L'esplodere dell'economia del pallone, negli ultimi anni, ha portato a introiti considerevoli, che - specie nell'accezione dei diritti tv (la voce più consistente) - hanno compensato la crisi economica di carattere globale. Solo che, proprio per questo motivo, la Serie A e - in generale - le massime divisioni europee, si sono ritrovate a vivere in una sorta di bolla dorata, dalla quale uscirne, causa, spesso, non pochi problemi.
Nel tempo, le retrocessioni si sono fatte sempre più dolorose, si sono registrati anche casi di doppie cadute in terza divisione, fallimenti per investimenti avventati ed ancora da pagare in cui ci si è lanciati quando si era al top e contratti pluriennali certo non più sostenibili in cadetteria. Come fare, quindi, per mettere una pezza a queste rischiose eventualità? Inventarsi una sorta di "paracadute" finanziario, in grado da ammortizzare i costi del cambio - in negativo - di categoria.
I primi a concepirlo sono stati - guarda caso - gli inglesi, che prima hanno dovuto constatare una differenza - tra Premier League e Championship - che una decina di anni fa era colossale, oggi molto meno, con il secondo livello del calcio d'Oltremanica, stabilmente al decimo posto della classifica dei tornei più ricchi di tutto il mondo.
Inghilterra
Proprio in Inghilterra, da quando è in voga il paracadute, ovvero dalla stagione 2012-2013, circa il 45% delle squadre retrocesse sono ritornate in Premier League al primo colpo, proprio quello che si augura il Watford, retrocesso all'ultima giornata! L'ultima delle società a fare l'elastico tra le due divisioni è stata il Fulham, una delle squadre che aveva sperperato di più nella Premier 2018-2019: i Cottagers però hanno fatto rientro immediato dopo lo spareggio che l'ha visti vincitori a Wembley, da favoriti per le scommesse calcio, nel derby londinese contro il Brentford.
Ribadiamo però il concetto: l'obiettivo ultimo di questo meccanismo contributivo, non è quello di facilitare la risalita dei club retrocessi, quanto permettere loro di assorbire senza particolari ripercussioni lo choc economico (non solo sportivo) della retrocessione.
Prendendo come esempio significativo proprio quello del Fulham, il club della zona ovest londinese, dopo la discesa dell'anno scorso, ha acquisiti il diritto a percepire circa 85 milioni di sterline da incassare nelle tre stagioni post-retrocessione, attraverso rate a scendere in percentuali legate agli introiti complessivi del campionato dai diritti tv.
I bianconeri, ora, si apprestano a fatturare tanti altri pounds, dopo il successo nello spareggio contro le Bees: 110 milioni a cui vanno aggiunti le variabili della posizione di graduatoria in regular season (di Championship). Cifre che lasciano a bocca spalancata ma che fanno parte della normalità per la realtà calcistica della Premier, i cui diritti di trasmissione sono i più "comprati" in tutto il mondo.
Spagna
Anche in Spagna il paracadute economico è legato ai diritti tv. Nella "Liga" viene creato un fondo che corrisponde al 3,5% degli introiti complessivi sulla trasmissione delle partite. Che viene redistribuito tra le tre squadre retrocesse in base alla presenza più o meno costante nel massimo campionato iberico.
I dati del 2018 parlano di una media di 13,7 milioni per ogni club, cifra rimasta piuttosto simile anche l'anno passato. Una curiosità: fino alla stagione 2014-2015, in caso di immediata risalita, il contributo andava restituito.
Italia
E in Italia? In Serie A i contributi da elargire alle formazioni retrocesse non vengono calcolati seguendo percentuali, bensì a importi fissi. I club scesi in Serie B sono arrivati a percepire una media di circa 20 milioni di euro. Nello specifico, per capire quanto percepisce esattamente ogni squadra retrocessa, esiste una suddivisione a "fasce".
Nella "fascia A" vengono inserite le neopromosse tornate in Serie B dopo appena una stagione e a cui vengono riconosciuti 10 milioni di euro; in "fascia B" ci sono invece le retrocesse dopo aver militato in A per 2 stagioni anche non consecutive nelle ultime 3, compresa ovviamente quella in cui si è concretizzata lo scivolone nella serie cadetta: qui il contributo è pari 15 milioni di euro.
La "fascia C", infine, corrisponde alle retrocesse che lasciano la A dopo aver disputato in essa 3 stagioni anche non consecutive nelle ultime 4: per loro, pronti 25 milioni. E' l'ammontare che percepirà la SPAL.
Dieci milioni a testa, invece, per Lecce e Brescia, da subito tra le candidate alla retrocessioni per gli analisti delle scommesse. In tutto, quindi, la Serie A pagherà un paracadute da 45 milioni sui 60 di tetto massimo previsto per la stagione 2019-2020. I 15 milioni di differenza andranno a rimpolpare, quindi, il paracadute della prossima annata, 2020-2021.
*Le immagini dell'articolo, distribuite da AP Photo, sono, in ordine di pubblicazione, di Richard Heathcote, Joan Monfort e Marco Vasini.