Quello dello stemma è un problema per molte squadre, che ci mettono parecchio prima di trovare un simbolo che soddisfi tutti, per stile, appartenenza e significato. Ma la cosa diventa molto più semplice se tra i propri fondatori si ha un artista di livello nazionale. Nel caso dell’Inter il nome da segnare è quello di Giorgio Muggiani, che nella vita fa il pittore e il disegnatore e che per giunta è un futurista.
Il Biscione per la grande Inter
Il restyling di fine anni Settanta
Non sorprende dunque che nel 1908 per il neonato Foot-ball Club Internazionale Milano venga creato uno stemma talmente moderno da essere andato in pensione (e neanche del tutto) più di cento anni dopo. Il concetto è semplice: le lettere F C I M sono intrecciate tra loro su uno sfondo dorato, circondato da due centri concentrici, uno nero e uno azzurro. Una dichiarazione di principi e colori che è destinata a fare storia.
L'Ambrosiana
Il tutto almeno fino al 1928, perché al regime fascista c’è qualcosa che non quadra. Intanto il nome, Internazionale, un aggettivo, certo, ma anche un riferimento alle organizzazioni socialiste che non può certo fare piacere. E poi quel Foot-ball Club è un anglicismo che si può tranquillamente evitare. In quell’anno, dunque, il club diventa semplicemente Ambrosiana e nello stemma arrivano novità importanti: la forma resta quella tondeggiante, ma spariscono ovviamente le lettere, così come il nero.
Il logo è blu, con sullo sfondo un fascio littorio, una corona e due scudi, quello crociato cittadino e quello con il Biscione simbolo dei Visconti. Durerà poco, solo una stagione, perché in fondo tutti sono abituati a parlare e di nerazzurri. E quindi altro nuovo stemma.
Sempre tondeggiante, ma stavolta con strisce nere e azzurre contornate d’oro, con la sigla A.S. che fa presagire altre novità. Nel 1933 la rivoluzione è completa: il logo diventa quadrato e a fare compagnia alle strisce nere e azzurre c’è un pallone. Viene però di nuovo aggiunto, seppure in parte, il vecchio nome: la squadra si chiamerà Associazione Sportiva Ambrosiana-Inter.
Ci vuole la fine della seconda guerra mondiale…per tornare all’antico. Nel 1945 l’Inter assume la sua vecchia denominazione e allo stemma originale. Beh, non proprio, perché stavolta c’è un’inversione cromatica. Le lettere F C I M da bianche diventano dorate ed è lo sfondo del cerchio centrale a fare il percorso inverso, per un logo utilizzato fino al 1960.
Il Biscione per la grande Inter
Quell’anno torna protagonista il Biscione, giallo, che si fa spazio in un nuovo stemma ovale, a strisce verticali nere e azzurre, con su scritto F.C. Inter. Per la Grande Inter, quella che trionfa in Europa, però ci vuole la tradizione. Nel 1963 torna la creazione di Muggiani, anche stavolta con diverse variazioni cromatiche. L’oro, simbolo di vittoria, fa giustamente maggior presenza e divide anche i due cerchi nerazzurri. Le lettere tornano al bianco e subiscono un leggero restyling.
Il restyling di fine anni Settanta
Nemmeno lo storico stemma, però, può resistere alla rivoluzione di fine anni Settanta. Tra lupetti, zebre e diavoli, anche all’Inter serve un logo che faccia marketing. E non si può non scegliere il Biscione, che spicca su uno scudo bianco con due strisce diagonali nerazzurre. E a fargli compagnia c’è la stella, ottenuta per aver vinto almeno 10 scudetti.
Nella stagione del titolo numero 13, quello dei record, c’è un leggero cambiamento. Il Biscione, forse per non sfigurare davanti all’Inter del Trap, assume un aspetto leggermente…più aggressivo ed è accompagnato dalla scritta INTER al di sopra dello scudo.
Nel 1989 si torna di nuovo alle basi, anzi, alla versione della Grande Inter del logo di Muggiani.
La maglia di Ronaldo
Ad aumentare ulteriormente la presenza dell’oro c’è anche una stella, grande quasi quanto il logo stesso, che accompagna i nerazzurri fino al 1999 alla vittoria di tre Coppe UEFA sempre da favorita per le allora scommesse online e che spunta sulla prima maglia dell’Inter indossata dal fenomeno Ronaldo.
A fine millennio, a prendersi la scena è invece il blu, con l’oro relegato alle lettere e a un leggero cerchio che contorna il tutto. Lo sfondo centrale diventa nero, mentre sopra e sotto F C I M arrivano la scritta INTER e l’anno di fondazione, il 1908, oltre alla stella accanto alle lettere. Nel 2007 c’è l’ennesimo restyling, che riequilibra un po’ il livello cromatico, con il ritorno delle lettere al bianco e della stella in cima, anche se l’oro di questo nuovo stemma è meno acceso.
Questo stemma è soggetto a due variazioni importanti. La prima, nella stagione 2007/08, per celebrare il centenario del club, vede la presenza di un cerchio dorato con le date e la scritta 100 ANNI INTER. La seconda, diventata celebre perché indossata dall’Inter di Mourinho che fa il Triplete, celebra i 100 anni dal primo Scudetto (1910) e vede il logo avvolto da un cerchio tricolore.
Il nuovo simbolo 2021
Le ultime rivisitazioni sono abbastanza recenti.
L'#Inter, presenta la quarta maglia con il nuovo logo: «Rappresenta inclusività e fratellanza»#IMInter pic.twitter.com/21zdfCYN7e
— 888Sport.it (@888sport_it) April 7, 2021
Quella del 2014 vede una riduzione del numero dei cerchi, un lettering più tondeggiante per la scritta F C I M e la sparizione della stella, che è presente solo sulle divise da gioco per rappresentare i titoli vinti.
E poi c’è la novità targata 2021, quella che tanto sta facendo discutere i tifosi nerazzurri: quello che si focalizza sulle lettere I M, Internazionale Milano, ma anche “I’M”, io sono ed accompagnerà la cavalcata dei ragazzi di Antonio Conte ormai vittoriosi anche per le quote Serie A
Un logo rivolto a un mercato internazionale, che rimuove la dicitura FC e anche l’oro, presentandosi come due cerchi concentrici neri e azzurri e con le lettere, bianche e fedeli alla prima stesura di Muggiani, unite da un cerchio spezzato anch’esso bianco. Un cambiamento volto a una facilità di riconoscimento (e di riproduzione), senza però perdere l’identità della squadra nerazzurra. E chissà che non sia il simbolo di una nuova era di trofei anche… internazionali!!!
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Luca Bruno.