Quando Gerard Piquè ha lanciato la sua Kings League, le reazioni sono state quasi tutte perlomeno perplesse. Certo, l’ex difensore del Barcellona e della nazionale spagnola aveva più volte espresso idee molto particolari sul futuro del calcio, ma nessuno immaginava che le avrebbe messe in pratica davvero e così velocemente.
Già quando era ancora in attività, il catalano aveva spiegato che il calcio com’è oggi rischia di non essere interessante per le nuove generazioni, quelle che vivono costantemente sui social e che seguono le trasmissioni in streaming.
E proprio questo è il pubblico che Piquè ha voluto attirare creando la sua competizione, la Kings League, che a dispetto dei commenti anche a volte sprezzanti (come quello del numero uno della Liga, Tebas, che l’ha definita senza mezzi termini “un circo”) si è rivelata un successo enorme.
Le regole della Kings League
Ma è meglio partire dall’inizio: come funziona la Kings League? Si tratta di un torneo di calcio a sette, composto da 12 squadre, ma con regole abbastanza particolari, alcune delle quali sono state decise attraverso una votazione avvenuta sui social network prima della partenza della prima edizione del torneo.
Tra le variazioni più inattese al regolamento ci sono intanto la durata dei match, 40 minuti divisi in due metà da 20 ciascuna, ma anche il calcio di inizio stile pallanuoto, con le squadre che partono dai lati del campo per raggiungere il pallone, le esclusioni temporanee dal campo in caso di cartellini (2 minuti per il giallo, 5 per il rosso), il numero illimitato di sostituzioni, i calci di rigore stile shoot-out con partenza da metà campo.
Le armi segrete della Kings League
Ancora, una novità assoluta di questa lega è rappresentata dall’utilizzo di quelle che vengono definite “armi segrete”, che possono essere usate una volta a partita da ogni squadra.
Di cosa si tratta? Di diverse possibilità, come uno shoot-out a favore, il far valere doppio i propri gol per 2 minuti, l’esclusione temporanea per 2 minuti di un avversario o persino la chance di partire con un gol di vantaggio o di rubare l’arma segreta alla squadra avversaria.
Insomma, ci sono già gli ingredienti per un qualcosa di interessante, certamente di mai visto. Ma a quello che succede in campo, bisogna aggiungere anche il funzionamento al di fuori del terreno di gioco della Kings League.
I presidenti delle squadre della Kings League
In primis, c’è da considerare che Piquè ha scelto davvero bene i suoi soci. Le 12 squadre del torneo hanno tutte quante un “presidente”, molti dei quali sono degli streamer o delle personalità social di grande impatto in Spagna.
Se poi i numeri uno di alcuni dei team sono addirittura grandissimi ex come Sergio Aguero o Iker Casillas, logico che l’interesse schizzi alle stelle.
Anche perchè non mancano altri interventi di grandi ex, visto che ogni squadra nella sua rosa ha due posti (su 12) a disposizione da affidare a degli ospiti.
Quello che viene detto Undicesimo giocatore rimane nella squadra per tutta la durata del torneo, il Dodicesimo invece è un ospite che cambia di settimana in settimana. E se si considera che nella prima edizione uno dei Dodicesimi è stato un certo Ronaldinho…
Il format della Kings League
A proposito di edizioni, come funziona la Kings League? Il torneo ha una formula che è direttamente ispirata dai campionati del continente americano, con un format che prevede una divisione in due mini-campionati in stile Apertura e Clausura.
I due tornei, detti invernale ed estivo, cominciano con una regular season in cui ogni squadra incontra l’altra in un match di sola andata e le prime otto si qualificano ai playoff, incontrandosi poi in un tabellone incrociato fino alla finalissima.
A vincere la prima edizione, quella invernale 2023, è stata la squadra El Barrio, che si era classificata ottava e che quindi, da sfavorita per le scommesse, ha stupito tutti nella parte finale del torneo.
Gli sponsor della Kings League
Impossibile però non parlare di sponsorizzazione e di trasmissione. Tutte le squadre della Kings League hanno come sponsor tecnico l’Adidas che da sempre ha vestito le Furie Rosse, mentre lo sponsor che è su tutte le maglie è InfoJobs, che dà anche il nome ufficiale alla manifestazione (che infatti si chiama Kings League Infojobs).
Le partite vengono trasmesse ovviamente dai canali social ufficiali del torneo e i numeri sono decisamente dalla parte di Piquè: gli spettatori sono andati in crescendo, superando anche il milione per alcuni match.
E a questo vanno aggiunti anche i diversi format, con trasmissioni in cui vengono coinvolti i “presidenti” delle squadre o in cui si rivedono gli avvenimenti delle giornate precedenti, assicurando un quantitativo di contenuti multimediali sempre ampio e soprattutto che non si limita ai match.
Oltre 90mila tifosi per la finale della Kings League
Le partite, comunque, sono il cuore del progetto e hanno attirato talmente tanta attenzione che addirittura la TV pubblica catalana ha trasmesso la finale dell’edizione invernale sul suo canale principale.
Finale che, giova ricordarlo, si è tenuta al Camp Nou, con oltre 92mila spettatori per il match decisivo, circa un migliaio in più del pubblico presente per il record di affluenza alla finale 2022 di Champions di calcio femminile!
Quanto vale la Kings League di Piquè
E i rientri economici? È stato calcolato che soltanto la Final Four di fine marzo abbia portato un ritorno di 3 milioni di euro a Piquè e soci.
Se poi ci si aggiungono tutte le revenue pubblicitarie (sia gli sponsor sulle maglie, che quelle derivanti dalle trasmissioni social), è logico che il progetto finora sia decisamente vincente.
Al punto che è stata lanciata una versione del torneo che si chiama Queens League e che prevede la presenza di squadre femminili, ma anche che c’è tutta l’intenzione di espandersi altrove.
Oriol Querol ha infatti dichiarato a marzo 2023 che l’obiettivo è quello di esportare il format in altri paesi, in modo da avere anche…le coppe europee (e non solo), facendo affrontare in un torneo speciale tutte le squadre che si sono imposte in quello del proprio paese.
E se non ci si riuscirà nel 2024, come è intenzione della Kosmos, la società di investimenti capitanata dallo stesso Piquè, il percorso sembra comunque segnato.
Ci sarà un'edizione italiana della Kings League?
Chissà, forse anche per l’Italia, dove non esiste ancora qualcosa di simile. Ma considerando come negli ultimi anni molto del discorso riguardante il calcio si è spostato sui social, attraendo una tipologia di pubblico più giovane, impossibile non immaginare che il terreno possa essere fertile.
E chissà che presto non ci sia la versione tricolore della Kings League. Di certo, a voler prendere parte sarebbero in molti: grandi ex, celebrità e…presunte tali!
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.