L'eterna difficoltà di appendere gli scarpini al chiodo. Colpisce gli attaccanti, figuriamoci la categoria più longeva dei calciatori: i portieri, in grado di proseguire la propria carriera anche oltre i 40 anni. Di esempi circa scelte più o meno convenienti arrivano, come sempre, dai meravigliosi anni Novanta.
Dopo anni a difendere la porta delle più grandi squadre di Serie A, le improvvise sfide coi club in lotta per la salvezza o all'estero, in altri emisferi pallonari.
A taluni è andata bene, a tal atri meno, con la consapevolezza che, forse, sarebbe stato meglio fermarsi un attimo prima...
WALTER ZENGA
Tre volte miglior portiere del mondo (dal 1989 al 1991), bandiera indiscussa dell'Inter tra i simboli di Italia Novanta con un percorso macchiato solamente da un unico e decisivo episodio, l'uscita a vuoto su Claudio Caniggia, che interruppe l'imbattibilità che al Mondiale durava da 517 minuti.
Uno scudetto, una Supercoppa italiana, due Coppe Uefa, la sua carriera in nerazzurro sembrava dovesse proseguire all'infinito, ma dopo 12 anni finì nello scambio con la Sampdoria che portò Gianluca Pagliuca a San Siro. Dopo una stagione da titolare coi blucerchiati, la seconda - il 1995-96 - finì per disputare appena 7 partite anche a causa di un infortunio.
Gli venne così preferito il giovane Angelo Pagotto e per Zenga, nel 1996-97, si profilò un'esperienza in Serie B con la maglia del Padova neoretrocesso: deludente e senza particolari pretese, coi biancoscudati di Giuseppe Materazzi prima e Adriano Fedele poi, che chiusero con un undicesimo posto, nella pancia della classifica cadetta.
Chiaro che, a quel punto, per Zenga c'era bisogno di rinnovare gli stimoli ed è proprio nell'estate 1997 che cominciò la sua vita da giramondo. Che iniziò oltreoceano, negli Stati Uniti e nella neonata Major League Soccer a Foxborough (Boston), Massachusetts, con la maglia del New England Revolution. Prima portiere, poi portiere allenatore, prima dell'esonero, avvenuto nell'ottobre 1999.
Da lì, il ritorno a Milano da allenatore del Brera, l'esperienza da conduttore di televendite e da postino di Maria De Filippi in "C'è Posta per te", prima di reimmergersi seriamente nel mondo del calcio con le tante panchine tra Romania, Serbia, Emirati Arabi e quelle italiane con l'esperienza più importante probabilmente legata a Catania.
STEFANO TACCONI
Dici Zenga e qual è la prima cosa che viene in mente? L'eterno duello con lo "juventino" Stefano Tacconi, non solo in Serie A, ma anche per un posto in Nazionale. Nove anni in bianconero, dal 1983 (come erede di Dino Zoff) al 1992, Tacconi - dopo gli screzi con Gigi Maifredi e l'incalzare, l'anno successivo, di Angelo Peruzzi - decide di accettare la proposta del Genoa. Che dura due anni e mezzo.
La burrascosa e disastrosa stagione 1994-95 dei rossoblù, infatti, per l'estremo difensore perugino s'interrompe a metà con tanto di rescissione del contratto e ritiro, accantonato dal tecnico Pippo Marchioro, subentrato a Franco Scoglio. Un'annata da dimenticare, in generale, per il Grifone, conclusa con la retrocessione in Serie B dopo lo spareggio ai calci di rigori contro il Padova.
Un finale di carriera che non rese particolare merito a un portiere che, nella propria bacheca, aveva collezionato due campionati, una Coppa Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Uefa.
#IndovinaChi di oggi non è @KAKA ragazzi ma il portiere ?? @SebastienFrey pic.twitter.com/ElyQwHIeGj
— 888Sport.it (@888sport_it) October 27, 2020
SEBASTIANO ROSSI
Abbiamo parlato di Inter, di Juventus e, ora, ecco anche il portiere simbolo del Milan negli anni Novanta. L'estremo difensore cesenate vinse tutto in dodici anni in rossonero (dal 1990 al 2002): 5 campionati, 3 Supercoppe italiane, una Champions League, 2 Supercoppe Uefa e una Coppa Intercontinentale.
Nel 2002, a 38 anni suonati, la sua carriera avrebbe tranquillamente potuto concludersi lì, dopo gli anni da "chioccia" a Christian Abbiati e Dida, invece "Seba" ha voluto a tutti i costi rinverdire i propri stimoli chiudendo nel Perugia di Serse Cosmi e alternandosi in porta a Željko Kalac il quale, ironia della sorte, nel 2005 si trasferì proprio al Milan.
GIANLUCA PAGLIUCA
Il racconto dei "magnifici 4" dei portieri Anni Novanta non può che concludersi con Gianluca Pagliuca che, come accennato, prese il posto di Walter Zenga nell'Inter subito dopo la Coppa Uefa regalata dall'Uomo Ragno al Biscione nella doppia finale contro il Salisburgo.
Anche l'estremo difensore bolognese divenne una colonna portante della storia nerazzurra, quella - per intendersi - targata Massimo Moratti, patron dal 18 febbraio 1995 fino al 15 novembre 2013. Numero uno Azzurro ai Mondiali di Usa '94, Pagliuca gioca a San Siro dal '94 al '99, prima di difendere - per altre 5 stagioni - la porta della squadra della sua città, Bologna, fino al 2006. Uno stile pazzesco, il suo, estremamente plastico.
Le parole dell'allora presidente della Samp Paolo Mantovani: "Pagliuca? Lo abbiamo comprato gratis dal cielo". Ricapitolando: 7 anni in blucerchiato (con uno storico ed incredibile per le scommesse calcio online scudetto nel '91, una Coppa delle Coppe, una Coppa Campioni sfiorata, una Supercoppa italiana e 3 Coppe Italia), 5 con l'Inter (con cui vinse la "Coppa Uefa di Ronaldo" contro la Lazio) e altrettanti a ottimi livelli coi felsinei, si poteva "dire basta"? A nostro avviso sì.
Tuttavia, a 40anni suonati, eccolo lì a difendere la porta dell'Ascoli, ringalluzzito dopo un decimo posto ottenuto l'anno precedente da club ripescato. E con un attacco che poteva contare su Marco Delvecchio e Saša Bjelanović. Andò malissimo: il Picchio chiuse penultimo a 27 punti e con la terza peggior difesa (67 reti subite). Pagliuca giocò fino alla 25esima giornata: contro il Livorno venne fermato da un problema alla schiena.
Ma, al rientro, trovò la porta chiusa: Nedo Sonetti, subentrato nel frattempo ad Attilio Tesser, gli aveva preferito il greco Dimitrios Eleftheropoulos. I 23 gettoni dell'esperienza marchigiana ebbero comunque la loro utilità per Pagliuca: concluse infatti la propria carriera dopo aver totalizzato 592 presenze in Serie A, che al momento del suo ritiro lo ponevano al secondo posto della relativa classifica, dietro solo a Paolo Maldini; rimarrà primo tra i portieri fino al 2016, quando verrà superato da Gianluigi Buffon.
Infine, il classe 1966, avendo giocato l'ultima partita il 18 febbraio 2007, rientra inoltre nella cerchia dei calciatori capaci di scendere in campo in Serie A a 40 anni compiuti.
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono rispettivamente di Steven Senne e Sandro Perozzi.