La clamorosa prima retrocessione della storia del Santos ci ricorda che anche le big nel calcio, come lo è a tutti gli effetti in Brasile il club diventato leggenda grazie ai gol di Pelè, rischiano, quando una stagione nasce con i presupposti sbagliati e non si ha la lucidità di reagire con scelte, tecniche e societarie, forti.
Come commentare, ad esempio, il record negativo di partite consecutive senza vittorie dello Schalke 04 edizione 2020/2021?!
La retrocessione del Cruzeiro nel 2019
Incubo. Dramma. Parole che forse non si addicono al calcio, ma che dalle parti di Belo Horizonte sono tra le più utilizzate in questi giorni. Difficile non comprendere lo stato d’animo dei tifosi del Cruzeiro. Dopo novantotto gloriosi anni, quattro campionati brasiliani e sei coppe nazionali, due Libertadores, una Recopa e due Supercoppe Sudamericane, lo storico club azzurro è retrocesso in Serie B.
Un crollo decisamente inatteso, considerando che l’ultimo titolo nazionale è datato 2014. Cinque anni che sono diventati un’eternità e che hanno consegnato al mondo del calcio l’ultima (per ora) delle retrocessioni inattese. Ma se c’è qualcosa che la storia del pallone insegna è che la serie cadetta non guarda davvero in faccia nessuno e regala grandi sorprese anche per le scommesse sportive!
Internacional e Corinthians, che delusioni
In Brasile, del resto, ancora è fresco il ricordo della retrocessione dell’Internacional di Porto Alegre, che nel 2016 precipita per la prima volta nel baratro della seconda serie nazionale. E andando a spulciare gli almanacchi, c’è persino chi è riuscito a fare molto peggio del Cruzeiro.
Nel 2005 il Corinthians vince il campionato brasiliano con il contributo di due “nemici” di lusso, gli argentini Mascherano a Tevez. Ma una serie di problemi societari fanno lentamente spazio all’impensabile.
Tempo due anni e il Timao retrocede, anche in questo caso per la prima volta. Il club di San Paolo, però, racconta anche l’altra faccia della medaglia. Il Corinthians torna immediatamente in Serie A e nel 2011, proprio il giorno della morte del leggendario Socrates, conquista il suo quinto titolo nazionale. E neanche un anno dopo porta a casa anche la prima storica Libertadores e il Mondiale per Club.
Il dramma sportivo del River nel 2011
Restando in Sudamerica, è emblematico il caso del River Plate. Che avrà anche vinto la Libertadores 2018 contro gli acerrimi rivali del Boca, ma non potrà mai cancellare la clamorosa retrocessione del 2011.
Le strane regole allora in vigore nel campionato argentino costringono i Millonarios a giocarsi lo spareggio contro il Belgrano. La squadra del presidente Passarella, guidata da Juan José López e con in campo il Coco Lamela, perde l’andata e pareggia il ritorno, finendo così in Primera B Nacional dopo 110 anni di storia.
E guadagnandosi il soprannome di “RiBer” da parte dei tifosi del Boca…
Maledetti... United
Volando in Inghilterra, poi, c’è l’imbarazzo della scelta. Dopo Matt Busby e prima di Sir Alex Ferguson, anche il Manchester United è retrocesso. L’anno è il 1974 e i Red Devils salutano l’allora First Division, appena sei anni dopo aver vinto la Coppa dei Campioni.
Oltre il danno, c’è la beffa, perché la retrocessione arriva in un derby contro il City e il gol che condanna lo United è del grande ex Denis Law.
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E persino il Nottingham Forest di Brian Clough, che in bacheca vanta due Coppe dei Campioni e un campionato inglese, ha iniziato l’era della Premier League nella maniera peggiore possibile: retrocedendo con un clamoroso ultimo posto nella stagione 1992/93. Insomma, una retrocessione può capitare a tutti. Persino a squadre leggendarie.
Fiorentina fortissima solo sulla carta
In Italia l’esempio massimo non è solo il Milan, che nel 1980 conosce prima la B per il calcioscommesse, ma due anni dopo ci torna per demeriti di classifica.
La stagione 1981/82 è uno psicodramma collettivo rossonero, che si chiude con 24 punti in 30 giornate di campionato e con l’inferno per il povero Diavolo, che affronta di nuovo la serie cadetta con sul petto la stella conquistata appena tre anni prima.
Difficile anche credere che nel 1993 conosca l’onta della retrocessione la Fiorentina del leggendario Gigi Radice.
Una squadra che aveva in rosa Batistuta, Effenberg e Brian Laudrup e che a un certo punto del campionato è addirittura terza. Poi però il tecnico viene esonerato e la Viola crolla, fino ad arrivare a una conclusione assolutamente inimmaginabile qualche mese prima.
E non si può dimenticare il crollo recente della Sampdoria, che nella stagione 2010/11 passa dai preliminari di Champions alla cessione a gennaio di Pazzini e Cassano e finisce con le lacrime di Palombo che chiede scusa ai tifosi per una retrocessione quasi inspiegabile. Ma in fondo, la storia insegna. Sono cose che succedono, anche ai migliori.
Quello che conta, però, è, sempre, se e come si riparte…
*La immagini dell'articolo sono di Alamy. Prima pubblicazione 11 dicembre 2019.