Il 1992 è un anno fondamentale nello sviluppo del calcio inglese. In agosto parte la Premier League, il nuovo formato della First Division, destinato a portare grandi gioie, tecniche ed economiche, al pallone di Sua Maestà.
Ma il momento clou, anche se nessuno può ancora prevederlo, è il 15 maggio, quando il Manchester United vince la FA Cup giovanile contro il Crystal Palace, confermando con un 3-2 a Old Trafford l’1-3 di Selhurst Park di un mese prima. In quella squadra ci sono alcuni ragazzi destinati a scrivere la storia dei Red Devils. Che proprio grazie a quella vittoria si guadagnano un soprannome che è già leggenda: The Class of ’92.
In retrospettiva, ovvio che Eric Harrison, allenatore dei giovani dello United, avesse vita facile. Basta guardare ai tabellini delle due finali per rendersi conto del ben di Dio che il tecnico aveva a disposizione: Ryan Giggs, Gary Neville, David Beckham, Nicky Butt, Paul Scholes e Phil Neville, in rigoroso ordine di esordio con la prima squadra.
Una nidiata di campioni che è paragonabile solo a quella che nel giro di qualche anno produrrà la Masia per il Barcellona di Guardiola. Un gruppo di ragazzi che ancora oggi è unitissimo, che possiede parte di una squadra (il Salford, neanche a dirlo a Manchester), ma che soprattutto ha lasciato un segno indelebile sul calcio inglese nel corso di vent’anni.
Il senatore è Ryan Giggs, che già nel 1991 ha esordito sotto lo sguardo interessato di Sir Alex Ferguson. Lo scozzese sa bene di avere sotto mano una manciata di talenti in grado di cambiare le sorti del club e li gestisce con parsimonia.
Gli esordi
Il gallese ha due anni e una marcia in più degli altri, al punto che quando termina la prima stagione di Premier League, quella 1992/93, è già stato due volte eletto giovane calciatore dell’anno, ha vinto il primo dei suoi tredici campionati e ha servito a McCoist l’assist decisivo per la League Cup del 1992. La finalissima di FA Cup giovanile la gioca praticamente… da fuoriquota.
Il capitano della squadra è invece Gary Neville, uno che, come si dice da quelle parti, è “United born and bred”. Il difensore esordisce in Coppa UEFA il 16 settembre. Una settimana dopo tocca a David Beckham, che scende in campo in League Cup. All’epoca Becks non è ancora lo Spice Boy che farà innamorare il mondo e Victoria Adams, ma semplicemente un londinese (che tifa Arsenal) dal piede destro fatato, in grado di trasformare ogni calcio piazzato in oro e di regalare cross perfetti.
A novembre è il turno di Nicky Butt, un mediano tutta grinta destinato a studiare accanto a un certo Roy Keane. Ci vorrà qualche anno in più per vedere in campo gli altri due. Nel settembre 1994 esordisce Paul Scholes, che nella sua prima partita (in League Cup) spiega subito al mondo come andranno le cose segnando una doppietta. E infine nel gennaio 1995 Phil Neville decide che tra il calcio e il cricket è meglio il pallone e fa il suo debutto in FA Cup.
Tutto è finalmente pronto perché la Class of ’92 (o i Fergie's Fledglings, in un parallelo neanche troppo velato con i Busby Babes degli anni Cinquanta) si prenda la scena. Giggs è già una stella, ma anche gli altri ci mettono poco a diventare punti fermi della squadra. Gary Neville si prende la fascia destra quando Paul Parker si infortuna e non la lascia più. Becks ha vita più dura, perché davanti ha Kanchelskis, ma Ferguson non ha dubbi e quando il russo lascia Old Trafford per l’Everton lo slot di ala è suo.
Butt fa lo stesso, prendendo il posto di Paul Ince accanto a Roy Keane. In breve tempo però in quella posizione vicino all’irlandese toccherà a Scholes, che da attaccante decide di mettere il suo piede destro a disposizione della mediana, trasformandosi (parola di Zinedine Zidane) nel miglior centrocampista del mondo. E alla fine anche Phil Neville si prende il posto di laterale sinistro in uno degli United più forti e celebrati di tutti i tempi.
La storia della Class of ’92 si scrive prevalentemente con gli almanacchi e parla per alcuni di una Champions League, con tanto di clamoroso Treble per le scommesse calcio; per altri addirittura di due, oltre a una serie impressionante di campionati e altri trofei nazionali e internazionali vinti. E l’impatto sulla cultura britannica (ma non solo) dell’epoca è enorme. Dopo gli anni complicati del post-Heysel e la difficile ripresa, la Premier League diventa il campionato più celebre del mondo, soppiantando la Serie A.
E molta della celebrità del torneo è dovuta a quello United, che con Cantona e i ragazzi di Ferguson offre all’intero pianeta i poster-boy del calcio inglese. Il volto di Becks finisce sui muri delle ragazzine assieme a quello degli idoli musicali (è pur sempre l’era del Britpop) e quando Cantona lascia il biondino si prende la numero 7 che è stata di Best e che sarà di Cristiano Ronaldo.
Certo, non tutte le storie sono a lieto fine. Giggs, Scholes e Gary Neville dedicheranno tutta la loro carriera allo United, mentre Beckham, Butt e Phil Neville lasciano Old Trafford rispettivamente nel 2003, nel 2004 e nel 2005, non senza qualche polemica.
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Ognuno di loro, però, continua a lasciare il segno a modo suo nel calcio mondiale. Giggs è il CT del Galles, Beckham è un’icona che trascende lo sport, oltre a essere il proprietario dell’Inter Miami. Gary Neville, al netto di un breve e infruttuoso tentativo da allenatore, è uno degli opinionisti più apprezzati del Regno Unito, così come Scholes.
Phil Neville invece ha deciso di diventare il CT della nazionale femminile, mentre Nicky Butt ha optato per ricominciare da dove tutto è partito, diventando il responsabile delle giovanili dei Red Devils.
Con i Tre Leoni
Paradossalmente, però, nonostante facciano parte di uno dei club più decorati della storia del calcio, i ragazzi della Class of ’92 non hanno portato ad un altro livello la nazionale inglese. Giggs è ovviamente escluso, se non dalla selezione olimpica, dal novero in quanto rappresenta il Galles, ma gli altri cinque, pur di fronte a valori tecnici importanti, non sono riusciti a far fare il salto di qualità ai Tre Leoni. Persino Beckham (115 apparizioni con la maglia bianca), che per oltre un decennio è stato la stella della selezione, ha un rapporto con la nazionale fatto di alti e bassi.
L’espulsione a Francia 98, il dito medio a Euro 2000, il rigore sbagliato con il Portogallo a Euro 2004 sono ferite ancora aperte e non basta la punizione contro la Grecia che ha portato l’Inghilterra al Mondiale 2002 a rimarginarle. Scholes ha addirittura lasciato la nazionale nel 2004 dopo 66 presenze, quando è stato… dislocato a sinistra per fare spazio a Lampard e Gerrard al centro del campo.
Gary Neville ha al suo attivo 85 presenze, ma non è mai stato decisivo per le sorti della squadra. Suo fratello Phil (59 caps), è stato escluso dalla lista finale per due mondiali consecutivi (2002 e 2006) pur non essendo infortunato. Alla fine, per valore tecnico, è andata meglio a Butt, che ha al suo attivo 39 presenze pur non essendo spesso titolare neanche nel suo club, e che nel 2002 è stato definito da Pelè il miglior calciatore dell’Inghilterra al mondiale.
Una piccola macchia, quella dei Tre Leoni, in una storia clamorosa e talmente importante da meritare un film-documentario. Segnale che la Class of ’92 ha davvero scritto pagine indelebili della leggenda del calcio.
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*Le immagini dell'articolo sono di Jon Super (AP Photo).