Dopo un anno di stop, non senza polemiche per la mancata assegnazione a un Lewandowski pigliatutto, torna il Pallone d’Oro.
I candidati Italiani al Pallone d'Oro 2021
Roberto Baggio il Divin Codino
Il premio individuale più ambito del mondo del calcio, creato da France Football nell’ormai lontano 1956, catalizza sempre l’attenzione degli addetti ai lavori ma anche dei semplici tifosi, soprattutto quando la stagione non offre un netto favorito per andarsi a prendere il premio a Parigi.
I candidati Italiani al Pallone d'Oro 2021
Quando sono stati resi noti i trenta candidati, non è certo stata una sorpresa vedere quale nazione ha fatto la parte del leone: l’Italia, che in questa edizione porta ben cinque candidati. Normale, considerando che gli Azzurri hanno vinto gli Europei. E quindi Barella, Bonucci, Chiellini, Donnarumma e Jorginho (in rigoroso ordine alfabetico) possono sognare.
Tra loro, il grande favorito è il centrocampista del Chelsea, che ha anche vinto da outsider per le quote calcio la Champions League con i Blues. Certo, c’è di mezzo il solito Messi, che può vantare la Copa America con la sua Argentina, ed è meglio non sottovalutare Lewandowski, che forse meriterebbe un…risarcimento per l’edizione 2020.
Ma dopo ben quindici anni, il Pallone d’Oro può tornare a tingersi di azzurro. E sarebbe l’ennesimo capitolo di una storia eccezionale.
L'Italia e il Pallone d'Oro
Assieme alla Germania, infatti, l’Italia è la nazione che ha portato più calciatori al massimo riconoscimento internazionale, ben 5. Nella classifica per numero di premi gli Azzurri sono però solo al terzo posto posto, perché ognuno dei vincitori è stato in grado di portare a casa il prestigioso pallone di 12 chilogrammi e 31 centimetri di altezza solamente una sola volta.
E il primo, a ben vedere, del tutto italiano non è. Dopo il 1995, il premio è infatti stato aperto a calciatori di tutte le nazionalità, a patto che giochino in Europa. Ma prima per vincerlo bisognava avere un passaporto europeo.
In principio fu Sivori
Ed ecco perché dopo l’argentino Di Stefano che ne vince due per la Spagna, l’Italia approfitta della doppia nazionalità di Omar Sivori.
Nel 1961 el Cabezon, che all’Epoca gioca nella Juventus, si aggiudica il Pallone d’Oro con 46 punti, davanti al neo-interista Luis Suarez. Sivori in quell’anno è protagonista dello scudetto bianconero, segnando 25 gol in 27 partite e anche se in Coppa dei Campioni la Signora fa cilecca, uscendo al primo turno, la giuria decide di premiarlo, primo italiano dopo due spagnoli (Di Stefano e Suarez), l’inglese Matthews e il francese Kopa.
Il trionfo di Gianni Rivera
Negli anni successivi vanno vicini alla vittoria Rivera (secondo nel 1963) e Facchetti (secondo anche lui nel 1965). Ma se per il capitano dell’Inter non ci sarà una seconda chance, per il milanista c’è eccome. L’edizione 1969 se la aggiudica proprio lui, in un podio quasi tutto tricolore per la presenza di Gigi Riva, secondo a soli quattro punti dall’Abatino.
Ma se Rombo di Tuono a fine 1969 stava guidando il Cagliari allo Scudetto, Rivera aveva fatto di più, vincendo da protagonista la Coppa dei Campioni 1968/69 con i rossoneri, che battono clamorosamente per 4-1 l’Ajax di un ancora giovane Cruijff. Per assurdo, quella del Pallone d’Oro è una delle stagioni meno prolifiche del capitano milanista, che anche quando segnerà 25 gol in una stagione non si avvicinerà più al premio.
In compenso nel decennio successivo per gli italiani ci sono parecchie medaglie, ma mai…l’oro. Nel 1970 Riva arriva terzo, nel 1971 Mazzola è secondo, così come Zoff nel 1973.
1982: Pablito pigliatutto
Poi il vuoto, fino all’anno di grazia 1982. Con una stagione europea assai particolare (la Coppa dei Campioni 1981/82 la vince l’Aston Villa) è quasi ovvio che a decidere le sorti del Pallone d’Oro sarà il Mondiale di Spagna. Come finisce il Mundial, ogni italiano lo sa. E se gli Azzurri portano a casa la Coppa del Mondo, buona parte del merito è di Paolo Rossi. Pablito, che nel primo girone è quasi un fantasma, decide di esplodere nelle partite successive.
Tripletta al Brasile, doppietta alla Polonia e gol in finale alla Germania, abbastanza per assicurarsi il titolo di capocannoniere della manifestazione e di vincere il premio come miglior giocatore d’Europa, battendo anche abbastanza nettamente il francese Giresse e il polacco Boniek.
Gli anni Ottanta però finiscono qui, o quasi, perché a fine decennio c’è un piccolo sussulto. Nel 1989 Franco Baresi arriva secondo, schiacciato però dal compagno di squadra Van Basten.
E a Totò Schillaci non basta un mondiale 1990 da protagonista, perché la Coppa la vince la Germania e il Pallone d’Oro se lo prende Matthaus, lasciando all’azzurro la medaglia d’argento.
Roberto Baggio il Divin Codino
Per vedere un altro italiano sollevare il premio serve aspettare qualche anno in più. È il 1993 e il mondo si innamora (ulteriormente) di Roberto Baggio. Il Divin Codino regala al calcio una delle sua stagioni migliori. In Serie A il Milan di Capello gli toglie la gioia dello Scudetto, ma in compenso Baggio si prende il secondo posto della classifica marcatori. E fa la differenza in Coppa UEFA.
La Juventus arriva alla finalissima contro il Borussia Dortmund e si aggiudica il trofeo. A sollevarlo è proprio il numero 10, che in quella stagione indossa per la prima volta la fascia da capitano. Quando bisogna decidere a chi assegnare il premio, la giuria non ha dubbi: è un plebiscito per il Codino, favorito per le scommesse Italia che quasi doppia Bergkamp, arrivato secondo.
Baggio rischia di fare il bis nel 1994, ma paga il rigore sbagliato nella finale mondiale. Per lui secondo posto dietro a Stoichkov, mentre terzo arriva Maldini, che per poco non fa il double mondiale-Champions League.
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.