Ci sono dei gesti tecnici nel calcio che hanno un fascino innegabile. Per il portiere forse è l’uscita bassa, per l’attaccante il tiro al volo, mentre il simbolo vero e proprio dei difensori, ma anche di tutti quelli che danno una mano alla retroguardia, è la scivolata.
Un gesto tecnico che all’apparenza può sembrare semplice, ma che in realtà richiede una serie di qualità che non tutti posseggono. Anzi, quando un calciatore interviene in scivolata senza avere tempismo e capacità di misura dello spazio, il patatrac è dietro l’angolo, come possono confermare i tanti sciagurati calci di rigore causati da attaccanti che si improvvisano difensori e sbagliano il tempo o…il bersaglio dell’intervento.
La Hall of Fame delle scivolate
Il tackle scivolato
Meglio chiarire subito un aspetto: intervenire in scivolata non significa per forza di cose fare fallo, anche perché non è detto che una scivolata presupponga la vicinanza di un avversario.
Quando si interviene in scivolata su un avversario in possesso del pallone si dovrebbe parlare più propriamente di tackle scivolato, ma ci sono tante altre cose che si possono fare in scivolata: spazzare un pallone pericoloso, evitare un gol fatto o persino fare un assist a un compagno.
Innegabile però che il fascino della scivolata sia soprattutto in quegli interventi con cui difensori (e a volte centrocampisti e persino attaccanti) strappano con forza il pallone dai piedi degli avversari scivolando a tutta velocità sul terreno di gioco.
Maldini scivolata
E va detto che l’Italia ha avuto dei veri e propri maestri della scivolata, che nel corso dei decenni hanno rafforzato la leggenda del gioco all’italiana e dei suoi invincibili difensori. Impossibile per esempio non pensare a Paolo Maldini, talmente iconico con le sue scivolate da farne una persino nel celebre spot della Nike in cui i calciatori affrontano su un terreno di gioco quasi infernale un’orda di demoni.
E quando c’è da far capire che gli umani non scherzano, è proprio il difensore milanista a strappare il pallone dai piedi ai demoni e a far partire la riscossa della sua squadra. Esagerazione?
Mica tanto. Nel corso dei decenni, nessuno si è salvato per le scommesse Italia dalle scivolate di Paolino: Maradona, Ronaldo, Ibrahimovic, non importava la classe né la prestanza fisica, se Maldini agganciava l’obiettivo (ovvero sempre il pallone e mai la gamba), non ce n’era per nessuno…
L'estirada del Pallone d'Oro
E anche nel caso qualcuno avesse bypassato Maldini, la nazionale italiana avrebbe comunque offerto qualche altro maestro della scivolata a chiudere, magari proprio alla stessa maniera, qualsiasi attacco.
Del resto, anche le carriere straordinarie di Fabio Cannavaro e di Alessandro Nesta si sono basate in parte sulla capacità di eseguire scivolate al limite della perfezione. Più fisico il partenopeo, più elegante il romano, ma il risultato era quasi sempre lo stesso: tackle calcolato al millimetro, in anticipo per Nesta e sul controllo per Cannavaro, e…pallone recuperato.
Tra le specialità dell’ex Lazio e Milan, inoltre, c’era l’avversario chiuso sull’esterno e affrontato sul controllo, spesso in equilibrio precario. Più facile invece vedere il Pallone d’Oro 2006 esibirsi in una estirada, ovvero quel gesto tecnico per cui si colpisce il pallone al volo in scivolata, per chiudere una linea di passaggio o bloccare un filtrante per l’attaccante avversario.
Girare alla larga da De Rossi
Poi c’è chi con le scivolate ha avuto un rapporto quasi simbiotico, al punto da…tatuarsene una. Daniele De Rossi è riconosciuto universalmente anche per i suoi tackle e per il suo tatuaggio dietro a un polpaccio: un segnale sul modello di quelli stradali che consiglia di fare attenzione…alle scivolate.
E in effetti l’ex capitano della Roma ha spesso messo in pratica in campo quello che praticamente era un vero e proprio biglietto da visita. Circolare dalle parti di DDR con il pallone ai piedi non era esattamente una buona idea. A meno di non volersi vedere arrivare addosso un colosso di oltre 180 cm di agonismo puro, a tutta velocità scivolando sul terreno di gioco…
La Hall of Fame delle scivolate
Non che le altre nazioni però non abbiano offerto qualche membro alla…Hall of Fame delle scivolate.
Entrambi i difensori centrali della Spagna campione di tutto, Sergio Ramos e Carles Puyol, hanno fatto della scivolata una delle loro armi migliori. E anche alcuni grandi centrocampisti come Patrick Viera (con le sue lunghe leve) o Claude Makelele erano pressoché letali quando scivolavano a tutta velocità verso il pallone.
Impossibile, infine, non citare due membri onorari del gruppo. Il primo è Javier Mascherano, che negli ultimi minuti dei tempi regolamentari della semifinale dei mondiali 2014 in uno degli Under più bassi nelle quote calcio riesce addirittura…a scorticarsi, pur di impedire ad Arjen Robben di segnare quello che sarebbe stato il gol vittoria per i Paesi Bassi.
La scivolata del Jefecito è pazzesca per tempismo e lunghezza, ma anche per il dolore provato dall’argentino.
E poi c’è la scivolata di Ole Gunnar Solskjaer contro il Newcastle nel 1998.
Il norvegese ferma un contropiede avversario gettandosi in scivolata da parecchi metri indietro con un solo obiettivo, fare fallo su Rob Lee lanciato a rete. “L’assassino con la faccia da bambino” fa il suo dovere e neanche guarda l’arbitro mentre gli mostra un prevedibile cartellino rosso. Perchè sarà anche vero che entrare in scivolata non significa per forza fare fallo, ma in questo caso…decisamente sì.
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