Italiani: popolo di santi, navigatori e…portieri. Quando si parla di estremi difensori, la scuola tricolore è particolarmente apprezzata in tutto il mondo. Dai tempi in cui gli azzurri vincevano i loro primi titoli mondiali, fino agli europei giocati nell'estate 2021, la nazionale italiana ha sempre (o quasi) avuto tra i pali portieri di livello internazionale, di quelli capaci di mettere in soggezione persino gli attaccanti più forti e più esperti.
I portieri alle spalle di Gigio
E se è vero che nella storia del calcio europeo solamente un portiere, Lev Jašin, è riuscito a conquistare il pallone d'oro, bisogna anche considerare che ben due estremi difensori tricolori ci sono andati molto vicini.
Dunque, scorrendo i portieri più importanti della storia della nazionale italiana, si incontrano volti che definire celebri e quasi poco…
Dai primi a Dinomito
Ad aprire la carrellata c’è Mario De Simoni, forse non troppo famoso, ma certamente il capostipite: è lui che il 15 maggio 1910 all'Arena di Milano gioca tra i pali della neonata nazionale italiana nel primo match della storia azzurra, quello contro la Francia. Inoltre, De Simoni sarà il portiere titolare di tutte le prime sei sfide affrontate dall’Italia. Ma, reso il doveroso omaggio al primo vero portiere della nazionale, non si può che passare a una leggenda del calcio italiano e non solo.
Tra il 1924 e il 1934 la porta dell'Italia è in ottime mani, perché tra i pali c'è Giampiero Combi. Torinese, classe 1902, Combi cresce nelle giovanili della Juventus e si lega per tutta la carriera ai bianconeri, portando in bacheca cinque titoli italiani. Ma le sue imprese più importanti sono certamente quelle con la maglia azzurra. Nel 1928 è lui il portiere della squadra che ottiene la medaglia di bronzo alle olimpiadi di Amsterdam. E poi, ovviamente, sono le sue mani a sollevare la Coppa Rimet il 10 giugno 1934, quando l'Italia si laurea per la prima volta campione del mondo vincendo la finale mondiale contro la Cecoslovacchia. Quel mondiale, tra parentesi, vede sfidarsi Combi e i due colleghi con lui ritenuti i migliori nel ruolo in quegli anni: lo spagnolo Ricardo Zamora e il cecoslovacco Frantisek Planicka.
Nel 1938, sempre con Vittorio Pozzo in panchina, l'Italia si ripete. Stavolta importa non c'è Combi e neanche Ceresoli, che sarebbe il portiere titolare. A difendere i pali degli azzurri c'è invece il veronese Aldo Olivieri, per tutti il Gatto Magico, portiere tanto spettacolare quanto efficace. È lui il secondo estremo difensore tricolore a laurearsi campione del mondo. Dopo la seconda guerra mondiale e per tutti gli anni Cinquanta, la nazionale italiana vive un momento di profonda involuzione, arrivando a non qualificarsi per i mondiali del 1958. Tra i pali si alternano diversi portieri, ma nessuno lascia un impatto troppo importante nella storia azzurra.
Bisogna quindi aspettare il decennio successivo per vedere nascere la stella di Enrico Albertosi. Il toscano ha una carriera lunghissima, iniziata ad appena diciott'anni nello Spezia e terminata ad alti livelli a quarantuno con la maglia del Milan. Nel mezzo, un'avventura con la nazionale che lo porta a essere convocato per ben quattro campionati del mondo, il primo nel 1962 e l'ultimo nel 1974. Albertosi si prende la porta azzurra definitivamente nel 1965, mentre è ancora un calciatore della Fiorentina. Nella fase finale degli europei del 1968 un infortunio lo costringe a lasciare il posto a Dino Zoff, ma “Ricky” ottiene comunque la sua medaglia da campione d’Europa. Nel 1970, complice il clamoroso scudetto vinto con il Cagliari, Albertosi si riprende il suo posto tra i pali, sfiorando il titolo iridato, perso solo in finale contro il Brasile di Pelé.
Dopo il mondiale 1970, il titolare della nazionale diventa Dino Zoff.
Dinomito esordisce relativamente tardi in azzurro, considerando che la sua prima convocazione risale proprio al 1968, quando il friulano ha già 26 anni. L'infortunio di Albertosi prima della fase finale degli Europei gli permette di giocare le partite decisive e di essere il portiere titolare della squadra che si aggiudica il titolo continentale nella finale contro la Jugoslavia.
Nel 1973, Zoff stabilisce un primato di imbattibilità in nazionale di 1142 minuti, battuto solamente nel 2021 da Donnarumma. Nello stesso anno, dopo le ottime prestazioni in Italia e in Europa con la Juventus, arriva addirittura secondo al Pallone d’Oro, dietro solamente a Johann Cruijff.
Dopo i mondiali del 1974 diventa capitano e in tale vece disputa anche quelli del 1978, in cui, causa alcune reti subite dalla distanza, qualcuno lo dà per finito. Grandissimo errore, perché Zoff si rifà quattro anni dopo, a quarant'anni, sollevando da protagonista la terza coppa del mondo della storia azzurra.
Zenga, Pagliuca e Peruzzi
Terminata la lunga parentesi di Dinomito, i pali della nazionale se li prendono diversi portieri. Quello più celebre dell'otto è certamente Walter Zenga, per tutti l'Uomo Ragno, titolare sia agli europei del 1988 che ai mondiali casalinghi del 1990. Purtroppo per lui, però, Zenga resta nella leggenda per l'uscita in semifinale contro l'Argentina che permette a Caniggia di segnare e pareggiare una partita che poi gli azzurri perderanno ai calci di rigore.
Dopo Zenga, il portiere titolare della nazionale diventa Gianluca Pagliuca, che si gioca la finale dei mondiali 1994 nonostante un'espulsione nella fase a gironi avesse costretto Sacchi a schierare Marchegiani nelle partite precedenti.
Pagliuca gioca anche i mondiali del 98, perché Peruzzi, che aveva preso il suo posto a Euro 96, si infortuna. Per inciso, per il portiere viterbese quella è l'unica competizione internazionale giocata da titolare nella sua carriera in nazionale.
I riflettori a Euro 2000 invece toccano a Francesco Toldo, che si ritrova catapultato tra i pali per l'infortunio di Buffon. L'estremo difensore, all'epoca alla Fiorentina, non fa certamente rimpiangere Super Gigi, visto che trascina, a sorprese anche per scommesse italiano, letteralmente gli azzurri alla finale, poi persa contro la Francia, soprattutto con la sua leggendaria prestazione contro l'Olanda, in cui affronta tra partita e lotteria dei rigori ben sei penalty, subendo solo una rete.
L'era Buffon
Dopo la sfortuna, però, è il momento di Gianluigi Buffon, che per un ventennio buono è non solo il titolare indiscusso della nazionale italiana, ma anche uno tra i portieri più forti del mondo. Il palmares del toscano parla da sé, tra titoli vinti con la Juventus, una Coppa UEFA sollevata con la maglia del Parma e soprattutto il mondiale del 2006 vinto da protagonista.
Quell'anno il Pallone d'Oro finisce a Fabio Cannavaro, ma se la giuria di France Football avesse deciso di premiare il portiere nessuno avrebbe avuto nulla da ridire, viste le parate pazzesche durante il torneo.
Basterebbe pensare che gli unici calciatori in grado di segnare all'estremo difensore azzurro in quel mondiale sono Zidane sul calcio di rigore e…Zaccardo con un'autorete che passa alla storia. Buffon, che in carriera ha giocato cinque mondiali (1998, 2002, 2006, 2010, 2014) è anche il primatista di presenze con la maglia della nazionale, ben 176, nonché il calciatore azzurro con più presenze da capitano (80).
La sua carriera, lunghissima e pluridecorata, chiude…la porta a un paio di generazioni di portieri italiani, che cercano di imporsi, ma quando si tratta di giocare in nazionale si trovano sempre davanti Super Gigi.
Donnarumma ed i rigori
Finché non arriva un altro Gianluigi, che di cognome fa Donnarumma. Il ragazzo prodigio cresciuto nelle giovanili del Milan esordisce in nazionale nel 2016 ad appena 17 anni, proprio come aveva fatto due decenni prima Buffon, a cui viene spesso paragonato e di cui prende il posto all’esordio. Dopo la delusione per la mancata qualificazione a Russia 2018, il nuovo CT Roberto Mancini promuove Donnarumma titolare e il portiere diventa uno dei punti fermi della nuova e giovane nazionale azzurra.
Le sue prestazioni a Euro 2020, in particolare quelle ai calci di rigore contro la Spagna in semifinale e contro l'Inghilterra in finale, sono fondamentali per il secondo titolo continentale degli azzurri e gli valgono da favorito per le scommesse calcio il premio Jašin, il corrispettivo del Pallone d'Oro per i portieri.
I portieri alle spalle di Gigio
Considerando che Donnarumma è un classe 1999, il "rischio" è che anche lui, come Buffon, apre una parentesi molto lunga tra i pali della nazionale. E nonostante dispiaccia per i tanti giovani di valore che arriveranno, quando davanti si ha uno così, è davvero difficile togliere il posto.
Non che qualcuno non ci stia provando, perchè nel giro della nazionale ci sono comunque altri estremi difensori che vogliono…fare le scarpe a Super Gigio. Quello con le credenziali migliori è certamente Alex Meret, che si è finalmente preso il Napoli e che ha dimostrato che tutto quello che si diceva di lui già dai tempi delle giovanili era vero.
Per lui finora sono arrivate una manciata di presenze, ma Mancini sa che in caso di problemi per Donnarumma ha un dodicesimo più che affidabile, che può essere anche un numero 1.
Dietro Meret scalpitano altri portieri che si stanno mettendo in luce in Serie A, come Ivan Provedel, Wladimiro Falcone e Marco Carnesecchi. Il biancoceleste è il più esperto dei tre, ma ha ricevuto la convocazione di Mancini per le partite contro Inghilterra e Malta, prima di dover rinunciare per problemi fisici.
Prima chiamata invece per l’estremo difensore del Lecce (ma di proprietà della Sampdoria) dopo la buona stagione nella massima serie con la maglia giallorossa.
Al posto di Provedel poi convocazione per il portiere della Cremonese (anche lui in prestito, stavolta dall’Atalanta), che comincia a essere troppo…vecchio per l’Under-21 e vuole prendersi la maglia numero 1 anche tra i grandi…
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 18 marzo 2022.