Tra le serie TV sportive, quella di Netflix ha riacceso, qualora ce ne fosse effettivamente bisogno, i riflettori sulla figura di David Beckham.
In quattro puntate di un’ora ciascuna, lo Spice Boy ha ripercorso non solo la sua carriera calcistica, tra Manchester United, Real Madrid, Los Angeles Galaxy, Milan e Paris Saint-Germain, ma anche la sua vita privata, tra il rapporto con i suoi genitori, l’amore per “Posh Spice” Victoria Adams e il post-calcio da passare assieme ai suoi figli.
Non mancano argomenti controversi, come il rapporto con Sir Alex Ferguson, il trattamento dei media nei suoi confronti ai tempi dell’espulsione contro l’Argentina ai Mondiali del 1998 oppure le accuse di tradimento a sua moglie che gli hanno mosso i tabloid al tempo del trasferimento a Madrid.
Il patrimonio dei Beckham vale 700 milioni di dollari
C’è una parte della vita di Becks che però non viene sviscerata del tutto, ovvero la sua capacità di essere manager di se stesso e soprattutto della sua immagine. Ovvero quell’abilità che lo ha portato, secondo la London School of Marketing, ad avere un patrimonio (considerando anche quello di sua moglie) di oltre 700 milioni di dollari.
E quindi si pone un quesito interessante: David Beckham è stato meglio (e ha guadagnato di più) da calciatore…o da imprenditore?
Le cifre suggerite dalla LSoM sembrano far propendere per la seconda opzione, ma da lì vanno scorporati i guadagni del brand di Victoria, che si attestano sui 14 milioni all’anno.
In questo i Beckham sono abbastanza equilibrati, perché anche gli introiti personali di “Golden Balls” si aggirano su quella cifra. E andando ad analizzare i guadagni da calciatore, forse va a finire che la maggior parte della sua fortuna Becks l’ha fatta davvero giocando a calcio, o comunque attraverso accordi legati al pallone.
Il contratto di Beckham con il Manchester United
Si parte dall’inizio, dai tempi del Manchester United. Nel 1999, anno in cui i Red Devils vincono il Treble, a sorpresa anche per le scommesse calcio, e il numero 7 arriva secondo nella classifica del Pallone d’Oro, il suo stipendio è di 2 milioni di sterline, che all’epoca sono oltre 3 milioni di euro.
Nel 2002 arriva il rinnovo, che lo porta a guadagnare 5 milioni, ma solo per una stagione, perché nel 2003 l’inglese si trasferisce al Real Madrid.
Tra Ley Beckham e designated player
I Blancos gli fanno firmare un contratto…galactico, da 16 milioni di dollari, che moltiplicati per le 4 stagioni passate al Bernabeu diventano 64. Da favoriti per le scommesse sportive, i calciatori del Madrid vincono la Liga 2006/2007.
Poi arriva il clamoroso passaggio ai Los Angeles Galaxy, con quello che all’apparenza sembra un passo indietro dal punto di vista economico. Anzi, per Beckham la MLS deve creare una regola ad hoc che permetta alle franchigie di sforare il salary cap per un calciatore, definito “designated player”.
Grazie a quella che diventa immediatamente nota come la “David Beckham Rule”, l’inglese ottiene un contratto quinquennale da 4 milioni di dollari, ma è solo la punta dell’iceberg. La realtà è che Becks firma un accordo molto più remunerativo non con la franchigia californiana, bensì con la stessa MLS.
Beckham uomo immagine della MLS
Puntando forte sul numero 7 per migliorare il suo brand, la lega nordamericana accetta di pagare a Beckham una percentuale sulle entrate ottenute grazie alla sua presenza e all’aumento di valore del campionato.
Risultato, come ha raccontato lui stesso l’inglese ottiene una minima parte di ogni incasso della MLS, a partire dalla vendita dei diritti TV fino ad arrivare ai soldi guadagnati dai venditori di hot dog durante le partite. In pratica, è stimato che l’accordo gli abbia portato 250 milioni di dollari in 5 anni.
Altro che 4 milioni… E poi, tanto per chiudere la carriera al top, quando Beckham è tornato in Europa al Paris Saint-Germain ha ottenuto un contratto annuale da 12 milioni di euro, che però sono stati interamente versati a un’associazione benefica per bambini parigina, una scelta totalmente in linea con il ruolo di ambasciatore UNICEF che l’inglese ricopre dagli anni Novanta.
La nascita dell'Inter Miami e l'ingaggio di Messi
E poi, una volta appesi gli scarpini al chiodo? Non finisce mica qui, perché Beckham sfrutta un’altra clausola del suo accordo con la MLS, quella che gli permette di creare una franchigia ex novo.
In teoria, i costi per la nascita di una società in seno alle leghe statunitensi sono quasi proibitivi, ma nel 2007 Becks fa mettere per scritto che una sua eventuale franchigia in MLS gli sarebbe costata appena 25 milioni di dollari.
Detto, fatto, nel 2020 nasce l’Inter Miami, che attualmente ha un valore che si aggira sui 500 milioni, anche considerando il fatto che è stato costruito uno stadio per far giocare la squadra della Florida e che gli accordi pubblicitari sono appena schizzati alle stelle, visto che nell’estate 2022 Beckham ha portato a Miami Leo Messi (a cui la franchigia si può permettere di pagare uno stipendio di 50 milioni all’anno), ma anche Sergio Busquets e Jordi Alba.
Beckham testimonial a vita di Adidas
I grandi colpi da imprenditore però Beckham non se li è tenuti solo per il calcio, perché i milioni guadagnati personalmente all’anno derivano dai diritti legati alla sua immagine.
Sin dagli anni Novanta, quando era il poster-boy della moda e della cultura di Sua Maestà, l’inglese ha prestato il suo nome e il suo volto per una lunghissima lista di marchi, alcuni dei quali tra i più famosi al mondo.
Tanto per cominciare, Beckham è da sempre uno dei volti di punta dell’Adidas, che lo paga 3 milioni di sterline all’anno anche se non gioca più da un decennio.
A proposito di volti, uno dei contratti pubblicitari più redditizi l’ex numero 7 l’ha firmato con la Gillette, di cui è stato testimonial per 3 anni per 40 milioni di sterline.
Per un decennio Beckham ha anche fatto pubblicità per la Pepsi, guadagnando un totale di 20 milioni di sterline, a cui si aggiungono altri 20 milioni grazie all’accordo con Emporio Armani, per cui l’inglese ha prestato il suo corpo statuario per pubblicizzare la linea di intimo della casa di moda italiana.
Tra le altre partnership molto redditizie ci sono quelle con Motorola, Vodafone, Marks & Spencer e Rage Software, con la creazione di quattro videogiochi che portano il suo nome. E siccome Becks è ormai un esperto di gestione dei diritti d’immagine, ha anche fondato la 1966 Entertainment, che gestisce le entrate commerciali della nazionale inglese. Insomma, sia dentro che fuori dal campo lo Spice Boy è stato decisamente un fuoriclasse…
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