C’era una volta Villar Perosa, c’era una volta Brunico, c’era una volta Pinzolo. C’era una volta… il ritiro delle squadre di calcio che durante i mesi estivi si arrampicavano sulle catene montuose di Alpi e Appennini per preparare la loro stagione agonistica. Un appuntamento rinnovato ogni anno, una piacevole abitudine, una colonizzazione temporale che ogni estate si rinnovava con soddisfazione reciproca.
I club più importanti - inevitabilmente - con il loro grande seguito di tifosi colonizzavano intere vallate creando un’empatia inscindibile, un rapporto strettamente connesso che finiva con coinvolgere anche gli sportivi del luogo.
Alcuni posti sono diventati - nel corso degli anni - dei veri e propri santuari laici; basta entrare nel bar principale per vedere appese alle pareti i vecchi gagliardetti di raso, le foto della squadra, i poster, i palloni di cuoio con gli autografi dei calciatori.
Villar Perosa
Villar Perosa da sempre è un feudo juventino: qui è nata la famiglia Agnelli, qui sono nati i trionfi juventini. In Val Chisone la Juventus ha passato gli ultimi sessantuno anni; ci sono passati tutti, da Charles a Sivori, da Bettega a Boninsegna, da Zoff a Platini, da Del Piero a Zidane fino a Cristiano Ronaldo che dovrà portare il decimo scudetto consecutivo a Torino in quello che si annuncia un duello testa a testa con l'Inter per gli analisti delle scommesse!
E’ la casa della Juventus, dove ogni anno - alla vigilia di Ferragosto - veniva programmata la prima uscita stagionale: Juventus A-Juventus B. Immancabile l’arrivo in elicottero dell’Avvocato Agnelli, come la convocazione di Giampiero Boniperti per discutere i rinnovi contrattuali; nell’estate del 1976, il presidente piazzò sulla propria scrivania la foto del Torino campione d’Italia: stipendio decurtato per tutti!
Riscone di Brunico
Il quartier generale della Roma - a partire dalla presidenza di Dino Viola - divenne Riscone di Brunico, località in provincia di Bolzano, in Val Pusteria. Il sodalizio giallorosso sposò Riscone di Brunico alla fine degli anni ’70, quando sulla panchina giallorossa tornò lo svedese Nils Liedholm. La Roma trascorse ai piedi del Plan de Corones l’intero decennio prima di cambiar sede del ritiro, e ritrovare - alcuni anni dopo - sempre Riscone passando da Falcao a Totti, da Di Bartolomei a De Rossi, da Pruzzo a Osvaldo.
Milanello
Il Milan è rimasto parzialmente fuori dal circuito dei ritiri precampionato: la costruzione di Milanello nel 1963 - voluta dal presidente Rizzoli - ha portato la formazione rossonera a preparare ogni stagione nel proprio centro sportivo, e soltanto in rare occasioni il club ha scelto ritiri alternativi, come quello di Vipiteno - in provincia di Bolzano - utilizzato a cavallo tra gli anni 70 e 80, e nella prima stagione targata Silvio Berlusconi.
Un’altra delle sedi storiche per i ritiri delle squadre di Serie A è Moena - in Val di Fassa - dove nel corso degli anni sono passate Fiorentina, Sampdoria e la neo promossa Spezia, vincitrice dei play-off di B da favorita per le scommesse calcio.
Castel del Piano
Nell’estate del 1984, un acceso tifoso napoletano attese più di nove ore fuori dal ritiro di Castel del Piano per stabilire un record: essere il primo a baciare il piede sinistro di Diego Armando Maradona, appena acquistato dal Barcellona. La località ha accolto anche i ritiri della Lazio che sull’Appennino modenese - a Pievepelago - costruì il primo storico scudetto di Maestrelli. Il Ciocco - in provincia di Lucca - è stata per anni la sede del ritiro dei calciatori disoccupati.
Un tempo, la scelta della località per ritiro estivo della squadra era legata alla volontà dell’allenatore, che conosceva bene gli impianti, i percorsi all’interno dei boschi, e le tentazioni da tener lontane nel periodo di clausura. Il boemo Zdenek Zeman, per anni, scelse con il Foggia il ritiro di Campo Tures.
Ancora, Eugenio Bersellini era fanatico di Nevegal, località del bellunese dove portò l’Inter campione d’Italia, la Sampdoria di Vialli e Mancini, la Fiorentina di Baggio e Antognoni e perfino... la Nazionale libica!
Norcia
Ovviamente le squadre del Nord nel corso degli anni hanno scelto prevalentemente località a ridosso della catena alpina, mentre quelle del Centro e del Sud Italia talvolta hanno preferito restare in zona, senza intraprendere viaggi estenuanti durante il periodo di lavori forzati: Norcia è stata per molti anni una sede indifferibile per alcune squadre, sia per lo splendore del posto, che per l’efficienza degli impianti sportivi.
Sempre rimanendo in Umbria, il ritiro di Gubbio è stato per anni un grande classico per le formazioni calcistiche, così come quello di Nocera Umbra.
All'estero
A internazionalizzare i ritiri estivi dei club della serie A, ci fu la Lazio di Sergio Cragnotti, presidente e manager di grandi vedute; prima ci fu la scelta di Seefeld, in Austria, poi Františkovy Lázně, in Repubblica Ceca, successivamente Kiriro in Giappone - e per non scontentare il tecnico Sven Goran Eriksson, anche una puntata in Svezia, a Varberg per proseguire - l’anno successivo - a Schruns, in Austria.
Oggi questo rito pagano è cambiato: le tournée all’estero con amichevoli di lusso vengono preferite alle canoniche tre settimane in altura, in mezzo ai boschi, per la disperazione dei tifosi che - abituati a rincorrere i campioni per i vicoli dei paesini montani durante i ritiri - non possono far altro che seguire la loro squadra sul divano, davanti alla tv. C’era una volta Villar Perosa: Michael Platini, caviale e champagne! Oggi, al massimo, telecomando e birra ghiacciata...
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Antonio Calanni e Felice Calabrò.