Nel calendario del circuito del tennis esistono da sempre diverse competizioni a squadre ma, nonostante la netta approvazione da parte degli appassionati, qual è il risultato del confronto con i più famosi tornei del Grande Slam? Ovviamente la risposta dipenda dall’interlocutore, in quanto la definizione di successo non è uguale per tutti, ma la sensazione generale, anche se non universalmente condivisa, è che un torneo di tennis a squadre possa essere un fiasco.
Il fascino delle squadre di tennis
Non tutti gli eventi a squadre, però, sono delle battaglie perse in partenza e anzi in molti casi infiammano gli animi degli spettatori. La Coppa Davis, per esempio, ospita un pubblico estremamente vocale che prende d’assalto gli spalti per sostenere il proprio Paese. Se volessimo fare un paragone con un altro sport, la Ryder Cup del golf sarebbe l’equivalente più simile.
Sembra che i tornei a squadre di sport che per la maggior parte della stagione vedono affrontarsi i singoli atleti in un ambiente estremamente competitivo abbiano qualcosa di speciale, che manda in visibilio i partecipanti tanto quanto il pubblico. La consueta etichetta sugli spalti viene accantonata e, invece di un pubblico educato e a modo, i giocatori si ritrovano sotto lo scrutinio di una calca faziosa e senza pietà, inneggiante al massacro. La Coppa Davis e, in parte, la Fed Cup non sono da meno: le partite casalinghe delle squadre minori sono poi un mondo a parte in quanto a passione in campo e risultati scioccanti.
Come è successo più volte, il pubblico desideroso di un testa a testa all’ultimo sangue infiamma l’evento e contagia anche i giocatori in campo, per risultati positivi e negativi inaspettati. In questo senso, il tennis di squadra gioca un ruolo vitale all’interno della stagione. Alla finale della Coppa Davis, da disputarsi a fine novembre, si può star certi che la Francia venderà cara la pelle in un’atmosfera rovente per difendere il titolo vinto nel 2017. Favoriti alla vittoria a quota 1.80, sembra che avranno la meglio sulla Croazia senza troppi problemi.
Il tentativo di rivitalizzare gli eventi a squadre
Nonostante la presenza di un pubblico infervorato, negli ultimi anni il tennis a squadre ha sperimentato una parabola discendente e i piani alti hanno iniziato a parlare di cambiamenti. Ad agosto 2018 è stato annunciato che la Coppa Davis subirà alcuni cambiamenti che, detta in parola povere, la renderanno praticamente irriconoscibile. Questi si sono resi necessari in quanto molti erano dell’opinione che il torneo portasse via troppo tempo dal calendario sportivo e i campioni del circuito individuale non potessero partecipare facilmente. La notizia ha diviso i giocatori: Roger Federer si è detto deluso, mentre Djokovic ha espresso la propria soddisfazione.
Il nuovo sistema eliminerà le partite in casa e quelle in trasferta, preferendo una location neutrale, e invece di occupare ben quattro settimane la finale si svolgerà durante un solo weekend lungo, senza il bisogno di dover viaggiare.
Normalmente, verso la fine della stagione, c’è una sola cosa ad occupare i pensieri dei migliori giocatori del mondo: l’Australian Open di gennaio. Per un giocatore come Djokovic, dato a quota 2.60 alla vittoria in quel di Melbourne dalle scommesse sul tennis, questo torneo rappresenta la possibilità di iniziare la stagione con il piede giusto e di fissare lo standard per il resto della competizione. I cambiamenti potrebbero garantire ai giocatori principali la possibilità di affrontare i due eventi, Coppa Davis e Australian Open, dedicandogli l’attenzione dovuta.
È ovvio che i membri dell’ITF erano dell’opinione che ci fosse bisogno di un cambiamento per salvare la tanto amata Coppa Davis e renderla più interessante per il pubblico. Nel tentativo di salvarla, però, potrebbero aver estirpato l’anima stessa della competizione, ormai giunta alla veneranda età di 118 anni. In realtà, però, era impossibile trovare una soluzione che mettesse tutti d’accordo: se le cose fossero rimaste così, i migliori giocatori non avrebbero preso parte la torneo; cambiando il formato e rimuovendo le partite casalinghe ed in trasferta, l’ITF ha distrutto la caratteristica unica di un torneo con più di cent’anni di storia.
Ad ogni modo, gli sforzi per aumentare l’interesse per il tennis di squadra sono innegabile e sembra anzi che ci sarà presto un altro evento in calendario: la rinnovata Coppa del Mondo a squadre. L’evento prenderà il via nel 2020 con 24 squadre partecipanti, ma non vi è alcuna garanzia che i migliori giocatori del circuito vi prenderanno parte, in quanto le settimane di risposo stagionali a loro disposizione si ridurrebbero così a cinque.
Sembra quasi che gli eventi a squadre vengano infilati nei ritagli di calendario come se la loro presenza fosse obbligata.
La differenza principale
Chiedendo a qualcuno se Federer abbia mai vinto una Coppa Davis, la risposta sarebbe probabilmente uno sguardo vacuo, mentre se la domanda fosse se il campione svizzero abbia vinto a Wimbledon, anche il più disinformato tra i tifosi di sport saprebbe immediatamente la risposta. La fama degli eventi a squadre è estremamente inferiore rispetto a quella dei tornei del Grande Slam, semplicemente perché vincere la Coppa Davis o la Fed Cup non è così prestigioso come trionfare sulla terra rossa dei Roland Garros o sul cemento degli US Open. Le carriere dei campioni si misurano in titoli dello Slam vinti, non in vittorie agli eventi di squadra.
Prendiamo la rivalità tra Federer e Nadal: il dibattito tra chi sia il migliore dei due infuria ancora senza sosta. Le ragioni di una parte e dell’altra si basano solo ed esclusivamente sul numero di slam vinti ed è per questo che Federer esce vincitore da questo duello pluridecennale. È impossibile però negare la superiorità di Nadal sulla terra: dato a quota 2.00 per la vittoria dei Roland Garros 2019, sembra che l’eterno rivale possa tentare di avvicinarsi al record di 20 titoli dello Slam detenuto dallo svizzero.
Sono queste rivalità a catturare l’immaginazione del pubblico e a determinare il successo del circuito individuale invece che quello degli eventi a squadre.
Allo stesso modo, anche la copertura mediatica dà molto più spazio ai tornei del Grande Slam, dove vanno in scena gli scontri che gli sponsor possono sfruttare per ottenere visibilità. La differenza principale tra il successo di un evento a squadre e uno individuale è però da ricercarsi negli inizi della carriera di un tennista.
Crescere per diventare una delle stelle del tennis, destinata ad imprese titaniche, può essere un’esperienza estremamente solitaria, soprattutto mentre si sacrifica molto nel viaggio verso la vetta. I migliori tennisti del circuito sono abituati fin da piccoli a battere l’avversario dall’altra parte della rete per fare un passo avanti in carriera e migliorare le proprie prospettive personali. Tralasciando l’aiuto di un buon allenatore e della propria famiglia, è il tennista a creare il proprio successo: Federer e Djokovic, per esempio, non hanno mai avuto nessuna squadra su cui poter contare durante il proprio percorso agonistico.
Ecco forse perché il concetto di eventi di squadra risulta così alieno ai campioni del tennis, ed ecco spiegata l’assenza di grandi nomi dalle squadre nazionali partecipanti. Alla fin dei conti, un giocatore deve fare ciò che è giusto per la propria carriera: vincere un Grande Slam è già abbastanza difficile, specialmente se si è tanto sfortunati da trovare sul proprio cammino Federer, Nadal e Djokovic. Con questa consapevolezza, i giocatori dedicano molto del proprio tempo alla preparazione dei tornei individuali.
Proprio per questo motivo gli eventi a squadra, per quanto appassionatamente seguiti siano, non potranno mai raggiungere il livello del Grande Slam. Tifosi, commentatori e i media vogliono vedere i giocatori esibirsi al massimo delle proprie capacità e nel mondo del tennis questo può avvenire solo ed esclusivamente durante un torneo del Grande Slam.