Quando si parla dei migliori in un determinato sport, si usa spesso il termine “numero uno”. E in nessun caso in maniera più esatta di quando accade nel tennis, considerando che esiste una specifica classifica che stabilisce chi è il miglior giocatore in quella determinata settimana.
Come si assegnano i punti per il ranking
Alcaraz il numero 1 più giovane
Record e curiosità della classifica ATP
Il ranking ATP nasce nel 1973, per venire incontro a una problematica non da poco: l’assegnazione delle teste di serie nei tornei. All’epoca ogni evento decideva autonomamente l’entry list e la decisione di assegnare dei punteggi per le prestazioni nei tornei e stabilire chi fosse, appunto, il numero uno in quel momento è stata generalmente ben accolta dagli addetti ai lavori.
Certo, qualcuno ha fatto notare che da quel momento è aumentata la competitività tra i tennisti, che a fregiarsi del titolo di numero 1 ATP ci tengono parecchio, ma non tutte le ciambelle riescono col buco.
Come si assegnano i punti per il ranking
Ma come funziona il ranking? Ogni torneo, a seconda della sua importanza (Grande Slam, ATP Finals, Masters 1000, 500, 250 e così via), assegna un punteggio quando si raggiunge un determinato turno. A concorrere al ranking sono i quattro tornei degli Slam, gli otto Masters 1000 obbligatori, le Finals, la ATP cup e i sette migliori risultati nei tornei non obbligatori giocati nelle ultime 52 settimane.
Il termine temporale è importante, perchè una volta passato quel periodo, i punti ottenuti nel torneo vengono eliminati dal conteggio. Dunque, di settimana in settimana (tranne che quando ci sono tornei che ne durano due, come gli Slam e alcuni Masters 1000), i calcoli stabiliscono chi è l’attuale numero 1 del tennis mondiale.
Alcaraz il numero 1 più giovane
Il primo della storia è stato il romeno Ilie Nastase, mentre il più recente, il numero 28, è lo spagnolo Carlos Alcaraz, che ha anche conquistato un primato di precocità. Vincendo gli US Open in finale contro il norvegese Casper Ruud, l’iberico, alla giovanissima età di 19 anni e 130 giorni, è diventato il più giovane numero 1 di sempre, strappando il primato al precedente detentore, l’australiano Lleyton Hewitt, che nel 2001 si era issato al vertice della classifica a 20 anni e 268 giorni.
Il classe 2003 di El Palmar già si candida ad essere il favorito assoluto per le quote Australian Open, edizione 2023!
Il più vecchio, neanche a dirlo, è Sua Maestà Roger Federer. Nel 2018 lo svizzero ha infatti guidato il ranking a 36 anni e 10 mesi, segnando anche un altro primato, quello del periodo di tempo maggiore tra la prima settimana al numero uno e l’ultima: ben 14 anni e 142 giorni, considerando che è stato il migliore al mondo per la prima volta nel lontano 2004.
Record e curiosità della classifica ATP
Federer ha invece perso uno dei record più importanti, quello di settimane alla guida del ranking. A portarglielo via è stato Novak Djokovic. Il serbo è infatti stato numero uno per ben 373 settimane, sorpassando l’elvetico (310) e un altra leggenda come Pete Sampras.
Lo svizzero però può consolarsi, perchè difficilmente qualcuno potrà togliergli il record di settimane consecutive come numero uno del ranking: tra il 2 febbraio 2004 e il 17 agosto 2008, nessuno è riuscito a scalfire il dominio di King Roger, primo in classifica mondiale per ben 237 settimane.
Il tennista che invece è rimasto meno a lungo in vetta è l’australiano Patrick Rafter, che nel 1999, grazie alla semifinale raggiunta a Wimbledon, conquista il numero uno, perdendolo una settimana dopo e guadagnandosi un primato non certo troppo ambito.
Ci sono poi altri primati particolari, come quello di Marcelo Rios: il cileno, numero uno a sorpresa per le quote tennis per un totale di 6 settimane nel 1998, è l’unico tennista dell’era Open che abbia raggiunto la prima posizione senza aver mai vinto un torneo del Grande Slam. Anche il cecoslovacco Lendl è arrivato in vetta prima di portare a casa uno dei Big Four, ma in seguito in carriera ha avuto modo di conquistarne ben otto.
Il ranking ha un senso oggi?
A quasi cinquant’anni dalla sua adozione, però, si pone un quesito: è ancora sensata una classifica basata su questi criteri? Alla luce di come funziona il tennis, probabilmente sì. Uno dei punti del contendere è l’obbligatorietà di presenza agli Slam e ai Masters 1000, che costringe i giocatori che non siano infortunati a partecipare a quasi tutti i grandi tornei anche se non sono minimamente in forma o se ci sono problematiche particolari (vedi il caso Djokovic) che impediscono loro di giocare.
E poi le critiche si muovono anche sul fatto che performare bene in un torneo in una stagione significa quasi sempre crollare in classifica in quella successiva, considerando che i punti ottenuti vengono cancellati e che per non perderne bisogna perlomeno ripetersi.
Il punto però è che non è attualmente allo studio nessun altro sistema per stabilire chi è il migliore in un determinato momento. E quindi il ranking ATP continua a dirci, settimana dopo settimana, chi è in cima alle classifiche del tennis mondiale. Magari non sarà sempre effettivamente il migliore, ma il numero uno…certamente sì.
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