Duecentoventiquattro presenze e nove reti in Serie A, giocando un po’ in tutti i ruoli possibili e immaginabili. Del resto la duttilità non è mai mancata a Sandro Cois, uno che in carriera è nato trequartista ma che volendo si adattava benissimo anche a giocare in difesa. Una carriera importante, con una finale di Coppa UEFA persa ai tempi del Torino di Mondonico, ma anche troppo breve.
Ad appena 31 anni il ragazzo di Fossano, provincia di Cuneo, è costretto a lasciare il calcio. Un’ernia cervicale gli impedisce di essere se stesso, di saltare e di correre come ha sempre fatto. E a quel punto, meglio appendere gli scarpini al chiodo.
E dire che nel 1998 Cois realizza quello che è un po’ il sogno di tutti i ragazzi che cominciano a giocare in Italia: indossare la maglia della nazionale. Tutto merito di una stagione pazzesca e molto fortunata, come lo stesso ex centrocampista non si è fatto mai problemi ad ammettere. Un anno intero senza infortuni e con una squadra ben rodata, sotto l’egida di un tecnico forse mai apprezzato per quanto valeva: Alberto Malesani.
La Fiorentina 1997/98
La Viola della stagione 1997/98, nei ricordi di chi ama il calcio, finisce sempre un passo indietro a quella del Trap, che nella stagione successiva rischia di vincere lo scudetto. E anche a quella di Ranieri, che vince Coppa Italia e Supercoppa nel 1996. Però quel 3-0 a sorpresa per le scommesse alla Juve, lo ricordano tutti, quando si esultava per una domenica sensazionale al Franchi!
Eppure la Viola di Malesani è il trampolino per la gloria per Cois, che si era già fatto un nome con il Torino e che nelle prime stagioni a Firenze aveva, da subito, mostrato una duttilità e una costanza di rendimento non usuali.
Accanto a lui, campioni dai nomi altisonanti. C’è Batistuta, che segna 24 gol tra campionato e Coppa Italia. Toldo, sempre presente e che subisce appena un gol a partita in Serie A. Oliveira, che fa coppia con Bati prima che nella sessione invernale arrivi addirittura Edmundo. E ancora Schwarz, Kanchelskis, Robbiati, Morfeo, tutti calciatori che a modo loro hanno scritto la storia del calcio negli anni Novanta.
E tutto, strano ma vero, ruota attorno a Cois. Che nel 3-4-3 di Malesani si ritrova praticamente a giocare in ogni ruolo. Il jolly, lo avrebbero chiamato i vecchi almanacchi.
Un calciatore particolarmente utile, definizioni a parte. Ecco perché le partite disputate sono 31, quasi sempre a centrocampo ma non disdegnando sporadiche apparizioni sugli esterni e addirittura in difesa. Dove c’è da mettersi a disposizione, c’è Sandro Cois.
Francia '98
E non lo nota solo Malesani, ma anche Cesarone Maldini. Il CT azzurro apprezza particolarmente giocatori del genere e a inizio 1998 regala al centrocampista della Fiorentina la prima presenza in nazionale, in un’amichevole contro la Slovacchia a gennaio. In estate, poi, c’è la Coppa del Mondo in Francia. In circostanze normale, un obiettivo irraggiungibile. Ma nella stagione giusta, di impossibile non c’è nulla.
Di conseguenza, quando Maldini dirama le convocazioni, Sandro Cois c’è. Il sogno però lascia un retrogusto dolceamaro, sia personale che di squadra. L’Italia arriva ai quarti di finale contro la Francia padrona di casa e c’è bisogno di qualcuno che marchi Zidane. Cois fino a quel momento non è sceso in campo neanche un minuto, così come il suo compagno di squadra Toldo.
Alla fine però la maglia titolare va a Pessotto, che conosce meglio Zizou perché gioca assieme a lui alla Juventus. Il resto, purtroppo, è storia. Roby Baggio manca per pochi centimetri la rete della qualificazione alle semifinali, Di Biagio colpisce in pieno la traversa ai calci di rigore e il sogno mondiale di Cois finisce senza mai scendere in campo. Ma c’è tempo per rifarsi, come dimostrano le altre due presenze tra fine 1998 e 1999.
Euro 2000 può essere un obiettivo realistico. Mai però sfidare la sorte. Che si accanisce tanto su di lui quanto sulla Fiorentina. I Viola vincono il titolo di inverno nella stagione 1998/99, ma Batistuta si infortuna ed è costretto a stare fuori parecchio. Poco male, perché c’è Edmundo. O almeno, dovrebbe esserci, perché il brasiliano sfrutta comunque la sua clausola e con la squadra in difficoltà se ne va al Carnevale di Rio. Alla fine lo scudetto lo vince il Milan, mentre la Fiorentina arriva terza e affronta la Champions League l’anno successivo.
La cavalcata è pazzesca. Eliminato il Widzew Łódź ai preliminari, il primo girone offre concorrenza pesante: Barcellona, Arsenal e AIK. Passano viola e catalani, anche grazie alla vittoria, da sfavoriti per le scommesse calcio , di Londra, firmata Bati. Il secondo girone è forse più semplice, con lo United futuro campione, il Valencia e il Bordeaux. La Fiorentina si difende bene, ma non riesce a passare. E Cois, nel frattempo, accusa problemi fisici.
L'anno successivo sarà un calvario, che lo convincerà a smettere. L’ernia lo limita e il centrocampista, capendo di non poter più tornare a rendere come prima, preferisce lasciare ad appena 31 anni, nonostante qualche tempo dopo Malesani gli chieda di tornare a giocare per lui con il Modena. Dopo l’addio, Cois si è dedicato alla sua impresa di costruzioni, ma anche…alla Nazionale piloti.
In una partita di beneficienza a Montecarlo nel 2007, l’ex viola viene reclutato da Kaiser Michael Schumacher, che si innamora calcisticamente di lui. Da quel momento in poi nasce un’amicizia con il campione tedesco, ma anche l’amore per la squadra con la maglia a scacchi. Del resto, piloti si nasce. E in fondo il centrocampo… lo guidava lui!
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Carlo Fumagalli e Francesco Bellini.