A partire dagli anni Ottanta, quando è iniziata la rivoluzione tecnica azzurra, la pallavolo italiana non ha mai smesso di produrre campioni di livello mondiale. Basterebbe pensare alla Generazione di Fenomeni, che ha regalato all’Italia uno dei due giocatori eletti come migliori del secolo scorso (Lorenzo Bernardi) e ai tantissimi campioni i cui nomi sono rimasti nella storia di questo sport.
La formazione tecnica del giovane Ivan
La trasformazione in schiacciatore di Zaytsev
Lo Zar, il più amato tra gli Azzurri
La Zar-Mania a Rio 2016
Lo scarpa gate
L’alba del nuovo millennio ha visto emergere nuovi talenti, ma forse nessuno ha rappresentato il volley tricolore dal 2000 in poi come Ivan Zaytsev. Lui, figlio di Vjačeslav, palleggiatore, leggenda della pallavolo sovietica e non solo; primo rappresentante di quell’URSS a giocare all’estero, poteva tranquillamente seguire le orme di suo padre e scegliere la cittadinanza russa.
Ma essendo nato a Spoleto nel 1988, mentre Vjačeslav militava nella Olio Venturi, e cresciuto nel Belpaese mentre l’Italia affascinava il mondo, il giovanissimo Ivan non ha avuto dubbi e ha deciso che avrebbe giocato con addosso la bandiera tricolore.
La formazione tecnica del giovane Ivan
Del resto l’Italia lo ha riabbracciato stabilmente verso la fine degli anni Novanta, quando il piccolo Zar (soprannome a cui in fondo non si poteva certo sfuggire) ha già avuto modo di iniziare a praticare lo sport di suo padre in Russia.
A notare il suo talento è il Perugia, con cui comincia a giocare a livello giovanile ad appena tredici anni. Ce ne vogliono altri tre, quando è il 2004, per vederlo esordire in Serie A1. Ma lo Zaytsev dei primi anni, quello che nel 2006 passa per un anno alla M. Roma e poi a Latina, qualcosa di papà Vjačeslav l’ha mantenuta. È un palleggiatore.
La trasformazione in schiacciatore di Zaytsev
Ci vuole il secondo passaggio nella Capitale, tra il 2008 e il 2012, per trasformarlo in schiacciatore.
E i risultati si vedono, perché nella stagione 2012 ottiene sia il titolo di miglior realizzatore del campionato che quello di miglior attaccante.
Il cambio di ruolo è fondamentale, intanto perché permette alla M.Roma di tornare in Serie A1, ma anche perché coincide con un altro momento importantissimo per la carriera di Zaytsev: nel 2008, dopo un decennio di residenza continua, in tempi nei quali lo ius soli era solo un sogno, prende il passaporto italiano ed è quindi condonabile per la nazionale.
Lo Zar, il più amato tra gli Azzurri
Comincia così una storia che lo ha trasformato nel pallavolista più amato del Belpaese. Un amore ricambiato e condito da tante medaglie, più qualche delusione. Si comincia benissimo, con i Giochi del Mediterraneo 2009, solitamente terreno di conquista azzurro, vinti.
Va meno bene agli Europei 2011, quando la squadra di Mauro Berruto deve arrendersi alla Serbia. E anche ai Giochi Olimpici di Londra 2012 l’Italia dell'allenatore piemontese fa benissimo, ma non riesce a infrangere il tabù a cinque cerchi. In semifinale c’è il Brasile, che non lascia scampo ai nostri.
Dopo Londra, un’altra rivoluzione: si va a Macerata, a quella Lube con cui Zaytsev vince lo scudetto nella stagione 2013-14, condito con il titolo di MVP del torneo. E nel frattempo, già che c’era, lo Zar ha cambiato di nuovo ruolo, stavolta (quasi) definitivamente: è diventato uno degli opposti più devastanti della pallavolo contemporanea.
Lo dimostra anche in nazionale, trascinando gli azzurri ad altre prestazioni importanti: argento agli Europei 2013 e alla Coppa del Mondo 2015, più un bronzo agli Europei nello stesso anno e due nelle World League 2013 e 2014. Gli anni che portano all’Olimpiade di Rio sono molto movimentati, perché nel 2014 arriva un ritorno…a casa.
Lo acquista la Dinamo Mosca, con cui si aggiudica la Coppa CEV, per poi arrivare all’appuntamento olimpico fresco di una particolare esperienza con l’Al-Arabi, con cui porta a casa la Coppa dell’Emiro.
La Zar-Mania a Rio 2016
A Rio de Janeiro, scoppia la Zar-mania. Gli Azzurri passano tranquillamente il girone e superano l’Iran ai quarti di finale. La semifinale con gli USA è una battaglia, in cui la squadra di Blengini va sotto 1-2. Peccato per gli statunitensi che Zaytsev decida di vincere il quarto set… da solo, quando sul 22-20 per gli avversari va al servizio e infila tre ace e due servizi vincenti con tocco avversario.
Con le scommesse pallavolo impazzite l’Italia vince il tie-break ma perde la finalissima contro il Brasile padrone di casa, ma è un argento... vale oro!!!
Soprattutto per lo Zar, che diventa ancora di più il simbolo di un movimento intero. E infatti ritorna in Italia, dove ha cominciato, a Perugia, dove in due anni (tornando a giocare schiacciature) vince uno scudetto e una coppa Italia.
Lo scarpa gate
Di mezzo però c’è il caso degli Europei 2017, in cui Zaytsev non gioca.
Il problema viene subito chiamato “scarpa-gate”, perché lo Zar vorrebbe giocare con le sue scarpe (griffate Adidas) piuttosto che con quelle dello sponsor della nazionale (targate Mizuno) perché la sua calzatura è disegnata apposta per evitargli problemi alle caviglie.
Tra accuse incrociate, finisce che Zaytsev l’europeo non lo gioca e senza di lui l’Italia si ferma ai quarti contro il Belgio. Nel 2018 arriva un nuovo trasferimento, a Modena, dove resta due anni prima di tornare in Russia in prestito al Kuzbass e di decidere poi di riabbracciare la Lube.
Ora si torna alle Olimpiadi, con la spinta di un movimento che per decenni è stato al top ma che non ha mai coronato il sogno a cinque cerchi.
Esordiamo, da favoritissimi per le scommesse sports contro il Canada nella notte italiana tra il 23 e 24 luglio.
Papà Vjačeslav c’è riuscito. La speranza è che anche lo Zar Ivan ce la possa fare.
*Le immagini dell'articolo sono entrambe distribuite da AP Photo.