara fa il suo esordio tra i professionisti. Il giovane regista viene notato dalla Roma, che lo acquista nel 1967, per poi cederlo alla Juventus nel 1970. In bianconero rimane 6 anni, per poi chiudere la carriera da calciatore al Milan.
Per lui il palmares in campo è molto importante, con 4 campionati italiani (tre con la Juventus e quello della stella con il Milan) e due Coppe Italia, una con la Roma e una in rossonero. In più ci sono 32 presenze e 8 reti con la nazionale, compresa quella celeberrima che permette agli Azzurri di battere l’Inghilterra a Wembley nel 1973.
Capello dirigente sportivo
Eppure il destino di Capello è di fare ancora meglio da allenatore. Il friulano comincia presto, subito dopo il ritiro, prendendosi carico delle giovanili del Milan. Proprio i rossoneri lo nominano tecnico ad interim, in sostituzione di Nils Liedholm, nella stagione 1986/87, chiusa con la vittoria dello spareggio per l’accesso alla Coppa UEFA contro la Sampdoria.
Con l’approdo a Milanello di Arrigo Sacchi, Capello viene spostato in ruoli dirigenziali, diventando uno degli elementi fondamentali della polisportiva Mediolanum e occupandosi in questo ruolo di rugby, hockey su ghiaccio e pallavolo. Nel 1991, quando Sacchi lascia il Milan per la nazionale, è a lui che si affida Silvio Berlusconi per continuare il ciclo vincente del club.
Le perplessità su Capello sono molte: ha diretto una prima squadra per pochissimo tempo e soprattutto viene considerato un esecutore della volontà del Cavaliere, stanco di scontrarsi con una personalità forte come quella di Sacchi. Ma il friulano riesce a sfatarle immediatamente tutte.
Capello costruisce il Milan degli Invincibili
Se quello precedente era il Milan degli Immortali, quello di Capello diventa il Milan degli Invincibili. Sotto la sua guida la squadra diventa forse meno spettacolare, ma assai più concreta e grazie ai grandi nomi della rosa e al massiccio utilizzo del turnover il Diavolo apre un ciclo.
Arrivano tre scudetti consecutivi (1991-92, 1992-93 e 1993-94), il primo dei quali con il Milan imbattuto, con i rossoneri che stabiliscono anche il primato di partite di Serie A senza sconfitte, ben 58.
Nella stagione 1992-93 la squadra vince anche la Supercoppa Italiana, ma perde la finale di Champions League contro il Marsiglia. Poco male, perché si rifà l’anno dopo, centrando il terzo titolo, la seconda Supercoppa e la vittoria in Europa nella finale di Atene, da sfavoriti per le scommesse calcio, contro il Barcellona di Johan Cruijff, schiantato per 4-0.
Nella stagione 1994-95 i rossoneri arrivano “solo” quarti, vincono la Supercoppa Italiana e quella Europea, ma sono di nuovo sconfitti in finale di Champions, stavolta dall’Ajax. La prima esperienza rossonera di Capello si chiude con il quarto scudetto, quello 1995/96.
A Madrid nasce la leggenda di Don Fabio Capello
Quell’estate lo chiama il Real Madrid, con Lorenzo Sanz che mette a disposizione del friulano una squadra fortissima. E infatti i Blancos vincono lo scudetto, ma il gioco di Capello non viene apprezzato da tutto il Santiago Bernabeu e dal presidente, portando a una rottura annunciata già in primavera.
Dunque nel 1997 il friulano torna al Milan, non riuscendo però a ottenere risultati e venendo esonerato a fine stagione. Il suo palmares in rossonero termina dunque con 4 scudetti, tre Supercoppe Italiane, una Champions League e una Supercoppa UEFA.
Gli altri scudetti di Capello tra Roma e Juve
Dopo un anno sabbatico, in cui si riscopre ottimo commentatore in TV (ruolo già ricoperto negli anni Ottanta), Capello accetta l’offerta della Roma di Franco Sensi. La prima stagione in giallorosso è di transizione, con un sesto posto, ma complice la campagna acquisti seguita allo scudetto della Lazio, la Roma diventa una corazzata e con il friulano in panchina vince il suo terzo campionato nella stagione 2001/02.
In quella successiva i capitolini vincono la Supercoppa e arrivano secondi, risultato ripetuto poi nell’annata 2003/04, l’ultima a Trigoria.
Quell’estate infatti Capello lascia Roma per accasarsi alla Juventus. Le accuse di “tradimento” non lo toccano e in bianconero il tecnico di Pieris mostra subito la sua mano, vincendo due campionati.
Quei titoli però saranno revocati allo scoppio della vicenda Calciopoli e Capello non segue la Signora in Serie B, anche perché ha ricevuto una chiamata difficile da rifiutare.
Don Fabio e i Galacticos
Nell’estate 2006 a Madrid il nuovo presidente è Ramon Calderon, successore di Florentino Perez, che chiede al friulano di allenare i Galacticos. In una scena decisamente già vista, il Real di Capello vince il titolo con una rimonta clamorosa sul Barcellona, con le due squadre che arrivano a pari punti a quota 76, per un duello davvero emozionante anche per le scommesse live, ma con i Blancos avanti negli scontri diretti.
Eppure anche stavolta, nonostante i risultati decisamente a favore, il rapporto si chiude dopo una stagione.
Capello CT inglese
Dunque, nel 2007 l’allenatore è libero di provare una nuova esperienza, quella da Commissario Tecnico. La Football Association gli affida la panchina dell’Inghilterra, reduce dalla mancata qualificazione agli Europei.
Capello porta i Tre Leoni a staccare il pass per i Mondiali in Sudafrica, dove però la corsa degli inglesi termina agli ottavi di finale, complice una contestatissima sconfitta contro la Germania (con il celebre gol da fuori di Lampard, non assegnato da parte dell’arbitro).
Il CT viene comunque confermato e porta l’Inghilterra a Euro 2012 con un girone di qualificazione senza sconfitte, ma si dimette qualche mese prima (febbraio) dopo essere entrato in conflitto con la FA per la decisione della federazione di togliere la fascia di capitano a John Terry, protagonista di un episodio di razzismo.
Pochi mesi dopo, Capello diventa CT di un’altra nazionale, quella russa, che porta alla qualificazione ai Mondiali 2014, dove però la Russia si ferma al primo turno. Nel 2015 arriva la risoluzione consensuale del contratto.
Capello ha vinto 13 titoli da allenatore
L’ultima esperienza del friulano in panchina è in Cina, con un anno alla guida del Jiangsu Suning, terminato con la rescissione nella primavera del 2018 e l’addio al calcio annunciato subito dopo.
Dunque, la carriera da allenatore di Capello termina con 15 trofei in bacheca: 7 titoli di campione d’Italia (due dei quali revocati), quattro Supercoppe italiane, due campionati spagnoli, una Supercoppa UEFA e una Champions League.
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