Molto tempo fa, le qualificazioni alle coppe europee erano molto semplici. La vincente del campionato giocava la Coppa dei Campioni, le piazzate in Coppa UEFA e chi sollevava la coppa nazionale andava a giocarsi la Coppa delle Coppe. Già, proprio quella che una volta era considerata la coppa delle “piccole”, visto che proprio per il suo criterio di qualificazione succedeva spesso che persino i grandi campionati spedissero squadre a sorpresa.
Indimenticabile l’edizione 1980/81, in cui la Spagna è rappresentata dal Valencia, campione in carica, ma soprattutto… dal Real Madrid B, che qualche mese prima si era giocata la Copa del Rey contro i cugini (che però avevano vinto anche la Liga).
Cinque turni, sorteggio senza paletti e tutto il fascino di una competizione leggendaria. Che però, con l’avvento della Champions League e con l’allargamento della Coppa UEFA, poi destinata a diventare Europa League, ha perso fascino e soprattutto appeal televisivo. Troppo pochi i turni, troppo poche le squadre di grido e alla fine la Coppa Coppe viene cancellata dopo il trionfo della Lazio da favorita per le allora scommesse online nel 1998.
La terza coppa
Eppure quei mercoledì di coppe, con tre competizioni, sono rimasti nel cuore dei tifosi. E proprio lo sviluppo sempre maggiore delle altre due coppe ha causato la necessità di creare di nuovo una terza. La Champions League, del resto, è una competizione d’elite e le partecipazioni a sorpresa nel tabellone principale sono sempre più rare.
E anche l’Europa League sta pian piano diventando una vera e propria Champions di serie B, sempre più considerata dalle big come testimoniato dalla clamorosa finale Siviglia-Inter e sempre meno aperta alla partecipazioni delle squadre dei campionati meno importanti.
E quindi il pensiero è venuto spontaneo: perché non creare una nuova competizione, che faccia più spazio ai team delle federazioni che si sentono… escluse dalle prime due? Il nome non è proprio un esercizio di fantasia, ma al termine della stagione 2020/21 i club avranno una nuova destinazione possibile a seconda del piazzamento: nasce l’UEFA Europa Conference League, alla cui fase a gironi prenderanno parte 32 squadre.
Come si arriva a queste 32? Come per l’Europa League, attraverso due percorsi. Il primo è quello che vede affrontarsi squadre qualificate attraverso piazzamenti in campionato e vittorie nelle coppe nazionali (per le squadre delle nazioni con ranking che va dal sedicesimo al quindicesimo posto). Il secondo è il cosiddetto percorso “campioni”, che vede arrivare dal secondo turno di qualificazioni le perdenti del preliminare e del primo turno di qualificazione in Champions League.
Nei turni successivi il percorso campioni vedrà anche l’arrivo delle squadre che invece sono uscite nel terzo turno di accesso all’Europa League, mentre chi perde il playoff di Europa League finisce direttamente nella fase a gironi della Europa Conference League.
Insomma, una serie di vasi comunicanti, che porterà anche alla possibilità per qualche squadra di iniziare il percorso in Champions, essere eliminata al secondo turno e finire in Europa League, perdere al terzo turno o ai playoff nella seconda competizione e ritrovarsi ai nastri di partenza nei gironi della terza.
Non è dunque da escludere che attraverso questo percorso di qualificazione spunti qualche nome importante, ma la partecipazione dei grandi campionati è ridotta. Le prima quattro nazioni del ranking avranno solamente un posto, quello che spetterà alla sesta classificata (e in Inghilterra alla vincitrice della Carabao Cup). Questo perché anche l’Europa League è stata rivista e nell’edizione 2021/22 avrà meno squadre al via, per uniformare tutte e tre le competizioni a una fase a gironi da 32 team, a differenza dell’Europa League attuale che ne fa affrontare 48.
L'esempio spagnolo
Dunque, prendendo come esempio la Spagna, prima per coefficiente, la distribuzione delle squadre sarà la seguente: le prime quattro della Liga finiscono in Champions, in Europa League ci vanno la quinta e la vincitrice della Copa del Rey, se non partecipa già alla Champions. In quel caso la sesta entra in Europa League e sarà la settima a giocarsi i playoff di Europa Conference League.
Guardando alla Serie A 2019/2020, il risultato sarebbe stato: Juventus, Inter, Atalanta e Lazio in Champions, Roma e Napoli (vincitrice della Coppa Italia) in Europa League e Milan in Europa Conference League.
Insomma, ogni federazione mantiene gli stessi posti nelle coppe delle stagioni precedenti, ma con le squadre ripartite in maniera differente. Tutte le squadre che vincono il proprio campionato continueranno a iniziare dalla Champions League, ma chi perderà nei primi turni finirà diretto nella terza competizione. Ma con il nuovo sistema anche chi non riesce ad approdare ai gironi di Europa League avrà comunque modo di provare a guadagnarsi perlomeno i gironi di Europa Conference League.
L’obiettivo, abbastanza evidente, è quello di garantire un minimo di calcio europeo anche a federazioni che spesso e volentieri venivano escluse da entrambe le competizioni continentali.
Basterebbe guardare alla Champions League della scorsa stagione, con una fase a gironi in cui erano rappresentante solo 16 nazioni e in cui 18 posti su 32 erano ad appannaggio dei primi cinque campionati (Liga, Premier, Bundesliga, Serie A e Ligue 1), che alla fine hanno clamorosamente espresso per le Scommesse Champions League tutte e 16 le squadre della fase ad eliminazione diretta.
Però…manca qualcosa. Già, che succede a chi vince la Europa Conference League? L’anno successivo entrerà direttamente alla fase a gironi dell’Europa League, con una “promozione” identica in tutto e per tutto a quella che ottiene chi porta a casa la seconda competizione continentale per importanza e riparte dalla Champions. Insomma, una vera e propria Europa League di Serie B. O addirittura… una Champions di Serie C, che però garantirà altre 141 partite e conseguente vendita di diritti televisivi.
La domanda però si pone. C’è chi sarà interessato a vedere un girone con la vincitrice della coppa d’Ungheria, la sesta (o la settima) della Serie A, una squadra eliminata al primo turno di Champions e la seconda classificata del campionato svedese? La UEFA è convinta di sì. E conoscendo gli amanti di questo meraviglioso sport e delle scommesse calcio, potrebbe anche aver ragione…
*La foto di apertura dell'articolo è di Anja Niedringhaus (AP Photo).