Vincere è davvero l’unica cosa che conta? In alcuni casi, e fanno fede non solo la Juventus ma anche tantissime big di molti sport, la risposta è sì. Vero, quando si parla di competizione alla fine a portare a casa il massimo risultato è un solo individuo, o una sola squadra, quindi tutti quanti gli altri devono fare i conti con la consapevolezza di non avercela fatta. Ma perdere significa necessariamente fallire?
Sì, se la stagione o la singola competizione sono state preparate con solo l’obiettivo di sconfiggere tutti, magari anche attraverso spese importantissime. Che però si rivelano inutili, perchè lo sport non è una scienza esatta in cui chi spende di più o chi è più forte per valori assoluti vince sempre. Ed ecco perchè non sono rari i veri e propri fallimenti sportivi, quelle annate in cui nulla sembra andare per il verso giusto, nonostante i presupposti per vincere ci siano tutti.
I Lakers 2022
Il fallimento sportivo più recente arriva dalla NBA ed è certamente quello dei Los Angeles Lakers della stagione 2021/22. La terza annata sotto la guida di Frank Vogel doveva essere quella del grande ritorno della franchigia californiana. Al primo anno del tecnico era arrivato l’anello, ma nella stagione 2020/21 i Lakers avevano deluso, con un terzo posto nella Pacific Division, la necessità di arrivare alla post-season attraverso la tagliola dei play-in e la sconfitta al primo turno dei playoff contro i Phoenix Suns per 4-2.
Ecco perchè i gialloviola hanno fatto le cose in grande durante la off-season, portando allo Staples Center Russell Westbrook e Carmelo Anthony, guadagnandosi così il ruolo di grandi favoriti per la Western Conference.
I risultati però hanno dimostrato che per fare bene sul campo da gioco non basta soltanto avere nel roster due dei migliori marcatori di sempre della NBA (LeBron James secondo dietro a Kareem Abdul-Jabbar e Anthony nono), nonché tre dei migliori cinque in attività (Westbrook è preceduto solo da Kevin Durant e da James Harden).
La stagione è stata infatti molto altalenante, con i Lakers che hanno mantenuto la percentuale dello 0.500, solitamente sufficiente per puntare ai playoff, fino a gennaio, prima di inabissarsi completamente. Nonostante i soliti numeri da record di LeBron, il 5 aprile è arrivato un verdetto decisamente inatteso per gli esperti dei pronostici NBA: i Lakers non avrebbero partecipato ai playoff e neanche ai play-in, non avendo più la possibilità di raggiungere il decimo posto nella Western Conference che in teoria avrebbero dovuto vincere.
Un fallimento a tutto tondo, che è costato il posto a Vogel e che porterà certamente a una rivoluzione nella franchigia. Nella stagione 2022, disastroso anche il computo finale dei Nets, usciti al primo turno con uno sweep per mano dei Celtics...
L'Inter di Ronaldo e Vieri
Ma non sono situazioni rare, anzi. Chi può testimoniarlo con una certa disinvoltura è Massimo Moratti, ex presidente dell’Inter. Che avrà anche vinto cinque scudetti consecutivi e un Triplete, ma lo ha fatto nel suo secondo grande ciclo, quello di Mancini e Mourinho. Il primo, quello targato Ronaldo-Vieri è stato un fallimento pressoché totale. Nel 1997 Moratti porta a Milano il Fenomeno, pagandolo a peso d’oro al Barcellona, ma lo scudetto sfugge dopo il celeberrimo match con la Juventus del fallo di Mark Iuliano.
L’Inter quell’anno vince la Coppa UEFA, ma non è certo l’inizio di un periodo d’oro, anzi. Nella stagione 1998/99 ci sono addirittura quattro allenatori e i nerazzurri finiscono ottavi e fuori dalle coppe. L’anno dopo arriva Bobo Vieri, anche lui strapagato, con Marcello Lippi in panchina, ma neanche questa accoppiata funziona: Inter quarta e perdente in finale di Coppa Italia, con tanto di doppio grave infortunio di Ronaldo.
All’inizio dell’annata 2000/01 Lippi si fa esonerare dopo poche partite, a seguito dell’eliminazione dai preliminari della Champions League da parte degli svedesi dell’Helsingborg. La stagione è anonima, con un quinto posto che convince Moratti a puntare su Hector Cuper.
L’Hombre Vertical arriva a Milano e sembra sfatare la maledizione, se non fosse che il 5 maggio 2002, in una partita contro una Lazio senza più nulla da chiedere al campionato, l’Inter da prima in classifica compie un vero e proprio suicidio sportivo, regalando lo scudetto alla Juventus e anche la seconda posizione alla Roma. L’epilogo di un fallimento sportivo durato cinque anni, che solamente i successi degli anni precedenti hanno saputo togliere dalla memoria dei tifosi nerazzurri.
Il Milan con Bonucci Capitano
Non che dall’altra parte di Milano fino all'arrivo del bravissimissimo Stefano Pioli in panca sia andata meglio. Nella stagione 2017/18 il nuovo Milan cinese fa la rivoluzione, con un mercato pirotecnico. Arrivano, tra gli altri, Leonardo Bonucci, Andrea Conti, Ricardo Rodriguez, Lucas Biglia, Franck Kessiè, Hakan Calhanoglu, Nikola Kalinic e Andrè Silva, per una spesa superiore ai 200 milioni di euro.
Il “Milan delle cose formali”, dalla frase tipica dell’amministratore delegato Fassone alla presentazione dei nuovi acquisti, è però fortissimo solo sulla carta. Arriverà sesto, dovendosi accontentare dell’Europa League, con l’esonero di Vincenzo Montella, sostituito da Gennaro Gattuso dopo appena 14 giornate.
E purtroppo per i rossoneri, molti dei grandi acquisti si rivelano dei flop, creando problemi non solo a livello calcistico ma anche di sostenibilità economica a lungo termine al club. Un fallimento sportivo da cui il Milan ci ha messo una manciata di stagioni a riprendersi.
Il Dream Team 2004
E tanto per dimostrare che anche agli dei capitano situazioni del genere, impossibile non ripensare al torneo olimpico di basket del 2004. Può un terzo posto essere un fallimento sportivo? Certo, se ad arrivare terza è una nazionale statunitense infarcita di stelle NBA. Da quando, dopo il terzo posto a Seul nel 1988, gli USA schierano i cestisti della lega più importante del mondo ai Giochi Olimpici, l’unico edizione in cui l’oro non è stato a stelle e strisce è proprio quella del 2004.
E dire che, pur non portando il Dream Team, gli Stati Uniti si presentano molto bene. In panchina c’è Larry Brown, tecnico dei Pistons campioni del 2004, campione olimpico da giocatore e Hall of Fame. In campo, beh, ci sono LeBron James, Dwayne Wade e Carmelo Anthony, tutti e tre reduci dalla prima annata tra i grandi, ma anche Tim Duncan, Allen Iverson e Amar'e Stoudemire, tutti giocatori che si puntavano sopra i 20 punti a partita per le scommesse NBA. Insomma, una squadra che dovrebbe centrare l’oro abbastanza facilmente.
E invece no, perchè gli USA fanno una figuraccia così incredibile che quella squadra diventa il Nightmare Team. Intanto arrivano due sconfitte nel girone, contro Porto Rico e Lituania.
E non sarebbe un problema perdere di 19 con Porto Rico, se non fosse che si parla di un territorio statunitense, ma anche del maggior scarto in una sconfitta nella storia degli USA. Ma può andare peggio, perchè il torneo si chiude con la sconfitta in semifinale contro l’Argentina per il peggior score a cinque cerchi di sempre (tra 1948 e 2000 gli USA avevano perso solo due volte).
Un fallimento epocale, a cui fa seguito anche il terzo posto mondiale nel 2006, con eliminazione per mano della Grecia. Tanto per dire che di fallire capita anche agli insospettabili…
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.