“È da Milan”. Con questo giudizio, tanto breve quanto significativo, terminava il rapporto di Italo Galbiati, mente rossonera a cui era stato assegnato il compito di valutare un ragazzo ucraino di belle speranze, quando i calciatori si osservavano dal vivo.
Un matrimonio nato sotto una buona stella
Certo, Galbiati ha decisamente azzeccato la partita giusta in cui cercare di capire il vero valore di Andrij Shevchenko.
Il report di Italo Galbiati
Il rapporto è datato novembre 1997, quando l'attaccante della Dinamo Kiev ha appena 21 anni ma si è appena permesso il lusso di segnare una tripletta al Barcellona al Camp Nou.
La Dinamo vince quella partita per 0-4 e il nome di Sheva comincia a circolare negli ambienti del grande calcio europeo. Eppure già a livello giovanile il giovanissimo Andrij era riuscito a mettersi in mostra. In alcuni tornei in giro per l'Europa era quasi sempre tornato con la medaglia da vincitore assieme ai compagni della Dinamo o almeno con il trofeo del capocannoniere.
Non sorprende dunque che la prima presenza con i grandi arrivi a 18, nel novembre 1994. Da quel momento, l'esplosione è praticamente fulminea. Il debutto con la nazionale arriva nel marzo 1995 in una partita contro la Croazia e poche settimane più tardi è già tempo di sollevare i primi trofei.
La Dinamo Kiev è la grande potenza del calcio ucraino e naturalmente nei cinque anni in cui Shevchenko gioca in prima squadra arrivino altrettanti campionati vinti, tre coppe di Ucraina e, tanto per non farsi mancare nulla, anche tre Coppe dei campioni della CSI.
Ad attirare gli sguardi delle big del vecchio continente sono però le prestazioni in Champions. Nell’edizione 1997/98, quella della famosa partita con il Barcellona, sotto la guida del Colonnello Lobanovski, l’attaccante segna sei goal. La stagione dopo la Dinamo arriva addirittura a sorpresa per le scommesse calcio in semifinale e Shevchenko realizza 10 reti in 14 partite. È evidente che sia arrivato il momento di fare il grande salto. E quindi è ora di volare a Milanello…
Un matrimonio nato sotto una buona stella
I segnali per cui l'avventura di Sheva al Milan sarebbe stata positiva, in fondo, c’erano tutti. Il report di Galbiati di due anni prima era tutto un programma, ma anche la data di nascita dell'ucraino, 29 settembre proprio come il presidente Berlusconi, è di buon auspicio. Non sorprende dunque che il Cavaliere lo prenda parecchio in simpatia, riconoscendo in lui il bomber di razza che mancava al suo Milan dal momento in cui si era ritirato Marco van Basten.
I rossoneri, campioni d’Italia in carica, spendono circa 25 milioni di dollari per portarlo a Milano. Ma Shevchenko vale ogni centesimo e si vede subito. Il primo campionato di Serie A termina con all'attivo 24 gol, che gli valgono il titolo di capocannoniere, diventando così il secondo straniero di tutti i tempi (dopo Michel Platini) a riuscire a laurearsi re dei bomber nella prima stagione in Italia.
Se ripetersi è difficile, non lo è certo per il numero 7. Le due annate successive si chiudono con 34 e 17 reti, anche se il Milan in quel periodo non porta a casa neanche un trofeo. Ma il momento di vincere sta arrivando…
I gol nella storia!
La stagione 2002/03 all’apparenza non sembra ottima per Sheva. L'attaccante è costretto a rimanere fuori per parecchio a causa di un infortunio al menisco, ma fa in tempo a tornare per la parte finale della Champions League. È suo il gol "fuori casa" per le scommesse live che vale doppio e decide lo storico derby in semifinale contro l'Inter e calcia lui anche l'ultimo rigore nella notte di Manchester, quello che vale la sesta Coppa dei Campioni della storia del Milan.
C’è modo anche di trionfare nelle competizioni domestiche, perché i rossoneri battono la Roma nella finale di Coppa Italia e portano a casa anche la Supercoppa contro la Juventus. Resta da vincere il campionato, ma basta aspettare pochi mesi: lo Scudetto 2003/04 se lo aggiudica proprio il Milan e Shevchenko riesce anche a laurearsi capocannoniere per la seconda volta. Dopo un periodo del genere, manca soltanto un premio individuale per coronare un momento d’oro.
E infatti a dicembre 2004 arriva il Pallone d’Oro.
La notte di Istanbul
Quando si arriva al top, però, si può solamente scendere. La stagione 2004/05 rimarrà infatti nei cuori dei milanisti sempre come quella di Istanbul.
I rossoneri arrivano a giocarsi la finalissima di Champions contro il Liverpool e terminano il primo tempo avanti 3-0 nonostante Shevchenko non entri nel tabellino. Al ritorno dagli spogliatoi però i Reds sono un'altra squadra e pareggiano segnando tre gol in dieci minuti, costringendo il Milan ai supplementari. Proprio durante l'extra time l'ucraino si vede respingere un tiro a botta sicura da Dudek.
Come già accaduto a Manchester, si va ai rigori e anche stavolta quello decisivo lo tira il Pallone d'Oro in carica. Il portiere polacco però si trasforma in eroe e para il penalty che regala la vittoria agli inglesi. È il canto del cigno, perché dopo sei anni l'attaccante comincia a pensare a un futuro altrove.
A maggio 2006 si comincia parlare di un possibile trasferimento al Chelsea, che si concretizza nonostante le proteste dei tifosi a fine mese.
Sheva al Chelsea
L’esperienza a Londra non va però esattamente come Shevchenko se l’aspetta. Abramovich paga oltre 30 milioni di sterline per portarlo a Stamford Bridge, ma l'impatto con il calcio inglese è più complicato del previsto. Per lui con la maglia del Chelsea ci saranno soltanto due stagioni, nessuna delle quali in doppia cifra in campionato.
Un qualcosa che non gli succedeva, escludendo l’anno dell’infortunio al menisco, dai tempi della Dinamo. Non manca un'altra delusione europea, perché il Chelsea riesce a perdere (sempre ai rigori) la finale contro il Manchester United a Mosca, anche se Sheva resta in panchina tutta la partita e non ritira neanche la medaglia d’argento.
C'è un solo modo per provare a ritrovare lo smalto di un tempo: tornare al Milan. La stagione 2008/09 l’ucraino la passa in prestito in rossonero (dove prende il numero 76 perché il suo 7 ormai ce l’ha Pato), ma non riesce a fare la differenza. Il Diavolo non lo riscatta e lo rispedisce al Chelsea.
A Londra però Sheva non ci vuole rimanere (soprattutto dopo essere stato eletto peggior bidone di mercato della storia della Premier League) e preferisce chiudere la carriera giocando le ultime tre stagioni con la maglia della sua Dinamo.
Shevchenko, eroe ucraino
Innegabile comunque che Sheva abbia fatto la storia del calcio ucraino. L’ex milanista è secondo per numero di presenze in nazionale (111) soltanto dietro all’inossidabile Tymoščuk ed è prevedibilmente il numero uno per gol segnati (48).
E nel 2006 è proprio con lui in campo e con sul braccio la fascia da capitano che la selezione arriva per la prima e finora unica volta ai Mondiali, dove verrà eliminata ai quarti dall’Italia di Lippi. Era dunque quasi logico aspettarsi di ritrovarlo come selezionatore della sua nazionale. In realtà la federazione ucraina gli offre la panchina subito dopo il ritiro, ma l’ex attaccante ritiene la decisione troppo prematura e preferisce attendere.
L’insediamento arriva nel 2016 e sotto la sua guida l’Ucraina non riesce a qualificarsi per il mondiale in Russia, ma in compenso si aggiudica abbastanza facilmente un posto per gli Europei 2020.
C'è dunque qualcosa che Shevchenko non sappia fare? Beh, forse sì, il politico. Appena lasciato il calcio, l’ex rossonero decide di candidarsi in parlamento, ma il partito da lui rappresentato non riesce a superare la soglia di sbarramento. Un piccolo insuccesso in una carriera fatta di vittorie. Del resto, nessuno è perfetto…
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Roberto Casati e Thibault Camus.