Quando qualche anno fa è arrivato l’ok alla creazione di seconde squadre per i club di Serie A, da inserire nei campionati di livello inferiore, sembrava logico che tutte le big si sarebbero lanciate nel progetto.
E invece l’unica squadra B che è stata creata è la Juventus Under-23, che poi è stata ribattezzata Juventus NextGen. Come è andata finora l’esperienza dei bianconeri?
Beh, a giudicare dal fatto che Max Allegri nelle sue formazioni più recenti ha dato sempre più spazio a chi si è fatto le ossa con la squadra B (Fabio Miretti, Nicolò Fagioli, Matias Soulè, Samuel Iling-Junior), il progetto sembra funzionare.
Ma anche a livello di risultati in Serie C, la seconda squadra bianconera ha finora raccolto buone prestazioni, raggiungendo per tre volte i playoff ma soprattutto portando a casa la Coppa Italia di Serie C nella stagione 2019/20, diventando così la prima squadra B a riuscirci, rischiando anche di ripetersi nell’edizione 2022/23, persa contro il Vicenza.
Quanti giovani importanti dal vivaio dell'Inter
E ora, la domanda si pone. Visto che comunque l’esperienza bianconera dimostra che la creazione della seconda squadra ha effetti positivi, come quello assai desiderato di preparare i giovani che poi dovranno farsi largo nella rosa “dei grandi”, quale sarà il prossimo (o anche i prossimi!) club che seguirà le orme della Juventus?
A rigor di logica, tra le big del massimo campionato le tre più interessate a creare una squadra B dovrebbero essere l’Inter, la Roma e l’Atalanta, che potrebbero trarre benefici importanti dalla sistemazione dei propri talenti in una serie inferiore.
Meglio partire dai nerazzurri, che non per nulla sono campioni in carica del campionato Primavera. Negli ultimi anni il settore giovanile interista è tornato a produrre o a scoprire con regolarità giovani calciatori di buon livello.
Basterebbe pensare ai tre fratelli Esposito (Salvatore, in gol su punizione per le quote serie A contro il Milan, Sebastiano, Francesco Pio), ma anche a Samuele Mulattieri o Eddie Salcedo.
Per non parlare poi di Cesare Casadei, straordinario protagonista con la Nazionale Under 20, che ha fatto il grande salto finendo in Premier League al Chelsea.
Nessuno di loro però è riuscito a trovare fortuna in prima squadra, finendo per fare esperienza altrove, quasi sempre con il cartellino che però è rimasto di proprietà del club.
Non avendo una seconda squadra, l’Inter è costretta a cedere in prestito i suoi calciatori, ma le nuove regole FIFA per le cessioni temporanee sono destinate a creare qualche grattacapo al club nerazzurro.
A questo punto, la creazione di un’Inter B permetterebbe al club di non disperdere il patrimonio del club per mancanza di opportunità da dare ai giovani calciatori, magari riuscendo anche a ripetere cessioni importanti come quella di Casadei.
I fortissimi "bambini" di Trigoria
La Roma invece si trova in una situazione diversa. Il vivaio giallorosso è da sempre florido, come dimostrano non solo i tanti ragazzi che sono entrati a far parte della rosa del club negli ultimi anni, ma tutti quelli che sono passati per Trigoria e che ora fanno la fortuna di altre squadre, veramente un numero incredibile di calciatori forti tra A e B, che meriterebbe un contenuto a parte.
Innegabile però che nelle gestioni Fonseca e Mourinho ci sia stato un travaso importante dalla Primavera alla prima squadra. Quelli che lo Special One chiama “i bambini” si stanno trasformando in uomini, come dimostrano l’esplosione lo scorso anno di Nicola Zalewski, profilo da top team e quella in questa stagione di Edoardo Bove, straordinario esempio di come si può essere, anche nel 2023, sia un buon giocatore che un bravo ragazzo!
Ma l’esterno e il centrocampista sono solo la punta dell’iceberg, come dimostrano i tanti ragazzi convocati in prima squadra. Non tutti, però, riescono a emergere subito.
Ci sono alcuni dei giovani giallorossi (come per esempio il bosniaco Benjamin Tahirovic, l’italo-australiano mancino Christian Volpato o il centravanti polacco Jordan Majchrzak) a cui forse farebbe bene un utilizzo più prolungato a livelli più probanti di quelli della Primavera.
Ed ecco che la seconda squadra farebbe molto bene alla Roma, che tra l’altro potrebbe affidare la rosa a qualcuno dei suoi tecnici che vede pronto per il salto dalle giovanili al calcio dei grandi. Ma soprattutto a quel punto, al momento di essere di nuovo chiamati in prima squadra, i “bambini” sarebbero meno bambini e forse ancora più determinanti per la causa giallorossa.
L'Atalanta è pronta per la seconda squadra
La via di mezzo tra Inter e Roma? L’Atalanta. La Dea, complice un comparto scouting capace di scovare gemme preziose in giro per l’Italia e per il mondo, ha sotto contratto un numero impressionante di giovani calciatori, alcuni dei quali, come dimostra il rendimento attuale di Giorgio Scalvini ma anche quelli meno recenti di Alessandro Bastoni o Dejan Kulusevski, riescono anche a imporsi a livello di prima squadra.
Come l’Inter, però, l’Atalanta ha il problema di dover collocare un enorme numero di giocatori in prestito, cosa che diventerà sempre più complicata con le nuove normative.
Allo stesso tempo, alcuni di quelli che si sono affacciati tra i grandi (come per esempio Caleb Okoli o Matteo Ruggeri) non hanno avuto vita facile in prima squadra e la possibilità di una Atalanta B permetterebbe di trovare una soluzione a entrambe le difficoltà che affliggono la squadra bergamasca nella gestione dell’enorme numero di talenti che è riuscita a portare a Zingonia.
Fiorentina e Sassuolo le prossime con il team 2?
E poi ci sono le altre, big o meno, quelle che al momento attuale sembrano quelle a cui una seconda squadra servirebbe meno.
Il Napoli sta tornando a produrre calciatori a livello giovanile, ma non ancora con una frequenza tale da giustificare la necessità di una squadra B a cui affidarli. Il Milan, invece, sembra aver smarrito la capacità di creare o di attirare giovanissimi talenti dopo la generazione dei Cristante, centrocampista troppo, troppo sottovalutato, Calabria e Donnarumma.
Inaccettabile davvero quello che è stato (non) fatto in questi anni a Formello, con la Primavera della Lazio che ha addirittura passato qualche stagione nel campionato cadetto e non plasma un calciatore utile alla prima squadra da Keita Baldé, classe 1995 e Danilo Cataldi, di un anno più grande e, come Cristante della Roma, mai apprezzato abbastanza dagli addetti ai lavori...
Oltre a non produrre calciatori dai propri settori giovanili, le squadre in questione hanno anche in comune la scelta programmatica per cui difficilmente acquistano giovani in età da Primavera, quindi anche la necessità di un banco di prova per i ragazzi o di cedere troppi calciatori in prestito non è troppo pressante per questi tre club.
Rimane fuori la Fiorentina, che però a livello di Primavera, grazie alla gestione di Alberto Aquilani, sta facendo passi da gigante nelle ultime stagioni. Delle nidiate recenti, però, nessuno si è ancora stabilito a tempo pieno in prima squadra. E chissà che una Fiorentina B o una seconda squadra del Sassuolo non possa favorire questo processo…
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 4 giugno 2023