28 settembre 2018: Silvio Berlusconi scende di nuovo in campo per un nuovo miracolo italiano. No, stavolta niente politica, ma il remake di una grandissima storia di calcio. O almeno, questo è quello che sperano i tifosi del Monza. Sono passati due anni da quando l’ex presidente del Milan…e del Consiglio ha acquisito la società brianzola e il Monza affronta il campionato di Serie B da favorita.
Merito ovviamente della potenza economica del Cavaliere e dell’abilità del suo fido braccio destro Adriano Galliani, che dopo quarant’anni è tornato nella sua città per contribuire a un sogno: quella di vedere i Bagai in Serie A!
Del resto, come hanno fatto notare sia il Cavaliere che il Dottore, il Monza è una delle poche società lombarde di un certo livello a non aver mai avuto l’onore di frequentare la massima divisione del calcio tricolore. E non hanno torto, perché in rigoroso ordine alfabetico sono undici le corregionali ad aver giocato almeno una stagione in A: Atalanta, Brescia, Como, Cremonese, Inter, Lecco, Legnano, Mantova, Milan, Pro Patria, Varese.
E l’obiettivo, neanche troppo nascosto, è quello di… fare dodici nel minor tempo possibile. Guardando al passato, sembra quasi ovvio che Berlusconi sia destinato a ripercorrere il cammino fatto con il Milan, con acquisti sensazionali e una gestione particolarmente scintillante. Ma dai suoi trent’anni in rossonero, il numero uno di Finivest ha capito una cosa: il calcio è cambiato.
Un trio consolidato
Non basta più un proprietario che spende e che spande, ma le società devono essere solida e in grado di sostenere da sole gran parte dei costi della gestione sportiva. Il che spiega alla perfezione le mosse del duo Berlusconi-Galliani nei primi due anni al Monza. La società è stata acquistata in C1 e ha subito tentato la scalata alla serie cadetta, sotto la guida di Christian Brocchi, che dopo l’esperienza in panchina al Milan nell’ultima stagione dell’era Berlusconi ha deciso di rimettersi in gioco partendo dalle serie inferiori.
La prima stagione è stata positiva, ma non è bastato per la promozione: il Monza è arrivato quinto nel suo girone ma si è fermato ai quarti di finale dei playoff contro l’Imolese. Per i brianzoli è però arrivata la soddisfazione della finalissima di Coppa Italia di Serie C, persa contro la Viterbese per i gol in trasferta.
Visto che le potenzialità c’erano, nella complicata stagione 2019/20 la società ha optato per un salto di qualità. In puro stile berlusconiano sono arrivati alcuni colpi, con l’acquisto di calciatori evidentemente di categoria superiore, come Rigoni, Belllusci, Sampirisi e Paletta, tutti con un passato in Serie A. Allo stesso tempo però il Monza non ha rivoluzionato del tutto la rosa, optando per un mix tra calciatori di esperienza e ragazzi con un buon futuro davanti.
I risultati si sono visti, perché la promozione è arrivata con una certa tranquillità. L’unico intoppo è stata la sospensione del campionato, con conseguente rischio di cancellazione dei tornei, ma quando si è deciso che i posti in Serie B sarebbero stati assegnati con il coefficiente punti, Brocchi e i suoi non potevano non salire tra i cadetti, avendo perso solo due partite delle ventisette disputate prima dello stop.
Il Monza è una società ambiziosa e quindi punta al doppio salto. Del resto la storia recente della Serie B racconta di molte realtà che sono riuscite in una doppia promozione. Frosinone, Spal, Benevento, Parma, Lecce, solo per rimanere agli ultimi cinque anni. Dunque, complice anche il salto di categoria, i biancorossi hanno potuto attrarre in organico altri calciatori… da Serie A.
L’arrivo di Boateng sposta: in fedelissimo del Milan dell’era Berlusconi, insieme a Mario Balotelli, è la ciliegina sulla torta di mercato e sposta clamorosamente i pronostici per le scommesse calcio: oltre al trequartista di Berlino sono arrivati a Monzello anche Giulio Donati, Antonino Barillà, il nazionale danese Gytkjær ed il croato Mirko Maric.
In una stagione che si presenta parecchio sui generis, le possibilità che Brocchi e i suoi riescano ad arrampicarsi fino alla massima serie non sono così poche. Anche perché il progetto Monza è tecnico, ma anche economico. Il club, nato nel 1912, è stato rifondato due volte, l’ultima delle quali nel 2015, dopo il fallimento decretato dal Tribunale e la conseguente iscrizione alla Serie D.
Una città pronta
La società che Berlusconi ha acquistato due anni fa è dunque libera da ingombranti lasciti del passato e salendo di categoria ha tutta l’intenzione di diventare protagonista anche delle rivoluzioni della Lega Calcio, non ultima quella che riguarda la fondazione della media company per la gestione dei diritti pubblicitari e di quelli audiovisivi, in puro stile Premier League.
Monza, poi, è un paesino, ma una città da oltre 120mila abitanti, un bacino d’utenza molto maggiore rispetto a quelli di alcune squadre di A. E lo stadio Brianteo, con i suoi 18mila posti, è un impianto che può tranquillamente ospitare i match della massima serie (e infatti è stato la casa del Milan femminile), oltre ad avere un certo appeal pubblicitario, come dimostra la cessione dei naming-rights dell’impianto alla U-Power.
Insomma, dalle parti di Monza forse non dovranno aspettarsi un’epopea stile Milan, con i Palloni d’Oro che atterrano al centro sportivo in elicottero e le Champions League vinte come fossero tornei di quartiere. Ma di certo il progetto lanciato da Berlusconi e dal fido Galliani ha basi solide, sia tecniche che economiche. Ora starà a Brocchi e ai calciatori dimostrare che i Bagai possono sognare la Serie A per la quale sono i favoriti insieme all'Empoli per le scommesse. Del resto, le premesse per un miracolo ci sono tutte…
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, Felice Calabrò ed Antonio Calanni.
Prima pubblicazione 30 settembre 2020.