Come si può diventare coach nella lega più competitiva e spettacolare del Mondo? La NBA è, senza dubbio, il marchio più riconoscibile del basket a livello globale. Tutti i ragazzi sognano prima o poi di sbarcare in NBA, dove li attendono la fama, il successo e contratti multimilionari. Non solo, li attendono anche staff tecnici molto strutturati che accompagnano il lavoro del capo allenatore.
Come si fa però a diventare head coach in NBA? Non esiste una strada unica, così come accade anche nel mondo del calcio. C’è chi fa la gavetta nei campi minori come Maurizio Sarri, chi emerge dai settori giovanili come Simone Inzaghi o chi, come Mourinho, prima di diventare un vincente seriale in tutte le competizioni per le scommesse calcio, inizia la sua carriera da assistente per poi arrivare sul tetto d’Europa.
L'esperto di... video
È l’incredibile parabola di Erik Spoelstra. Il coach dei Miami Heat, uno dei più longevi in NBA visto che è in carica dal 2008, ha in realtà iniziato la sua carriera con la franchigia della Florida addirittura nel 1997. All’inizio Spoelstra era il coordinatore video degli Heat, ovvero si occupava di procurare e preparare le immagini video per le analisi pre/post partita da presentare ai giocatori.
Nel ’99 è diventato assistente allenatore con compiti di scouting e nel 2001 è stato nominato direttore dell’area scouting ed assistente allenatore sempre a Miami. Ruolo che ha ricoperto fino al 2008, quando Pat Riley ha deciso di affidare a Spoelstra la panchina degli Heat prima dell’arrivo dei Big Three, dei due anelli nel 2012 e 2013 e del titolo di Coach of the Year vinto nel 2017.
Carriera molto simile per l’attuale head coach dei Philadelphia 76ers, Brett Brown. Dopo un’avventura di quasi 15 anni in Australia, arriva nel 2002 la chiamata dei San Antonio Spurs che lo nominano come responsabile dello sviluppo dei giocatori nel roster dei texani. Il suo ottimo lavoro lo ha portato poi, nel 2007, a diventare un assistente di coach Popovich, prima della chiamata dei Sixers nel 2013.
A Philadelphia, Brett Brown ha ottenuto due qualificazioni ai Playoff con altrettante eliminazioni al secondo turno, per mano dei Celtics nel 2018 e per mano dei Raptors campioni NBA la scorsa stagione. Proprio quella Toronto guidata da un altro coach che ha fatto tanta gavetta per diventare capo allenatore in NBA, ovvero Nick Nurse. Dopo quindici anni da capo allenatore in Europa tra Regno Unito e Belgio, nel 2007 l’attuale coach dei Raptors decide di tornare in America per allenare in G-League, la lega di sviluppo americana.
Prima quattro anni in Iowa, poi altre due stagioni in Texas sulla panchina dei Rio Grande Valley Vipers prima dell’arrivo nel 2013 a Toronto, da assistente di Dwane Casey per ben cinque stagioni. Fino all’estate del 2018, quando il GM dei Raptors Bobby Webster decide di licenziare Casey affidando la panchina a Nurse, che riuscirà a vincere il titolo, da outsider per le scommesse, nella sua prima stagione in NBA.
Dal college e dalla tv
Si può arrivare anche in altri modi in NBA. È quasi paradossale il percorso di Steve Kerr, ex compagno di Michael Jordan ai Chicago Bulls. L’ex guardia dopo il suo ritiro decise di diventare GM, guidando i Suns dal 2004 al 2010 ottenendo buonissimi risultati senza mai però arrivare alla Finals. Dopo quattro anni come analista per la tv americana, arriva la chiamata dei Golden State Warriors, ma stavolta non per il ruolo di General Manager ma per guidare la squadra dalla panchina.
Quella decisione ha portato i Warriors a vincere tre titoli e lo stesso Kerr ad essere nominato Coach of the Year nel 2016. Molti coach giovani sono però arrivati negli ultimi anni in NBA dopo diverse esperienze nella NCAA. È il caso di Brad Stevens, sulla panchina dei Celtics dal 2013 e testa in campo di Ainge, dopo ben dodici anni passati a Butler (sei da assistente, sei da capo allenatore con due Final Four conquistate nel 2010 e nel 2011).
Discorso simile anche per Billy Donovan, che dopo vent’anni da capo allenatore dei Florida Gators conditi da due titoli NCAA ha deciso di accettare l’offerta dei Thunder e diventare head coach ad Oklahoma City.
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Nick Wass e Lynne Sladky.