Quando si parla della Victoria Libertas Pallacanestro di Pesaro si evoca una grande storia di basket italiano, una società che è stata in grado di salire ai massimi vertici dello sport tricolore e di dire la sua anche a livello internazionale.
Ed è stato talmente tanto l’impatto della squadra marchigiana che molti ancora la chiamano Scavolini Pesaro, il nome che ha avuto per quasi quarant’anni, soprattutto nel periodo di maggior successo della sua storia.
La storia della Victoria Pesaro
Una storia che comincia nel 1946 con la nascita della Victoria Pesaro, che poi nel 1965 si fonderà con l’altra squadra cittadina, la Libertas, per dare così vita alla Victoria Libertas.
Negli anni Cinquanta la squadra si trasferisce nel suo primo impianto, il palazzetto di Viale dei Partigiani, meglio conosciuto come l’Hangar, che è stato uno dei terreni di gioco più ostici per le squadre avversarie di tutto il basket italiano ed europeo, vista la passione del pubblico pesarese.
L'era Scavolini nel basket
La storia della Victoria Libertas cambia a metà degli anni Settanta, quando, dopo la retrocessione in Serie A2, la famiglia Scavolini decide di sponsorizzare la squadra, facendo nascere un connubio ininterrotto che durerà fino al 2013.
L’enorme passione della città convince l’azienda pesarese che la città merita una squadra in grado di lottare per grandi traguardi, invece che di provare faticosamente a salvarsi come aveva fatto fino a quel momento.
Pian piano viene quindi allestito un roster che nel corso degli anni porterà la Scavolini a ritagliarsi uno spazio sempre più importante nella pallacanestro tricolore.
Tutto comincia nel 1980, quando Pesaro punta su un giovane pugliese appena arrivato dalla Fortitudo Bologna. Walter Magnifico diventa il simbolo della Scavolini, con cui gioca per 16 anni e di cui poi è anche stato dirigente. Dopo di lui approdano all’Hangar “Mister Miliardo” Domenico Zampolini (il primo giocatore a costare una cifra a nove zeri), Ario Costa, Andrea Gracis, e Renzo Vecchiato.
Accanto a questo nucleo storico di italiani si alternano giocatori stranieri che scrivono pagine importanti della storia della società.
Il primo è l’italo-americano Mike Sylvester, ma quello che cambia le carte in tavola è lo jugoslavo Dragan Kićanović, che nelle sue due stagioni a Pesaro contribuisce alla prima storica finale scudetto della società nella stagione 1981/82, persa contro l’Olimpia Milano e alla conquista della Coppa delle Coppe in quella successiva, battendo in finale i francesi de Lyon-Villeurbanne.
Gli anni successivi sono altalenanti, con stagioni dimenticabili e altre vittorie (come la Coppa Italia 1984/85, conquistata contro Varese.
Gli ultimi cinque anni del decennio (che cominciano con l’acquisizione della società da parte della famiglia Scavolini) sono quelli del periodo d’oro della squadra, che scalda i motori giocando altre due finali consecutive di Coppa delle Coppe, prima arrendendosi al Barcellona e poi al Cibona Zagabria di Drazen Petrovic.
Gli storici scudetti della Scavolini Pesaro
Nella stagione 1987/88 in panchina c’è Valerio Bianchini, ma a rivoluzionare la squadra arriva un duo a stelle e strisce, quello composto da Darwin Cook e Darren Daye, che arrivano entrambi dall’NBA a stagione iniziata, giusto il tempo di giocare i play-off e di trascinare la Scavolini al suo primo scudetto, battendo in finale la “bestia nera” Milano.
La stagione successiva Pesaro vince la regular season, ma viene eliminata a tavolino in semifinale play-off dopo che una monetina arrivata dagli spalti colpisce Dino Meneghin.
Per tornare a trionfare la Scavolini deve aspettare la stagione 1989/90, in cui Cook torna all’Hangar a fare coppia con Daye e la squadra vince la regular season e si impone in finale contro Varese, arrivando all’ultimo atto anche in Coppa Korac, arrendendosi però agli spagnoli del Badalona.
Si tratta del canto del cigno di una squadra leggendaria, che la Scavolini non riesce a rinnovare. Dopo un’altra coppa Italia nel 1992 e due finali tricolori, perse contro la Benetton Treviso e la Virtus Bologna nel 1992 e nel 1994, arrivano momenti complicati.
La retrocessione ed il fallimento
Prima c’è l’abbandono dell’Hangar nel 1996 per trasferirsi alla nuova Vitifrigo Arena, poi nel 1998 la Scavolini retrocede in Serie A2.
Nonostante un ritorno quasi immediato tra i grandi e altre stagioni importanti all’inizio del nuovo millennio, nel 2005 la squadra è costretta a dichiarare fallimento e a ripartire dalla Serie B d’Eccellenza.
Anche grazie al contributo di vecchie stelle come Carlton Myers, la Victoria Libertas ha ottenuto subito le promozioni necessarie per riprendersi il suo posto in Serie A, ma nel 2013, complice l’addio del marchio Scavolini sulle maglie dopo 38 anni, la società si ridimensiona, anche per le difficoltà a ottenere l’iscrizione in A, salvata grazie all’intervento di un consorzio locale.
L’ultimo decennio ha visto Pesaro terminare i campionati quasi sempre fuori dalla zona play-off, un trend terminato con le ultime due stagioni.
Il monte ingaggi della Carpegna 2023/2024
L’annata 2023/24 della VL, ora chiamata Carpegna Prosciutto per motivi di sponsorizzazione, vede in panchina l'arrivo a gennaio di Meo Sacchetti al posto di Maurizio Buscaglia, che negli anni precedenti era stato anche l’artefice del miracolo Trento.
La squadra è composta da Ray McCallum, Scott Bamforth, Trevon Bluiett, Riccardo Visconti, Quincy Ford, Octavio Marettom Matteo Tambone, Umberto Stazzonelli, Valerio Mazzola, Brehima Elhadji Fainke, Leonardo Totè ed Egidijus Mockevicius. McCallum è stato l’acquisto top di questa sessione di mercato.
Con esperienze in NBA con i Sacramento Kings, tornati nella primavera 2023 non a sorpresa per le le scommesse basket ai playoff dopo 17 anni di assenza, i San Antonio Spurs e i Memphis Grizzlies, ma anche con stagioni in Spagna, Turchia, Cina, Israele, Germania, Francia e Polonia, il playmaker classe 1991 ha un bagaglio importante.
Difficile che il suo stipendio sia all’altezza di quello ai tempi della lega nordamericana, dove ha percepito sempre il minimo salariale da un milione a stagione, ma comunque è lui il colpo pesarese dell’estate.
I giocatori di basket più pagati a Pesaro
C’è poi stato anche il ritorno in Italia di Bamforth, precedentemente a Sassari, passato anche da Le Mans, dove era uno dei più pagati del club francese con un contratto da circa 200mila euro.
Altro giocatore transitato sempre a Le Mans, ma di ritorno a Pesaro, è Egidijus Mockevicius, già sotto contratto con i marchigiani nella stagione 2018/19: il quintetto francese, tra l'altro, viaggia sempre nella parte sinistra della classifica nel campionato Pro A, con gli exploit, anche per le scommesse sportive, dei due terzi posti al termine della stagione regolare, nel 2016 e nel 2018.
Per il centro lituano c’è stata anche una breve esperienza con i Brooklyn Nets, che lo hanno rilasciato dopo poco tempo, ma a fronte di una garanzia da 100mila dollari, più o meno quello che percepisce ora alla Victoria Libertas.
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 24 novembre 2023.