Dino Baggio ha arricchito la narrazione del calcio italiano degli anni ’90 con giocate, goal e particolarità che lo hanno consegnato alla storia dello sport che amiamo. Difficile, calcisticamente parlando, discutere di quella decade e non citare almeno in un’occasione Dino che non è mai passato inosservato e ha saputo crearsi una propria riconoscibilità nonostante portasse lo stesso cognome di quello che è probabilmente il giocatore più forte del calcio tricolore, l’omonimo Roberto.
Curioso è anche il modo in cui la stampa lo ha soprannominato per distinguerlo proprio dal Divin Codino, infatti Dino divenne presto Baggio 2.
Un curriculum di tutto rispetto
Dino Baggio inizia e finisce la carriera da calciatore con una squadra che inizia con la T. L’alba è con il blasonato Torino, il tramonto con il meno conosciuto club di Tombolo, squadra della provincia di Padova, il luogo di nascita di Dino (fece esattamente lo stesso percorso per le giovanili, ma con l’ordine delle destinazioni, naturalmente, invertite).
Mai banale per le maglie indossate anche perché Dino può vantare di essere passato da una sponda all’altra delle più grandi rivalità calcistiche senza accusare il peso di trasferimenti a volte sensazionali.
Torino-Inter e Juventus senza problemi, con un aneddoto particolare, spiegato dal diretto interessato, convinto di essere un centrocampista bianconero: «Mi chiama il Presidente Boniperti, ero al mare. Mi dice di raggiungerlo immediatamente negli uffici di Piazza Crimea. Vado e mi lascia senza parole: per quest’anno vai all’Inter, poi ritornerai da noi. Ma come, mi avete fatto fare anche le foto con la maglia della Juve e dopo due giorni vado via? Poi, realizzai. Doveva tornare Trapattoni alla Juve. La verità è che sono stato il primo giocatore a essere scambiato con un allenatore».
Il Baggio dei record
Non male la bacheca di Dino Baggio, certo, non possiamo dire che abbia conquistato tutto, ma sicuramente è un calciatore che in carriera ha vinto molto e, soprattutto, quando lo ha fatto ci ha messo sempre la firma.La più bella, doppia, nella finale di Coppa UEFA tra l’altro contro la Juventus, squadra da cui gli emiliani lo avevano prelevato. Dino segna sia all’andata che al ritorno.
Questi due goal, sommati ai 3 realizzati anni prima in finale quando giocava proprio alla Juventus nella sfida contro il Borussia Dortmund, gli valsero un record ancora oggi intatto. Il giocatore ad aver segnato più goal in una finale di Coppa UEFA. Uno specialista della competizione, visto che ne vinse addirittura 3.
Il Dino Baggio teatrante
Mai banale avevamo detto, nemmeno dopo il ritiro dal calcio.
Da quel momento si è dedicato a una delle tante passioni che lo animavano, ovvero il teatro. Appesi gli scarpini al chiodo dunque, indossa le scarpe eleganti per andare in scena sul palco con la compagnia Va Pensiero di Tombolo nella quale recita anche sua moglie, Maria Teresa Mattei.
Il Dino Baggio delle contraddizioni
Come già accennato, Dino ha indossato diverse maglie pesanti e dissonanti tra loro, ma questo non gli ha mai causato pressione o problemi, fino ad un giorno, quello di Parma-Juventus il 9 gennaio 2000.
Le due squadre erano con la Lazio le più accreditate per le scommesse calcio per la vittoria dello scudetto e nello scontro diretto si giocavano una grande fetta di tricolore. Ad un certo punto della partita Dino Baggio entra in tackle su Zambrotta quasi a bordo campo, non prendendo la palla ma solo le gambe dell’esterno bianconero.
L’arbitro Farina decide di tirare fuori il cartellino rosso e quindi espellere Baggio che mentre abbandonava il campo decise istintivamente di fare il “gesto dei soldi” strofinando pollice e indice delle due mani, rivolto verso il direttore di gara. Gesto che gli costò 6 giornate di squalifica, 200 milioni di lire di multa e a detta di Dino l’esclusione di lì in poi dal giro della Nazionale. Maglia azzurra con cui vinse l’oro agli europei under 21 nel 1992 e la medaglia d’argento a USA ’94.
Le increspature con la Juventus ricorrono durante tutta la carriera di Dino Baggio. Forse bisognava capirlo già da quando arrivò in bianconero e l’avvocato Agnelli gli chiese lumi sul celebre “Quarto d’ora granata”. Baggio dal canto suo rispose categorico che: “Cosa sia non lo so, ma solo chi è passato al Filadelfia sa cosa vuol dire essere granata”.
Un numero 8 mai banale
Su Dino Baggio si può continuare a raccontare ancora per molte righe. In campo un calciatore completo che oggi sarebbe molto utile per cogliere di sorpresa le difese avversarie negli half-space. A voler fare un paragone, con Arturo Vidal si è rivista quella impostazione e struttura calcistica, specialmente nelle letture in fase di interdizione, senza disprezzare giocate tecniche.
Dino Baggio fu anche protagonista involontario di un coltello ricevuto da un tifoso durante i sedicesimi di finale di Coppa UEFA contro il Wisla Cracovia, tanto per non farsi mancare nulla.
Dal 2006 per risolvere alcuni problemi di salute si è dato ad una dieta vegana. Oggi dice di non sentirsi attratto dal calcio dei massimi livelli e preferisce lavorare con i ragazzini della squadra locale del suo paese.
Dino Baggio è davvero un numero 8 mai banale, parola di chi di numeri 8 se ne intende.
*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer. L'immagine di Luca Bruno (AP Photo).