Di molti allenatori, quando erano ancora da calciatori, si diceva che già nel modo di giocare lasciassero intravedere un futuro in panchina. Spesso succede ai difensori o ai centrocampisti, come Klopp o Guardiola, che per il loro ruolo diventano per forza di cose perni centrali della squadra e sono abituati a dare indicazioni già quando ancora indossano scarpini, maglia e pantaloncini.
La Copa Sudamerica al Defensa y Justicia
Ci sono anche fantasisti destinati a diventare tecnici, come Roberto Mancini, che nel corso degli anni è sempre stato l’alter-ego di Sven-Goran Eriksson e che, davvero poco sorprendentemente, è diventato un allenatore vincente e apprezzato. E persino di uno come Zidane, in fondo, ha sempre messo la sua classe a disposizione del collettivo. Eppure risulta strano immaginare un bomber di razza, di quelli capaci di segnare a ripetizione e con l’obiettivo fisso del gol, intraprendere una carriera importante. Ma Hernán Jorge Crespo non è mica un centravanti qualsiasi.
Crespo calciatore e bomber
E se le prime esperienze in panchina possono suggerire qualcosa, anche da tecnico Valdanito sembra destinato a grandi cose. In campo, del resto, le ha già fatte, vincendo campionati e coppe un po’ ovunque, partendo dal River Plate per poi continuare in Italia con Parma, Lazio, Inter, Milan, Genoa e Parma, più una parentesi al Chelsea. Crespo è stato un bomber implacabile, che ha vinto da favorito per le quote Serie Ala classifica dei marcatori della Serie A nel 2001 con 26 marcature. Inoltre ha segnato 35 gol con la nazionale argentina ed in carriera ha raggiunto quota 272 reti in 605 cinque partite con i club.
Col pallone tra i piedi, dunque, pochi dubbi sul classe 1976 nato a Florida, poco a nord di Buenos Aires. Che però l’ex centravanti ci sapesse fare anche quando c’era da guidare gli altri, era tutto da vedere. Ma, proprio come accaduto all’arrivo in Italia, quando per mesi Valdanito a Parma non ha trovato la porta avversaria, era solamente questione di tempo prima che l’argentino dimostrasse il suo valore.
La prima panchina a Parma
L’esordio in panchina, e non poteva essere altrimenti, è proprio a Parma, la città che lo ha adottato. Nel 2014 Crespo diventa allenatore della Primavera del club, che nel frattempo vive un’annata da dimenticare: è la stagione del fallimento e della retrocessione, che però non impedisce a Hernan di portare i ragazzi gialloblù, praticamente senza società alle spalle, a un ottimo sesto posto in campionato.
Questo incoraggiante inizio gli vale la prima panchina di una prima squadra, quella del Modena, che nell’estate 2015 gli affida una rosa che ha appena ottenuto la salvezza in Serie B dopo aver pareggiato i due incontri di playout contro l'Entella, entrambi con gol per gli appassionati di statistiche relative alla scommesse italiane.
L’esperienza nella serie cadetta italiana è certamente formativa, ma è una doccia fredda. La società lo esonera nel marzo 2016, con la squadra al quintultimo posto. Il suo successore, Bergodi, non farà di certo meglio e gli emiliani, ventunesimi in classifica al termine delle quarantadue giornate di un campionato massacrante, retrocedono in C.
I tecnici di riferimento
Per oltre due anni, Crespo non ha una squadra. Nel frattempo però si dedica allo studio, una delle sue migliori capacità considerando che ai tempi del corso di Coverciano si era già dimostrato uno degli allievi più dotati. Manca soltanto una squadra in cui poter mettere in pratica quanto imparato.
L'ex formidabile padrone delle aree di rigore ha sempre detto di ispirarsi al suo connazionale Bielsa ma anche a due maestri che ha avuto modo di conoscere bene come Ancelotti e Mourinho ed è un tecnico che pretende sempre che la sua squadra domini la partita.
A dicembre 2018 arriva il ritorno in patria. Si fa avanti il Banfield, che lo prende in corsa e che con lui raggiunge il sedicesimo posto nella classifica della Primera Division. Il pessimo inizio della stagione successiva, però, con tre sconfitte nelle prime cinque partite, gli costa il posto. Ma come si suol dire, quando si chiude una porta si apre un portone.
La Copa Sudamerica al Defensa y Justicia
Che si chiama Defensa y Justicia, un club relativamente nuovo per quello che riguarda il grande calcio argentino. Mariano Soso, successore di Sebastian Beccacece (altro tecnico del futuro che meriterà un approfondimento, visto che è stato capace di portare i gialloverdi al secondo posto in campionato e alla qualificazione alla Libertadores), viene esonerato e Crespo si gioca le ultime giornate del torneo nazionale, chiudendo sesto, ma soprattutto le coppe continentali. In un’annata piema di partite rinviate, li Defensa y Justicia chiude terzo nel suo girone di Libertadores dietro ai brasiliani del Santos e agli ecuadoriani del Delfin e scende dunque in Copa Sudamericana, per un meccanismo che ricorda le squadre retrocesse dalla Champions alla Europa League.
Il cammino verso la finale non è semplice, ma i gialloverdi eliminano prima i paraguaiani del Club Sportivo Luqueño, poi, in fila, i brasiliani del Vasco da Gama e quelli del Bahia. La semifinale è un derby argentino contro il Velez, così come la finalissima, contro il Lanus. A Cordoba. il Defensa y Justicia vince per 3-0 e si aggiudica il suo primo trofeo.
San Paolo e futuro
E Crespo? Valdanito, dopo la vittoria, decide di cercare nuovi orizzonti. Il suo nome viene fatto per il River Plate quando non è certo che Gallardo rimanga al Monumental, ma il ritorno in biancorosso non c’è. In compenso, chiede di lui un’altra big del calcio sudamericano, il San Paolo, davvero fallimentari nei primi mesi del 2021.
Il Tricolor che in rosa ha qualche volto noto come Dani Alves, Hernanes e Miranda, gli offre un biennale, per puntare al ritorno alla vittoria nel Brasilerao dopo tredici anni. Crespo accetta, conscio di una sfida non semplice, ma che potrebbe influire parecchio sul suo futuro. Fare bene al San Paolo, un club all'avanguardia, che ultimamente ha avuto più di qualche difficoltà, potrebbe schiudergli di nuovo le porte dell’Europa, stavolta però in una big. Per dimostrare che chi lo ha definito l’allenatore del futuro non si sbagliava assolutamente…
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Nicolas Aguilera e Fernando Vergara.