Essere il terzo incomodo, di solito, non è mai una cosa positiva. Ma dipende, perché ci sono situazioni in cui diventa un titolo di merito. Basterebbe pensare alla Liga, dove da ormai parecchi anni c’è una situazione che rischia di diventare assai monotona: Real Madrid, Barcellona, Barcellona, Real Madrid.
Dal titolo del Valencia nella stagione 2004/05, solo una volta qualcuno è riuscito a mettere i bastoni tra le ruote alle due grandi di Spagna: l’Atletico Madrid di Diego Simeone, che nella stagione 2013/14 ha vinto il titolo nazionale e, se Sergio Ramos non ci avesse messo la testa a pochi secondi dalla fine del recupero, avrebbe anche strappato la Decima dalle grinfie degli odiati concittadini. Ora il Cholo ci riprova, anche approfittando di una partenza falsa del Barcellona e di alcuni problemi a carburare del Real campione in carica.
Invece l’Atletico, secondo in classifica ma con due partite in meno rispetto alla Real Sociedad, dopo un paio di stagioni complicate sembra, almeno in patria, aver ritrovato lo smalto e il modus operandi dei tempi migliori: vittorie magari di misura (gli 1-0 contro Barcellona e Valencia lo testimoniano), porta quasi sempre inviolata (Oblak da quando è al Wanda in media lascia a secco gli attaccanti avversari una partita su due) e tanto lavoro, perché da quelle parti non ci sono tutti i mezzi economici che hanno a disposizione le grandi avversarie. Non bisogna però fare l’errore di considerare l’Atletico un club povero, anzi. I soldi ci sono, ma vengono spesi oculatamente.
La politica di cessioni dell'Atletico
E vengono incassati, perché negli ultimi tredici anni i Colchoneros hanno ricevuto 400 milioni di euro soltanto da ragazzi delle giovanili. Sempre però sostituendo grandi calciatori con nuove pedine all’altezza. Basta pensare a Joao Felix, acquistato per 120 milioni pochi giorni dopo che il Barcellona aveva pagato la stessa cifra per attivare la clausola rescissoria e portare al Camp Nou Antoine Griezmann.
O, per rimanere alla stagione in corso, il cambio in avanti che ha coinvolto anche la Juventus: fuori Morata in prestito oneroso (10 milioni) più diritto di riscatto per i bianconeri, dentro Luis Suarez a parametro zero. Certo, il Pistolero non è più giovanissimo, ma Simeone, anche considerando la scorsa stagione dello spagnolo, ha preferito fare all in sull’uruguaiano e lasciare andare l’ex Chelsea e Real Madrid.
E un po’ tutte le operazioni del mercato estivo sono state sulla stessa falsariga, sostituendo chi andava via con qualcuno dalle caratteristiche necessarie al gioco del Cholo; il successo in Liga non sarebbe più una sorpresa per le scommesse calcio
Dunque, via Thomas Partey, con l’Arsenal che ha pagato la clausola da cinquanta milioni del centrocampista ghanese e dentro Torreira, che all’Emirates era di troppo e che attualmente al Wanda Metropolitano è in prestito con diritto di riscatto a favore degli spagnoli. Con i soldi incassati da Thomas, l’Atletico ha in pratica completato il suo calciomercato in entrata: per 15 milioni è arrivato Kondogbia dal Monaco, a rinforzare un centrocampo assolutamente di livello per quello che riguarda i nomi, ma che era povero di alternative, numericamente parlando.
E poi altri milioni sono stati versati al Dalian per riportare a “casa” il belga Carrasco, che nel 2018 era… fuggito in Cina facendosi attrarre dai milioni del calcio del Dragone e garantendo all’Atletico anche 30 milioni di euro. Considerando che era stato acquistato dal Monaco per 15 milioni e che è tornato più o meno a quella cifra, i Colchoneros ci hanno fatto anche una non disprezzabile plusvalenza.
A chiudere le operazioni principali l’acquisto per 3,5 milioni del portiere Grbic, la cessione per 9 milioni al Monaco (società da sempre amica) del terzino sinistro Caio Henrique, quella in prestito con diritto di riscatto di Santiago Arias al Bayer Leverkusen e quella di Kalinic al Verona per poco meno di due milioni. Dunque, bilancio estivo in lievissimo passivo, ma solo perché si considerano spesi a inizio stagione i 35 milioni con cui è stato riscattato Morata dal Chelsea nella scorsa primavera.
Gli ingaggi calmierati
Spendere sì, ma spendere bene, anche quando si parla di ingaggi. La… fortuna dell’Atletico, da questo punto di vista, è che Simeone nel corso degli anni non ha mai utilizzato una rosa troppo ampia. Il Cholo ha bisogno dei suoi fedelissimi e di buone alternative, ma non si è mai fatto problemi a lanciare ragazzi della cantera quando ce n’è stato bisogno. Di conseguenza, meno contratti pesanti e più margine per pagare bene le stelle.
Certo, la sospensione ha avuto un certo impatto sul monte ingaggi, che è sceso del 27% rispetto alla stagione 2019/2020: i Colchoneros spendevano 348 milioni di euro lordi per gli stipendi dei calciatori, mentre l’ultima comunicazione della Liga, attentissima ai conti dei club membri, parla di 252 milioni messi a bilancio per questa stagione.
Gli ingaggi più pesanti sono certamente quello di Oblak, che lo scorso anno ha rinnovato a oltre 10 milioni a stagione, di Koke, che con il suo accordo guadagna 13,6 milioni e di Diego Costa, che si aggira anche lui su quelle cifre. Più contenute quelle che riguardano Luis Suarez e Joao Felix. Il Pistolero guadagnerà 7,5 milioni per due anni, mentre il portoghese, in attesa del primo rinnovo, è fermo a 4 milioni a stagione.
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Non si può però dimenticare che sul monte ingaggi pesa eccome il contratto di Diego Pablo Simeone, che è l’allenatore più pagato al mondo. Per il Cholo nel 2019 è arrivato un rinnovo faraonico, grazie al quale riceve 40 milioni di euro lordi a stagione.
In pratica, il tecnico argentino guadagna meno soltanto rispetto a Leo Messi e, considerando che non è affatto detto che il suo connazionale rimanga al Barcellona, rischia di diventare il tesserato con lo stipendio più alto di tutta la Liga. Ma se la stagione finisse con l’Atletico in cima alla classifica, si confermerebbe quello che sembra il vero e proprio motto dei biancorossi: spendere sì, ma spendere bene…
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*Le immagini dell'articolo sono di Bernat Armangue (AP Photo).