Real Madrid-Barcellona. Castiglia contro Catalogna, la corona contro gli indipendentisti, Di Stefano contro Puskas, Breitner contro Cruijff, Butragueño contro Zubizarreta, Cristiano Ronaldo contro Messi.
E poi il caso Figo, le polemiche infinite, i salti della barricata come quelli del Fenomeno, di Laudrup o di Luis Enrique. In una parola, il Clasico. Anzi, no, meglio con due S, all’italiana. Perché in fondo la storia della più spagnola delle partite è in qualche maniera anche intrisa di tricolore. Nel match tra le squadre di Zidane e di Koeman di italiano non ci sarà tanto, ma negli anni passati la bandiera italiana ha sventolato fiera sia al Bernabeu che al Camp Nou. E in maniere molto variegate.
Calciatori e tecnici
Non si può non cominciare con i giocatori, perché in fondo in campo ci vanno loro. Il Real Madrid cala un tris non da poco. Il primo azzurro a giocare al Bernabeu è Christian Panucci, che vola in Spagna nel gennaio 1997. Per lui parecchie soddisfazioni, tra cui una Liga e una Champions League da aggiungere a quelle milaniste. Va peggio a Cassano, che si trasferisce a Madrid nel 2006 ma si deve accontentare di un campionato vinto e di confermare la sua fama di calciatore e ragazzo assolutamente imprevedibile.
Qualche mese dopo, col titolo di Campione del mondo in tasca, arriva anche Cannavaro, che resta fino al 2009 e di scudetti ne vince due. Filo conduttore degli italiani in Blanco è ovviamente Don Fabio Capello, che per ben due volte allena il Real, vince la Liga e… se ne va. Nella seconda avventura il friulano porta con sé anche Franco Baldini come segretario tecnico, che regala ai Blancos un certo Gonzalo Higuain.
Il premio grande però lo conquista Carlo Ancelotti, che nel 2014 riesce nell’impresa di regalare al Real la tanto agognata Decima. Con lui però di connazionali in campo non ce ne sono. In compenso, dopo Ancelotti arriva Benitez che porta con lui Fabio Pecchia, che vive una tanto breve quanto inattesa esperienza da vice alla Casa Blanca.
Un dilemma per sabato pomeriggio #24ottobre alle 1⃣6⃣. Che guardiamo? ????
— 888Sport.it (@888sport_it) October 19, 2020
Anche in Catalogna però non è che si siano fatti mancare gli italiani. I catalani rispondono al Real con un altro tris. Il primo italiano blaugrana è Francesco Coco, per cui il Camp Nou nel 2003/04 è un breve intervallo tra la maglia del Milan e quella dell’Inter. Altra caratura quella di Demetrio Albertini, che, dopo aver vinto tutto con il Milan, nel 2005 decide di chiudere una carriera stellare vincendo la Liga.
Come Cannavaro, anche un altro campione del mondo nell’estate 2006 lascia la Juventus: Gianluca Zambrotta si prende la fascia sinistra del Barcellona per due stagioni, vincendo però solo una Supercoppa, da favorito per le scommesse La Liga nel derby catalano.
Di allenatori italiani al Camp Nou neanche l’ombra? Errore, perché nella stagione 1955/56 da quelle parti c’è Sandro Puppo, che ai catalani e al calcio spagnolo e mondiale fa un regalo mica da niente: lancia in prima squadra un certo Luis Suarez, unico Pallone d’Oro iberico e protagonista anche delle notti magiche della grande Inter. E anche dietro una scrivania, gli italiani sono molto considerati: Ariedo Braida, l’uomo dietro gli acquisti del Milan degli Invincibili, è stato direttore sportivo dei blaugrana dal 2015 al 2019.
Le sponsorizzazioni
Persino gli sponsor nel Clasico hanno parlato italiano. Quando la Liga apre ai marchi sulle maglie da gioco, il primo a prendersi lo spazio sulla camiseta blanca del Real è l’italianissimo marchio Zanussi, azienda veneta di elettrodomestici nata nel 1916 a Pordenone. Dopo due stagioni tocca a un altro brand di eccellenza dell’economia tricolore: la Parmalat, che sponsorizza il Real della Quinta del Buitre negli anni di maggior successo, prima di lasciare spazio al Barcellona di Cruijff.
Il Barça non ha mai ospitato marchi italiani come sponsor ufficiale, ma si è invece affidato a un’azienda italiana come sponsor tecnico. Per sei anni, dal 1992 al 1998, è toccato alla Kappa creare le maglie dei blaugrana che in quel periodo indossano campioni come Ronaldo o Rivaldo.
E siccome in Italia c’è parecchio interesse per il match, normale che le televisioni del nostro paese abbiano spesso trasmesso il Clasico. Indimenticabili gli anni Novanta, in cui la Liga entrava nelle case degli italiani il sabato sera attraverso Telemontecarlo. Poi è stato il turno di Sky (e per un anno anche del canale in chiaro Cielo), mentre il match del 24 ottobre sarà trasmesso da DAZN.
Che trionfi in Italia
Impossibile però non concludere con i dolcissimi ricordi in Italia per entrambe le squadre. Le ultime due finali di Champions League disputate in terra tricolore sono state infatti vinte dai blaugrana e dai blancos. Quella di Roma del 27 maggio 2009 ha visto di fronte il Barcellona di Guardiola e Messi e il Manchester United di Ferguson e Cristiano Ronaldo. Le quote calcio sono equilibrate, ma la Grande Coppa la portano a casa i catalani, con reti di Eto’o e di Messi.
Il 28 maggio 2016 Milano diventa invece provincia…di Madrid, considerando che a San Siro la Champions se la giocano il Real e l’Atletico. I Colchoneros vanno in svantaggio nella prima frazione e poi pareggiano, dopo aver fallito un penalty, nel secondo tempo. Supplementari inchiodati sul risultato di 1-1. Ai rigori è decisivo CR7. Perché in fondo il Clasico…è anche un pezzo d’Italia.
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono rispettivamente di Martin Meissner e Paul White.