Chi è un fuoriclasse? La definizione aiuta, persino se si parla di calcio. Ovvero, qualcuno che ha qualità o offre prestazioni così eccezionali da non poter essere inserito in una classifica, per manifesta superiorità. Già, perché è facile parlare di “campioni”, ma quando si entra nel novero dei fuoriclasse bisogna fare molta attenzione. Inserire troppi calciatori nella categoria andrebbe ad abbassare il suo valore, rendendoli non così al di sopra della media di quanto dovrebbero.
Ecco perché per ogni “era” del calcio al massimo se ne riescono a individuare un paio, che poi puntualmente vengono contrapposti tra loro da un punto di vista mediatico, anche se magari hanno ben poco in comune.
I vincitori seriali
L’esempio migliore di un’era da due fuoriclasse indiscutibili sono gli ultimi quindici anni, quelli segnati da Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. Basterebbe pensare che dal 2008 in poi, tutti i Palloni d’Oro tranne uno sono finiti nella bacheca dell’argentino (7) o in quella del portoghese (5).
E anche se non sempre le loro squadre hanno finito per trionfare, i loro numeri e le loro prestazioni sono state così al di sopra della media che nello stilare una classifica dei migliori al mondo, meglio non inserirli, perché Messi e Cristiano Ronaldo fanno decisamente storia a sé, che si parli dei 50 gol in Liga della Pulce nella stagione 2011/12 o delle 17 marcature di CR7, praticamente senza quota nelle scommesse calcio , nella trionfale Champions League 2013/14. Certo, durante questo periodo ci sono stati molti altri calciatori degni di nota, ma pensare anche solo di paragonarli ai due alieni è decisamente troppo.
L'era dei Galacticos
L’era precedente è quella che volendo può essere definita…dei Galacticos, perchè molti dei campioni di quel periodo sono finiti a giocare nel Real Madrid. Ma chi sono i veri fuoriclasse del calcio tra fine anni Novanta e prima parte dei Duemila?
Un nome che mette tutti d’accordo è quello di Ronaldo Nazario, per tutti…il Fenomeno. Il brasiliano ha stupito il mondo appena ventenne con il Barcellona, ha pianto con l’Inter per infortuni e delusioni in campo, ha vinto con il Brasile e poi fatto la differenza anche a Madrid. E se non fosse stato per quelle ginocchia così fragili, avrebbe fatto anche di più.
Accanto a lui? Difficile trovare qualcuno allo stesso livello. Zidane, Figo, Rivaldo o Ronaldinho sono certamente campioni, ma quello che ha rappresentato il Fenomeno in tutto il mondo, anche a livello di immagine, è…fuori categoria.
La mano di Dio
Gli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta sono senza dubbio l’era di Diego Armando Maradona. Il Pibe de Oro ha cominciato a far vedere la sua grandezza a Barcellona, per poi diventare leggenda a Napoli. Sotto la sua guida i partenopei sono diventati una potenza del calcio italiano ed Europeo, anche grazie alla possibilità che Diego le partite…le vincesse da solo.
Per non parlare delle prestazioni con l’Argentina, letteralmente trascinata alla vittoria del Mondiale 1986, con in mezzo la furbata della Mano de Dios, ma anche del Gol del Secolo, entrambi arrivati contro l’Inghilterra. A fargli compagnia due colleghi, in due momenti diversi.
Nei primi anni Ottanta, l’altro fuoriclasse era francese e si chiamava Michel Platini. Il transalpino è stato simbolo della Juventus che è riuscita a vincere tutto e ha guidato i Galletti alla vittoria agli Europei, primo trofeo internazionale per la nazionale francese. Quando poi si è ritirato, il suo posto tra i fuoriclasse se l’è preso Marco van Basten, olandese dai piedi fatati e dalle caviglie fragili.
Il Cigno di Utrecht, anche lui tre Palloni d’Oro come Roi Michel, ha rappresentato con le sue reti il Milan degli Immortali, ma anche la nazionale dei Paesi Bassi che nel 1988, da outsider per i mercati che avevano già regolamentato le scommesse, ha conquistato l’Europa. Per lui, come per il Fenomeno, resta solo il rimpianto di un fisico troppo fragile…
Cruijff e gli altri
Se invece si torna con la mente agli anni Settanta, i fuoriclasse hanno il volto austero di Franz Beckenbauer e la genialità senza confini di Johan Cruijff. E non è un caso che la Germania Ovest e il Bayern Monaco del Kaiser e l’Arancia Meccanica e l’Ajax del Profeta del Gol abbiano praticamente dominato buona parte della decade, sia per risultati e trofei che per premi individuali.
Il teutonico ha rappresentato la nascita del vero spirito calcistico tedesco e con la sua polivalenza può certamente inserirsi sia tra i migliori difensori che tra i migliori centrocampisti di sempre. L’olandese è invece il prototipo del calciatore moderno, quello per cui la giocata più spettacolare lascia spazio a quella più utile per la squadra (anche se nel suo caso spesso e volentieri le due cose coincidevano). Entrambi, tra i fuoriclasse, sono anche quelli che hanno fatto meglio da allenatore. E non può certo essere un caso.
Il trono di O Rei
Dal 1958 al 1970, nessuno al mondo ha invece potuto insidiare il trono di O Rei. Pelè, che fa conoscere al mondiale di Svezia, è per un decennio buono il calciatore più forte, famoso e amato del mondo. Quando si parla della prima celebrità globale del pallone, certamente ci si deve riferire al brasiliano, che pur avendo giocato quasi tutta la carriera in patria (e poi negli USA) ha valicato qualsiasi confine ed è stato il punto di riferimento di almeno un paio di generazioni.
Nel suo caso, complicato trovargli un collega. Di nomi ce ne sarebbero, considerando Gianni Rivera, Bobby Charlton, George Best, Lev Jašin, ma come nel caso di Ronaldo il Fenomeno, complicatissimo anche solo avvicinarsi al livello di Pelè.
Man mano che si va indietro negli anni, diventa sempre più complicato individuare i fuoriclasse. Indubbiamente, i nuovi mezzi di comunicazione hanno favorito una visione a 360 gradi del calcio, permettendo di stabilire chi sia davvero al di sopra di ogni categoria e chi invece si avvicina, ma resta comunque un gradino sotto. Ma scavando nel passato a partire dagli anni Cinquanta, qualche nome che mette d’accordo quasi tutti c’è.
Come quelli di Alfredo Di Stefano e Ferenc Puskas, le stelle del primo Grande Real, quello delle cinque Coppe dei Campioni consecutive. O ancor prima Valentino Mazzola, il simbolo del Grande Torino e della sua triste e prematura fine. Per poi tornare a figure ormai mitologiche, come Giuseppe Meazza e Matthias Sindelar, fenomeni di un calcio che ormai non c’è più. Del resto, anche negli anni Venti o Trenta del secolo scorso qualcuno avrà provato a ricordare chi era venuto prima. Perchè ogni era ha i suoi fuoriclasse. E chi li vive nel presente lo sa bene e lo ricorda per sempre…
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