Un sorriso perennemente stampato sul suo volto e su quello di chiunque lo abbia visto giocare a calcio. Impossibile pensare a Ronaldo de Assis Moreira, per tutti semplicemente Ronaldinho, e non tirare fuori dalla memoria qualche pezzo tecnico clamoroso, soprattutto del periodo in cui con la maglia del Barcellona era per distacco il miglior giocatore al mondo, come poi confermato dal Pallone d’Oro vinto nel 2005.
I contratti di Ronaldinho con i club europei
Dinho vince il Pallone d’Oro nel 2005
Ronaldinho Testimonial della Nike
Cantante e promotore di eSports
Una carriera, quella di Dinho, passata in grandissime squadre, dal Paris Saint-Germain (anche se non ancora quello degli sceicchi), al Barça, per passare poi anche al Milan. Insomma, uno che giocando a pallone ha guadagnato parecchi soldi. Oppure no?
I contratti di Ronaldinho con i club europei
Quando nel 2018 si è diffusa dal Brasile la notizia che sul suo conto in banca in patria Dinho aveva soltanto il corrispettivo di 6 euro, il mondo del calcio (e non solo) è rimasto particolarmente scosso. Davvero il verdeoro è finito in disgrazia? Visti i tanti esempi del passato (Manu Garrincha, tanto per prendere il più vicino in quanto a nazionalità e talento), non così improbabile.
Ma il fatto che a cercare i suoi soldi fosse il fisco brasiliano per una multa mai pagata lascia pensare che in fondo il patrimonio di Ronaldinho possa essere depositato altrove. Anche perché, tra stipendi e sponsorizzazioni, all’ex Pallone d’Oro non è che siano mai mancate entrate importanti.
Si può partire dagli ingaggi, sempre abbastanza sostanziosi. Nel 2003, nonostante i calciatori del Manchester United fossero ormai convinti che Sir Alex Ferguson lo avesse preso per i Red Devils, Dinho firma per il Barcellona, che lo paga al PSG una cifra vicina ai 30 milioni di euro.
Per lui arriva un contratto fino al 2008, ma tempo neanche un anno e arriva il primo rinnovo.
Dinho vince il Pallone d’Oro nel 2005
La durata resta la stessa, cambiano però lo stipendio del brasiliano e soprattutto la clausola rescissoria. Quella precedente, da 100 milioni, sembrava troppo nelle possibilità di alcuni club (su tutti il Real Madrid e il Chelsea), dunque i blaugrana decidono di far firmare a Dinho un nuovo accordo. Al verdeoro conviene parecchio, perché in cambio di un aumento di 50 milioni della clausola, che arriva così a 150 milioni, arriva anche quello all’ingaggio, che supera i cinque milioni di euro a stagione.
Soldi decisamente spesi bene, se si considera che nella stagione 2004/05 Ronaldinho è uno degli elementi fondamentali del Barça e che le sue prestazioni gli valgono la conquista, da favorito per le scommesse calcio del Pallone d’Oro. Proprio nell’estate 2005 arriva un altro rinnovo, stavolta che prolunga il rapporto tra il fantasista e il club catalano fino al 2010, con un altro aumento di stipendio, di poco inferiore ai 7 milioni all’anno.
Lo stipendio di R10 al Milan
La volontà di Ronaldinho di rimanere a vita a Barcellona, però, viene frustrata da un paio di novità. La prima è l’ascesa letteralmente meteorica di un certo Leo Messi, che si prende il centro della scena e lasciando un po’ in ombra un brasiliano. E poi c’è la vita privata del verdeoro, che non è esattamente da professionista e che coinvolge un po’ troppo i compagni di squadra, soprattutto quelli più giovani.
Ed è forse proprio per questo che, volendo evitare che la giovanissima Pulce diventasse parte del famoso "Club della Caipirinha", arriva la rottura tra il Barça e Ronaldinho. A cercarlo però c’è il Milan, che decide di portare il calciatore in Serie A. I rossoneri lo pagano circa 22 milioni di euro e gli fanno firmare un triennale da 6,5 milioni a stagione.
L’accordo scade a giugno 2011, ma non viene portato a termine, perché a gennaio di quell’anno il Milan cede Dinho al Flamengo per 3 milioni di euro. Il club di Rio ovviamente non può permettersi di offrire l’ingaggio che gli pagava il Milan, dunque Ronaldinho deve accontentarsi di circa 1,5 milioni a stagione.
Ancora più bassi poi gli stipendi ricevuti nelle ultime esperienze in campo, quelle con Atletico Mineiro, Queretaro e Fluminense, prima del ritiro annunciato pubblicamente nel 2018.
Ronaldinho Testimonial della Nike
Anche fuori dal campo, però, non sono mancati i grandi guadagni per Ronaldinho. Il brasiliano è infatti da sempre legato alla Nike, che durante la sua carriera ha addirittura lanciato una linea di scarpe dedicata a lui e lo he sempre inserito tra i grandi protagonisti degli spot che hanno segnato un’epoca.
Non si può poi dimenticare il rapporto ancora strettissimo con il Barcellona: il club lo ha nominato ambasciatore con un contratto decennale che prevede anche apparizioni con la maglia delle vecchie glorie blaugrana. Ogni partita giocata con il Barça Legends garantisce al brasiliano circa 150mila euro.
E anche dopo tutte le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto, non ultimo l’arresto per essere entrato in Paraguay con un passaporto falso, quello di Ronaldinho resta comunque un volto che vale accordi pubblicitari importantissimi ovunque, in particolare in Asia e in Africa, dove la sua fama è ancora a livelli impressionanti.
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Cantante e promotore di eSports
Dinho sembra essersi ripreso bene dall’esperienza in carcere in Paraguay, considerando che dopo essere tornato in patria ha guadagnato circa un milione di euro in quattro mesi tra impegni pubblicitari, la creazione di una sua marca di Gin e addirittura una carriera da cantante, con l’apertura di uno studio discografico e la registrazione di una canzone che, neanche a dirlo, è diventata immediatamente un successo su YouTube superando il milione di visualizzazioni in men che non si dica.
Tra le nuove attività di Ronaldinho ci sono anche gli eSports, con la creazione di una sua squadra, l’R-10 Team. E a proposito di videogames, il verdeoro continua a essere pagato per essere presente sia in FIFA che in PES (e nel suo successore, eFootball) da EA Sports e Konami, oltre a essere testimonial di entrambi.
Un’altra azienda legatissima al brasiliano è la Pepsi, che da ormai un paio di decenni lo rende protagonista delle sue pubblicità, l’ultima delle quali lo vede impegnato in una sfida di…pepsi-pong contro un avversario abbastanza particolare, l’ex compagno di squadra Leo Messi. Insomma, che Ronaldinho possa aver avuto 6 euro sul conto in Brasile ci può anche stare.
Ma che con oltre 60 milioni guadagnati soltanto in campo, senza considerare gli introiti degli sponsor, che il Pallone d’Oro sia finito in bancarotta… è più assurdo di quello che lui stesso faceva in campo!
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.