Cosa rende una squadra vincente? I calciatori? L’allenatore? Oppure anche chi lavora dietro le quinte è in grado di imprimere una svolta decisiva a un campionato o addirittura a creare un ciclo vincente? Dovendo scegliere il grande protagonista del calcio italiano degli ultimi dieci anni, è difficile trovare un nome che metta d’accordo tutti.
Il ciclo della Juventus è merito di Antonio Conte o di Max Allegri? In campo è contato di più Pogba, Dybala o Cristiano Ronaldo, tanto per citare i tre uomini simbolo dei diversi periodi della Signora? Il ritorno alla vittoria dell’Inter è dovuto all’arrivo del tecnico leccese o ci sono voluti gli acquisti di Lukaku e Hakimi per abbattere il dominio bianconero?
La risposta è che c’è un qualcosa che accomuna tutto (o quasi) quanto avvenuto negli ultimi anni di Serie A. Anzi, un nome, quello di Giuseppe Marotta.
L'inizio della carriera di Marotta
Il Re Mida del calcio italiano
Il compenso di Marotta all'Inter
I successi con Juve ed Inter
L’attuale Amministratore Delegato per l’Area Sportiva dell’Inter è infatti la figura chiave del processo di ricostruzione bianconera dopo gli anni di Calciopoli e della gestione Cobolli Gigli-Blanc, trasformandosi nel vero e proprio braccio destro (assieme a Pavel Nedved) di Andrea Agnelli. Marotta è arrivato a Torino nel 2010 e ha fatto una vera e propria rivoluzione.
Dopo aver posto le basi per il ritorno alla vittoria della Signora (lo scudetto di Conte nella stagione 2011/12), Marotta e la sua squadra (che alla Juventus comprendeva anche l’altro ex Paratici) hanno continuato a rinforzare la squadra fino ad arrivare al record di scudetti consecutivi.
E anche quando nel 2018 se n’è andato dalla Continassa, la rosa da lui costruita, per quanto migliorata con gli arrivi di campioni come Cristiano Ronaldo e De Ligt, è stata la base su cui nell’ultimo anno della prima era Allegri e in quello di Sarri la Juventus ha continuato, seppur con qualche difficoltà, a vincere.
Nel frattempo però Marotta si è accasato all’Inter e ha fatto…la stessa cosa, cercando di ricostruire una squadra che dopo il Triplete dei tempi di Mourinho e la Coppa Italia vinta con Leonardo in panchina aveva parecchio bisogno di tornare a sollevare almeno un trofeo.
E come avvenuto a Torino, anche a Milano non è che ci sia voluto moltissimo per riportare il club sui binari che più piacciono al dirigente e diventare nuovamente favoriti per le scommesse. Anche in questo caso c’è voluto Antonio Conte, oltre agli acquisti di Lukaku (ma non solo), per porre fine ai nove anni di trionfi juventini e, sperano i tifosi nerazzurri, per aprire un altro ciclo.
E forse non è neanche un caso che senza Marotta alla Continassa la situazione societaria sia molto meno fluida, come hanno dimostrato il primo addio di Allegri, l’esonero di Sarri e la scelta di Pirlo.
L'inizio della carriera di Marotta
Non che la carriera di Marotta, classe 1957, sia cominciata alla Juventus, anzi. A soli 19 anni è responsabile del settore delle giovanili della squadra della sua città, il Varese, di cui successivamente diventa direttore sportivo. Le esperienza successive sono a Monza, Como e Ravenna, dove si mette in mostra per alcuni acquisti parecchio lungimiranti.
Su di lui mette gli occhi il Venezia, dove passa cinque anni, prima di trasferirsi all’Atalanta come direttore generale. Poi arrivano gli otto anni alla Sampdoria, presa in Serie B e totalmente ristrutturata dal punto di vista societario e sportivo.
La stagione in cui la Samp arriva quarta, centrando, a sorpresa per le online scommesse calcio i preliminari di Champions League, è quella che gli vale l’offerta della Juventus. E anche qui, senza il suo tocco magico, i doriani nella stagione successiva non solo non riescono a qualificarsi per la fase finale della Champions, ma addirittura retrocedono.
Il Re Mida del calcio italiano
Insomma, Marotta può tranquillamente essere considerato il Re Mida del calcio italiano, considerando che il suo arrivo in un club è quasi sempre stato sinonimo se non di vittorie perlomeno di risultati molto importanti.
Il compenso di Marotta all'Inter
Ma questo non significa che la cosa finisca qui, perchè a margine sono certamente compresi anche bonus molto corposi, sia di stagione in stagione che a lungo termine.
E visto che tutto quello che tocca diventa oro, normale che sia d’oro anche…il suo stipendio. Quello dell’Amministratore Delegato per l’Area Sportiva dell’Inter non è uno degli stipendi dei dirigenti del calcio italiano che sono stati resi noti, ma si suppone che il suo contratto parli di un compenso fisso di 1,5 milioni di euro a stagione.
I bonus di Marotta alla Juve
Già la vittoria del campionato 2021 dovrebbe aver portato qualcosa in più nelle tasche del dirigente lombardo, che però per quanto riguarda i bonus si è decisamente abituato bene negli anni alla Juventus.
Basta pensare all’accordo che Marotta aveva da direttore generale bianconero. Nell’ultima stagione a Torino, quella 2017/18, sono entrati nelle sue casse oltre 5,5 milioni di euro. Una parte, 1,5 milioni, è il compenso fisso, mentre il resto arriva dai premi ricevuti per la vittoria del campionato precedente e per i risultati della squadra, che nel 2016/17 ha raggiunto la finale di Champions League, per un totale di circa 2 milioni.
A cui ne vanno aggiunti anche altri 3,5 milioni, che derivano dai piani a lungo termine della società bianconera per il triennio 2015/2018, per un totale di 5,5 milioni. Che certamente non arrivano tutti anni, ma sono assolutamente nelle possibilità di Marotta, soprattutto se l’Inter dovesse davvero cominciare un ciclo.
Non per nulla, subito dopo la vittoria contro la Juventus nella finale di Supercoppa Italiana, sono cominciate le trattative per il rinnovo di contratto del dirigente. All’AD l’Inter ha offerto un accordo fino al 2025, due anni in più rispetto a quello attualmente in vigore.
Assieme a Marotta sono stati rinnovati anche i contratti del DS Piero Ausilio e del suo vice Dario Baccin, perchè evidentemente squadra che vince non si cambia. E visto che il club nerazzurro, pur dovendo cedere alcuni pezzi forti per venire incontro alle necessità della proprietà di rientrare dei soldi investiti, si sta comunque dimostrando competitivo, la scelta dei campioni d’Italia in carica.
Del resto, come dimostrano anche gli anni alla Juventus, cambiano i calciatori e gli allenatori, ma il minimo comune denominatore è Beppe Marotta. E a lui sì che un club non può certo rinunciare a cuor leggero…
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