Vincitori e vinti, velocissimi o mai qualificati a un gran premio, specialisti in pole position e abbonati all’ultima fila: i piloti italiani hanno disputato 806 gran premi, vincendone 43 e conquistando 3 titoli iridati.
Sul nostro blog abbiamo raccolto le storie più interessanti, quelle di nostri connazionali che, più degli altri, hanno fatto la storia del grande circus dell’automobilismo mondiale..
Alberto Ascari
Nato a Milano il 13 luglio 1918, Alberto Ascari è il pilota italiano che ha conquistato più titoli mondiali in Formula 1, vincendo nel 1952 e nel 1953 con la Ferrari, nonché l’ultimo nostro connazionale a laurearsi campione del mondo. Detiene il record della più alta percentuale di vittorie in una stagione: nel 1952 vinse sei delle otto corse in calendario; perse la vita il 26 maggio 1955 sull’autodromo di Monza, che gli ha intitolato una Variante.
Luca Badoer
Il collaudatore con la più lunga militanza nella storia della Ferrari, campione del mondo di Formula 3000 nel 1992, detiene un record non invidiabile nella storia della Formula 1.
È il pilota che ha concluso il maggior numero di gran premi (51) senza conquistare punti.
Riccardo Patrese
Quella del padovano Riccardo Patrese è stata una delle più lunghe carriere dell’intera storia della Formula 1: fino al 1998, infatti, deteneva il record di gran premi disputati (256) che rimane, comunque, il primato relativo ai piloti italiani.
Patrese ha conquistato, inoltre, 37 podi e 6 successi nei singoli gran premi, con 8 pole position.
Jarno Trulli
Secondo italiano con più gran premi all’attivo (252), Jarno Trulli ha conquistato un’unica vittoria, sul mitico circuito di Monte Carlo nel 2004 con la Renault, dopo ben 118 gare d’attesa (primato per un nostro pilota).
Trulli, che porta il nome del campione di motociclismo finlandese Jarno Saarinen, è l’unico pilota nella storia ad aver terminato almeno un gran premio in ogni posizione della graduatoria finale, dalla prima alla ventunesima.
Andrea De Cesaris
Andrea De Cesaris è stato soprannominato dalla stampa britannica Andrea de Crasheris, per via dei numerosi e spesso spettacolari incidenti in cui è incorso durante la sua lunga carriera automobilistica. Sulle 208 partenze nelle prove del campionato mondiale, infatti, De Cesaris ha collezionato ben 148 ritiri.
Arturo Merzario
Ha corso il Mondiale da pilota tra il 1972 e il 1979, famoso per il cappello da cowboy che era solito indossare nel paddock: ma è in un’altra veste che qui vogliamo ricordare Arturo Merzario. Il suo esperimento come costruttore durò un paio di anni. Nel biennio 1978-79 le Merzario, con la livrea rossa, corsero sulle piste della Formula 1, senza molta fortuna, soprattutto a causa dei pochi soldi a disposizione del volenteroso comasco che era anche pilota di una delle due vetture iscritte al campionato.
Dopo alcuni sponsor poco più che artigianali, nel 1979 arrivò a sostenere la scuderia italiana un’impresa di pompe funebri, con il risultato che uno dei finanziatori principali, produttore di profumi, decise di togliere il suo logo dalle fiancate della Merzario.
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Bruno Giacomelli
Tra il 1977 e il 1983, Bruno Giacomelli era stato un buon pilota di Formula 1, con McLaren, Alfa Romeo e Toleman, capace anche di salire sul podio nel Gran Premio di Las Vegas 1981. Nel 1990, fu chiamato a tornare nel circus da Ernesto Villa per la sua Life, una delle automobili che ha ottenuto i risultati peggiori nella storia.
Nel Gran Premio di San Marino di quello stesso anno, Giacomelli ottenne un record negativo: durante le prequalifiche, la sua macchina decise che gli avrebbe consentito di usare solamente la terza marcia e Bruno, spaventato dalle vetture che lo sorpassavano come missili, impiegò più di sette minuti a completare il giro, a una velocità media di 22 miglia all’ora: è ancora oggi il giro più lento di tutta la storia della Formula 1.
Gli altri
Enrico Bertaggia e Claudio Langes, pur essendo stati entrambi guide ufficiali, rispettivamente della Coloni nel 1989 e della EuroBrun nel 1990, non sono mai riusciti a qualificarsi per un gran premio, non andando addirittura mai oltre le prequalifiche.
Lella Lombardi, piemontese di Frugarolo, classe 1941, Maria Grazia "Lella" Lombardi è stata la seconda donna a guidare una monoposto in Formula 1 e quella che è riuscita a disputare più gran premi, 12 contro i 4 di Maria Teresa de Filippis. A bordo di una March motorizzata Ford, nel Gran Premio di Spagna 1975, grazie al sesto posto finale, fu la prima donna ad andare a punti in una gara del Mondiale.
Maria Teresa de Filippis e Giovanna Amati sono state, rispettivamente, la prima e l’ultima donna a guidare una monoposto nel Mondiale della massima serie. Maria Teresa de Filippis si schierò alle qualifiche di cinque gran premi nelle stagioni 1958 e 1959 a bordo di una Maserati e di una Behra-Porsche. Tagliò traguardo in una sola occasione, in Belgio nell’anno del debutto.
Giovanna Amati iniziò la sua carriera come collaudatrice della Benetton di Flavio Briatore nel 1991 e l’anno successivo ottenne un ingaggio come guida ufficiale dalla Brabham: il suo debutto in Sud Africa fu, però, un disastro e mancò la qualifica con un tempo di quattro secondi peggiore del suo compagno di squadra Eric van der Poele. Dopo aver fallito la qualificazione anche nei due appuntamenti successivi, in Messico e in Brasile, fu licenziata e sostituita da Damon Hill.
Marco Apicella merita un posto tra le nostre storie perché detiene il record della più breve carriera di sempre nella massima serie delle corse automobilistiche. Iscritto, infatti, solamente al Gran Premio d’Italia 1993 a bordo di una Jordan, riuscì a percorrere solamente 800 metri dopo la partenza, fino alla prima curva, prima di essere costretto al ritiro da un incidente con il finlandese JJ Lehto su Sauber. Decise così di tornare a correre nel campionato giapponese di Formula Nippon.
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*La foto di apertura dell'articolo è di Pavel Horejsi (AP Photo). Prima pubblicazione 19 marzo 2020.