L’incredibile ascesa sportiva dell’Atalanta verrà probabilmente raccontata a lungo dagli amanti del calcio italiano e non solo.
Negli ultimi quindici anni la Dea si è trasformata da una delle tante provinciali del pallone tricolore in una realtà a livello nazionale e continentale, raggiungendo, ancor prima del sensazionale trionfo di Dublino, firmato dalla tripletta di Lookman, risultati importantissimi sia in campionato che nelle coppe europee.
Il legame tra Antonio Percassi e l''Atalanta
.E se si vanno a vedere le tempistiche di questa affermazione graduale ma inesorabile si scopre che molto ha a che fare con Antonio Percassi. L’imprenditore classe 1953 è uno che alla Dea ha decisamente dedicato una vita intera, prima in campo e poi dietro la scrivania.
Già, perché il presidente nerazzurro nasce come calciatore, più precisamente come difensore. Il suo esordio con l’Atalanta arriva nel 1971 e la sua carriera termina praticamente al momento in cui il club lo cede al Cesena per il cartellino di Ezio Bertuzzo. Dopo appena un paio di presenze in bianconero, Percassi appende gli scarpini al chiodo a neanche 25 anni e si dedica all’attività imprenditoriale.
E fa decisamente bene, perché parecchi decenni dopo è a capo della holding Odissea SRL, di cui è numero uno e di cui fanno parte a vario titolo anche i suoi sei figli. Tra le aziende che sono state create e sviluppate nel corso degli anni c’è la celebre marca di cosmetici KIKO, nata nel 1997 da un’idea di Stefano Percassi, ma nel portfolio della holding ci sono lo sviluppo e la costruzione di diversi centri commerciali in tutta Italia.
Il business di retail development di Percassi
A fare la differenza nella carriera da imprenditore di Percassi ci sono però le innumerevoli partnership di retail development sviluppate nel corso degli anni. Che significa? Che le grandi aziende, italiane e straniere, si sono affidate a lui per rafforzare la loro presenza o per sfondare nel Belpaese.
Una delle collaborazioni più longeve è quella con il marchio Benetton, ma tra le grandi multinazionali che hanno lavorato con la famiglia Percassi vanno ricordate anche Starbucks, la Lego, la Nike, la Swatch, la Levi’s e brand di lusso come Ferrari e Gucci.
Particolare risalto ce l’ha la partnership con il gruppo Inditex, che fa capo ad Amancio Ortega, il cui brand Zara è stato lanciato in Italia nel 2001 proprio grazie alla famiglia Percassi, aprendo la strada per le altre aziende Inditex (Pull and Bear, Bershka, Oysho, etc) nel nostro paese.
Insomma, una serie di attività molto diversificate e redditizie, se si considera che secondo Forbes l’imprenditore di Clusone e la sua famiglia hanno un patrimonio netto che è di poco superiore al miliardo di dollari.
La prima presidenza nerazzurra di Percassi
Ma il successo nel mondo dell’impresa non ha certo fatto dimenticare a Percassi il suo primo grande amore, l’Atalanta. Il primo approccio con la Dea da numero uno l’imprenditore ce l’ha avuto già nel 1991, diventando presidente dopo la morte di Cesare Bortolotti.
Le idee di Percassi per il club erano molto chiare già da allora, con un particolare interesse per lo sviluppo del già florido vivaio. L’esperienza termina nella stagione 1993/94 dopo la retrocessione in B della squadra, ma parte del lavoro fatto si comincerà a notare verso la fine del millennio, con un ampio numero di talenti usciti dalle giovanili della Dea.
Nel 2010 Percassi compra di nuovo la Dea
Siccome però i grandi amori fanno giri immensi, nel 2010 Percassi acquisisce di nuovo la proprietà del club e come prima cosa lo riporta subito in Serie A. Dopo una serie di salvezze, nel 2016 mette in panchina Gian Piero Gasperini, dando vita a un ciclo pieno di soddisfazioni.
Attraverso un lavoro certosino di scouting, che permette di trovare talenti in erba, pagando così molto meno sia i cartellini che gli stipendi, l’Atalanta comincia a qualificarsi con frequenza alle coppe europee, nel frattempo sfornando (o lanciando) con continuità giovani calciatori che poi vengono ceduti alle big con profitti enormi per il club.
Ma i risultati non ne risentono per nulla, anzi, la Dea tra 2019 e 2021 infila tre terzi posti consecutivi, assolutamente non scontati per le quote Serie A, che le permettono di esordire in Champions League, arrivando ai quarti di finale nell’edizione 2019/20.
Il gioiello Stadio Atleti Azzurri d’Italia
Tra i risultati non prettamente calcistici, ma non meno importanti, c’è anche l’acquisto dello Stadio Atleti Azzurri d’Italia, che nel 2017 è diventato di proprietà dell’Atalanta, è stato ristrutturato per farlo diventare uno degli impianti più all’avanguardia del calcio tricolore e attualmente è denominato Gewiss Stadium dopo l’accordo per i naming rights con la Gewiss, altra eccellenza locale.
L'arrivo del fondo di Stephen Pagliuca a Bergamo
L’iperbolica ascesa del club bergamasco a livello sportivo ed economico (a cui vanno aggiunti gli introiti delle cessioni, gli sponsor e i premi per la partecipazione alle coppe) trasforma l’Atalanta in una vera e propria gallina dalle uova d’oro per Percassi, che nel febbraio 2022 ha deciso di capitalizzare cedendo la quota di maggioranza della società, mantenendo il 38,7% nelle mani della sua holding e il ruolo di presidente.
Ma a chi ha venduto l’ormai ex proprietario dell’Atalanta? A una cordata di imprenditori statunitensi guidata da Stephen Pagliuca, attualmente co-chairman della Dea. Pagliuca è uno dei presidenti di Bain Capital, il fondo di investimento basato a Boston che è una delle venti società di private equity al mondo.
L’italo-americano non è per nulla nuovo a interessi sportivi di altissimo livello, considerando che è anche uno dei co-proprietari di una delle franchigie simbolo della NBA, i Boston Celtics. Assieme a lui hanno acquistato la società altri investitori statunitensi, a cui si è poi aggiunta la società Arctos Partners LP, fondo che si occupa in particolare di sport.
Quanto vale l'Atalanta
La valutazione del club al momento della cessione è stata di 400 milioni, con i nuovi proprietari a stelle e strisce che hanno acquisito il 55% de La Dea srl, la società che detiene il 100% del capitale del club.
Il consiglio di amministrazione rispecchia i nuovi equilibri, con la famiglia Percassi che mantiene la presidenza e tre seggi su sette nel CdA (Luca, figlio di Antonio, è amministratore delegato), mentre quattro spettano ai soci di maggioranza.
Di certo, viste le prestazioni in campo, la conquista dell'Europa League e l’aumento vertiginoso dei ricavi (che secondo Deloitte nel 2022 sono stati poco meno di 200 milioni), per il fondo USA la Dea è un vero affare. E Pagliuca e soci, quindi, hanno tutto l’interesse che il capolavoro a tinte nerazzurre vada avanti a lungo…
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*Le immagini dell'articolo sono distribuite da Alamy. Prima pubblicazione 10 marzo 2024.