Dopo mesi di indiscrezioni e di lavoro per trovare un accordo, nasce la nuova Champions League. O meglio, la Champions League del futuro, quella che vedremo a partire dalla stagione 2024/25, quando terminerà il ciclo attuale. Ma siccome la prospettiva della SuperLeague ha sconquassato tutto, creando tensioni e sollevando problematiche da parte sia dei club che della UEFA, tanto meglio portarsi avanti con il lavoro e trovare una soluzione condivisa che riesca ad accontentare un po’ tutti.
E quindi il comitato esecutivo della federazione europea ha approvato il format che regolamenterà tra qualche anno la più importante competizione continentale per club. Ed ecco come funzionerà la nuova Champions League, a partire dalle squadre che prenderanno parte alla fase a gironi, fino ad arrivare al cambiamento della struttura di buona parte del torneo.
Il ranking ed i criteri per assegnare i posti in più
Ogni squadra giocherà almeno otto partite
Si passa a 36 squadre
La differenza più eclatante rispetto al format attualmente in vigore la si nota anche senza addentrarsi troppo nella nuova formula: ai nastri di partenza, dopo i turni di qualificazione, ci saranno 36 squadre e non più 32. E è sui quattro posti in più che si è combattuta una vera e propria battaglia, che si è legata a doppio filo alle richieste delle big di Andrea Agnelli e soci dell’ECA dopo il flop della Superlega.
Una delle proposte era infatti quella di garantire due dei quattro posti in più alla prima fase a squadre che non si fossero qualificate attraverso la posizione nei campionati nazionali o con la vittoria di Champions o Europa League, decise in base al ranking UEFA. Una mossa che avrebbe fatto contente le grandi società, che anche in caso di stagione fallimentare avrebbero potuto sperare di rientrare…dalla porta di dietro in Champions grazie a buone prestazioni europee negli anni precedenti.
Il ranking ed i criteri per assegnare i posti in più
Alla fine però non è andata così, perché il ranking per due posti conterà, ma non nel senso che ci si aspettava. Invece di premiare il singolo club, due dei nuovi slot aperti dal nuovo format saranno assegnati alle due nazioni con il ranking più alto.
A differenza di quanto si pensava, inoltre, non conterà il coefficiente che si utilizza per stabilire quanti posti ha un campionato nelle coppe, calcolato su base quinquennale. I tornei che garantiranno un posto in più verranno decisi di anno in anno, basandosi sul coefficiente nazionale guadagnato solo nella stagione appena terminata. Dunque, se per esempio il nuovo format fosse partito nella prossima stagione, a guadagnare due posti nella Champions League sarebbero state la Premier League inglese, che ha un coefficiente stagionale di 21,000, e l’Eredivisie olandese, che è al secondo posto con un coefficiente di 19,200.
Come dimostra l’esempio olandese, si capisce che anche una nazione relativamente di secondo piano, attraverso una buona annata delle sue squadre nelle coppe europee, può guadagnare uno dei due posti in più. Una decisione che, nelle intenzioni della UEFA, farà anche sì che le squadre di ogni torneo prendano molto più sul serio anche le competizioni di livello più basso, come Europa e Conference League, che a volte vengono snobbate dalle big che non riescono a qualificarsi per la Champions.
Basterebbe pensare che le italiane, con 7 squadre a disposizione, sono seste nel ranking stagionale con un punteggio di 15,428, lontane anni luce dalla posizione nel ranking che garantirebbe un posto in più. Dunque, a seconda di come le squadre della propria nazione si comporteranno nelle coppe in una singola stagione, si potrà capire se arrivare una posizione sotto a quella che di solito vale la Champions darà accesso all’Europa che conta.
E gli altri due posti in più? Beh, uno andrà automaticamente alla quinta nazione per coefficiente UEFA quinquennale (al momento la Francia, che infatti ha ancora tre squadre in Champions) e uno verrà invece messo a disposizione delle qualificazioni del percorso campioni.
Ogni squadra giocherà almeno otto partite
Terminata la lunga e complicata disamina sui posti in più, si passa all’altra grande rivoluzione, il numero di partite stagionali. Per venire incontro alle big, che chiedevano più partite della fase a gironi, si è deciso di cambiare del tutto la formula della prima fase. Ogni club giocherà otto partite, invece delle sei attuali.
Un bel peso per i calendari dei campionati nazionali, ma comunque un accordo che va ad alleggerire quella che era la proposta iniziale dei grandi club, ovvero quella di giocare ben 10 partite per squadra nella prima fase, un’idea che i responsabili dei tornei più importanti hanno ritenuto troppo penalizzante per l’organizzazione dei propri campionati.
L’altra novità è quella della classifica della prima fase, che sarà unica, invece di basarsi sulla classica struttura a gironi del passato. In questa maniera le prime otto squadre sarebbero automaticamente promosse ai quarti di finale, mentre quelle dalla nona alla ventiquattresima andrebbero ad affrontarsi in un turno intermedio, sulla scia di quanto già deciso per l’Europa e la Conference League del triennio attuale, in cui le seconde dei gironi vanno ad affrontare le squadre che sono scese nella competizione inferiore al termine della prima fase.
Così facendo si deciderebbero le altre otto squadre qualificate per gli ottavi, per poi continuare con la classica fase a eliminazione diretta, la più bella ed imprevedibile anche per le quote Champions!
Final Four o semifinali?
Resta però ancora più di qualche dubbio riguardo la struttura della nuova Champions League. In primis andrà definito il modo in cui verranno decise le partite della prima fase, considerando che non ci dovrebbero essere gironi e che comunque gli otto match di ogni squadra dovranno essere più o meno equilibrati. E poi resta in ballo anche la questione Final Four.
L’edizione 2020 della Champions League, quella con una fase finale che si è tenuta per forza di cose in Portogallo per i noti problemi a livello mondiale, ha solleticato parecchio la UEFA, che potrebbe puntare alla creazione di una vera e propria “settimana del calcio” nella sede prescelta, che inizierebbe con le semifinali a partita unica del torneo e terminerebbe con la finalissima.
Tutti particolari che verranno pian piano rivelati man mano che i colloqui a Vienna proseguiranno. Quel che è certo è che la nuova Champions League è già stata ribattezzata “Super Champions League”, proprio per la nuova formula che strizza l’occhio alle richieste di club delusi dal flop della Superlega. Ma come dimostra la cavalcata del Villarreal, davvero impronosticabile per le scommesse calcio la UEFA ha tutte le ragioni per sostenere anche la meritocrazia sportiva.
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