Dopo decenni in cui le squadre italiane dominavano in Europa, le coppe continentali sono diventate un vero tabù per i club della Serie A. I tempi in cui le rappresentanti tricolori vincevano trofei a ripetizioni, a volte monopolizzando addirittura le finali, sembrano addirittura più lontani di quanto non siano.
Nell’ultimo decennio, solo quattro squadre italiane sono riuscite ad arrivare all’ultimo atto di una competizione UEFA: la Juventus, due volte finalista perdente di Champions League (2015 e 2017), l’Inter, che è stata sconfitta nell’edizione 2019/20 dell’Europa League, e la Roma, che ha vinto la prima edizione della Conference League.
La bacheca tricolore è rimasta, quindi, vuota per oltre un decennio.
Gioco europeo
Come mai? Difficile dare una risposta univoca, anche perché il problema è abbastanza…adulto ormai. Vero, nei primi anni del millennio l’Italia ha portato a casa tre Champions (due con il Milan e quella dell’Inter), ma se si guarda le quote vincente Europa League, le nostre squadre non la vincono da quando si chiamava ancora Coppa UEFA, con il Parma più forte della storia nella stagione 1998/99.
E se per la seconda competizione continentale può esserci stata, almeno all'inizio, una certa tendenza a snobbare il torneo da parte delle italiane, non può certo valere la stessa cosa per la Champions. Dunque, c’è qualcosa che impedisce alle italiane di dare il massimo in Europa? Probabilmente la risposta sta nel modo di giocare dei club della Serie A.
Il calcio all’italiana è stato al top in due diversi periodi storici, negli anni Sessanta e tra gli anni Ottanta e Novanta. E non per nulla quelli sono gli anni in cui sono concentrati i maggiori successi continentali delle nostre rappresentanti. Ma ora in Europa si è diffuso un modo di giocare che non per nulla viene definito “europeo”, che ha ben poco a che vedere con quello che utilizzano, consciamente oppure no, le italiane.
In un campionato fortemente tattico come quello tricolore, le big sanno infatti benissimo che, per quanto la differenza di valori in campo sia abissale, non è possibile presentarsi contro nessuna avversaria senza aver minuziosamente preparato il match.
Assolutamente vietato, poi, scomporsi, onde evitare ripartenze fulminee. Il gioco italiano, quindi, è parecchio compassato e cozza completamente con quello che si vede ormai con costanza nelle coppe.
Il calcio “all’Europea” è infatti quello che ha preso piede negli ultimi anni, fatto di tanti uno contro uno in tutte le zone del campo e che per forza di cose lascia parecchi più spazi a entrambe le squadre.
La Juve nel 2018 aveva addirittura acquistato CR7, Re incontrastato della Coppa delle grandi orecchie, per puntare alla vittoria continentale!
Un calcio più offensivo
Un calcio decisamente più fisico e soprattutto molto meno tattico di quello che si gioca in Italia. Non è un caso se nei match continentali le squadre tricolori sembrano andare parecchio più lente rispetto alle avversarie, soprattutto a quelle di campionati dove la fisicità è preponderante, come la Premier League.
E anche negli scontri contro squadre di nazioni in cui non c’è poi così tanta attenzione al fisico, la differenza si vede comunque nell’approccio tattico. Tranne rare eccezioni, come il Villarreal degli ultimi anni, a sorpresa per le quote scommesse calcio in semifinale nell'edizione 2022 della Champions, quasi tutti giocano un calcio più offensivo e meno calcolato delle italiane.
Il che porta a una difficoltà per le nostre squadre più importanti, poco abituate a giocare di rimessa e a “folate” micidiali, come quelle viste nella doppia sfida di Champions tra Real Madrid e Manchester City, e più adatte a un gioco di costruzione e di manovra, poco verticale.
Gli esempi di Ajax e Lipsia
La differenza si nota, perché non sono poche le squadre che, seppur provenendo da campionati meno importanti o non essendo tra le big consolidate dell’Europa che conta, hanno fatto benissimo grazie a un gioco all’Europea.
Impossibile non ricordare l’Ajax della stagione 2018/19, guidato da Erik Ten Hag, che elimina prima il Real Madrid e poi la Juventus, prima di soccombere al Tottenham.
E che dire del Lipsia di Nagelsmann, che con le sue ripartenze arriva alla finale nella stagione successiva?
L’esempio più importante, ovviamente, resta però quello del Liverpool di Klopp, maestro di quel gioco basato sul pressing non appena si perde palla e sugli uno contro uno a tutto campo, che magari fa ballare un po’ troppo la difesa (ma in quel caso ci sono Van Dijk e Alisson), ma che regala ai Reds un potenziale enorme quando si tratta di attaccare.
E anche le altre big di Premier League, nonostante un atteggiamento meno martellante nei ritmi, sono comunque su quella scia.
Persino il Chelsea di Tuchel, che di fronte al Liverpool sembra una squadra quasi difensivista, è cento volte più europea della Juventus delle ultime stagioni.
Così i calciatori compresi tra gli acquisti Inter non si proiettano non solo sulla A, ma devono essere giocatori, appunto, di respiro... internazionale!!!
L'eccezione Atalanta
Il dubbio, dunque, viene: c’è qualcuno in Italia in grado di giocare un calcio meno italiano e più europeo? A guardare gli ultimi anni, la risposta è sì e per vederla da vicino bisogna andare a Bergamo. Nel corso delle stagioni più recenti, l’Atalanta si è guadagnata il titolo di squadra più europea d’Italia e non certo senza ragione.
Il modo di giocare portato a Zingonia da Gian Piero Gasperini è quanto di più simile (almeno in terra italica) a quanto si vede al top del Vecchio Continente. Gasp ha modellato la sua squadra basandosi sugli uno contro uno e su una condizione fisica invidiabile.
Un connubio che ha portato l’Atalanta, non certo una corazzata, a competere per lo scudetto, ma soprattutto a dire la sua con continuità nelle coppe europee. Tra Champions League ed Europa League, la Dea se l’è giocata alla pari contro il Liverpool o contro l’Ajax, non snaturandosi e proponendo lo stesso calcio che in Italia ha intrigato molti, con le folate di Muriel, Zapata e compagni che hanno scassinato anche le difese più ostiche.
Mou e le 5 coppe
E non è certo un caso che le cose migliori, in Serie A, la Dea le abbia fatte contro le big. Quelle stesse big che ormai sono abituate a lavorare con pazienza e meticolosità contro avversari che si chiudono a riccio, per poi farsi infilare non appena le si mette contro a un uno contro uno a tutto campo. Dimostrazione ne sia lo strano rapporto…con la Roma.
Negli ultimi anni, i nerazzurri hanno spesso battuto anche nettamente i giallorossi. Poi, con l’arrivo di Mourinho, lo score nella stagione in corso si è ribaltato. Già, Mourinho. L’ultimo allenatore a vincere in Europa... due volte!
Lo Special One è europeo? Sì e no, perché alle folate in attacco unisce una difesa ferrea e schiacciata, che pressa quasi sempre dalla sua metà campo ed è poco incline ad accettare l’uno contro uno. Eppure, come dimostra anche l’Europa League vinta con lo United qualche anno fa, il suo calcio nelle competizioni continentali continua a essere redditizio. Ma visto che si parla di Mou, meglio accettare che la sua sia l’eccezione…che conferma la regola!
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