Völler, Papin, Deschamps, Bokšić, Desailly, Boghossian, Angloma, Abedi Pelé, Martin Vazquez, Dobrovol’skij, Stojković, Cauet, Francescoli. E poi ancora Tigana, Cantona, Barthez, Waddle, con in panchina Beckenbauer e Goethals. No, non è né un elenco di grandi campioni passati per la Serie A, né una lista di giocatori e tecnici importanti mai approdati nel nostro campionato.
Molto più semplicemente, sono le tante stelle che tra il 1986 e il 1994 hanno scritto la storia della Ligue 1 e del calcio europeo. Con due minimi comuni denominatori: l’Olympique Marseille e soprattutto Bernard Tapie, il presidente più controverso di sempre del calcio francese. Un dirigente capace di portare un club antico ma mai troppo vincente a diventare la prima e finora unica squadra francese a vincere la Champions League.
Uomo d’affari, politico, attore, cantante e presentatore TV. Difficile trovare una carriera che sia sfuggita a Tapie, specializzato nel salvataggio di aziende in difficoltà. Nel 1990 il transalpino acquista addirittura l’Adidas, per poi rischiare di finire in bancarotta nel 1994. Ma l'imprenditore parigino è già famosissimo nel mondo dello sport anche prima di diventare il proprietario del marchio con le tre strisce.
Nel 1983 Tapie fonda, infatti, la La Vie Claire, squadra di ciclismo che diventa subito celebre grazie alle vittorie di Hinault e LeMond. Nel 1986 il francese fa il grande passo e decide di acquistare il Marsiglia, da poco tornato nella massima serie. Quando Tapie diventa il numero uno al Velodrome, il club ha in bacheca cinque titoli di campione di Francia. Entro il 1994 ne conquisterà altrettanti, anche se uno verrà revocato…
L’obiettivo della nuova società è abbastanza chiaro: vincere la Coppa dei Campioni. Ma le prime stagioni non sono poi così positive per la squadra marsigliese. Non appena diventa presidente, Tapie rinforza la rosa con il difensore tedesco Förster, con la leggenda del calcio francese Giresse, ma soprattutto con Jean-Pierre Papin, che sarà protagonista assoluto negli anni a venire. In panchina c’è Michel Hidalgo, l’ex CT della Francia campione d’Europa nel 1984.
I grandi nomi però non portano il successo sperato: il Marsiglia arriva solo dodicesimo. Hidalgo lascia la panchina per diventare direttore sportivo. Al suo posto arriva Gérard Banide, con Abedi Pelè in attacco con Papin, ma la musica non cambia granché: sesto posto, accompagnato da una semifinale di Coppa delle Coppe. Per i primi successi bisogna attendere la stagione 1988/89. In panchina c’è Gérard Gili e il mercato è principesco: Di Meco, Sauzée, Cantona e Vercruysse. Quanto basta per aggiudicarsi il campionato e la Coppa di Francia.
È la prima di quattro affermazioni consecutive per il Marsiglia, che in campionato è troppo forte per le avversarie, ma trova pane per i suoi denti in Europa. La stagione 1989/90, vede l’arrivo di Francescoli e di Waddle. L’attaccante del Tottenham è un pupillo del presidente Tapie, che si innamora delle movenze dell’inglese. La Ligue 1 non sfugge agli uomini di Gili, ma in Coppa dei Campioni arriva il primo boccone amaro. I transalpini perdono in semifinale contro il Benfica, che si qualifica, da outsider per le scommesse, alla finale di Vienna contro il Milan grazie ai gol in trasferta.
L'annata del caos
Dovendo trovare una definizione alla stagione successiva, la definizione migliore è “l’annata del caos”. Al Velodrome si alternano tre tecnici e tra campo e società succede davvero di tutto. Il Marsiglia esce dall’estate di Italia ’90 con in più Dragan Stojković, talento della Jugoslavia. Ma soprattutto, a settembre Tapie sostituisce Gili con il CT campione del mondo Franz Beckenbauer, salvo poi essere costretto a chiamare il belga Goethals dopo appena tre mesi perché il Kaiser decide di andarsene per incompatibilità con il presidente.
Anche in questo caso la Ligue 1 viene messa in bacheca, mentre la Coppa dei Campioni sfugge di un niente. Ai quarti di finale il Marsiglia incontra il Milan di Sacchi e pareggia 1-1 a San Siro. Al ritorno, al minuto 87 e con i francesi avanti di un gol, i riflettori del Velodrome si spengono e il Milan decide di non tornare in campo. La UEFA assegna il 3-0 a tavolino ai transalpini, che il 29 maggio a Bari affrontano la Stella Rossa nella finalissima. Il match termina ai calci di rigore e a causa dell’errore di Amoros, Stojković è costretto a vedere i suoi ex compagni di squadra sollevare il trofeo…
Incredibile ma vero, l’anno dopo il Marsiglia, tra le favorite alla vittoria finale per le scommesse calcio arriva appena agli ottavi di finale in Coppa dei Campioni. L’eliminazione contro lo Sparta Praga costa il posto a Tomislav Ivić, che aveva sostituito Goethals nonostante gli ottimi risultati della stagione precedente. A prendere il posto del croato, però, è proprio il belga, che porta a casa il quarto titolo consecutivo e non può tentare di vincere anche la Coppa di Francia solo perché il titolo non viene assegnato dopo il crollo della tribuna nella semifinale tra Marsiglia e Bastia.
La Coppa e l'affair VA-OM
Il 1992/93 non inizia dunque sotto i migliori auspici, ma sarà la stagione della consacrazione. Papin va al Milan e Waddle torna in Inghilterra, ma arrivano Barthez, Desailly, Boksic e Völler. In panchina non c’è Goethals, ma anche stavolta il belga torna a guidare la squadra a stagione in corso, sostituendo Fernandez.
Il titolo francese è quasi una formalità, ma stavolta anche l’Europa sorride a Tapie e ai suoi. La prima edizione della Champions League viene infatti vinta proprio dal Marsiglia, che nella finalissima di Monaco di Baviera batte per 1-0 il Milan di Capello con rete di Boli. È il culmine di una dinastia, ma anche l’inizio della fine. Pochi mesi più tardi, l’OM diventa la prima squadra detentrice a non prendere parte alla Champions League successiva.
Scoppia infatti il celebre “Affair VA-OM”. Pochi giorni prima della finale contro il Milan, alcuni giocatori del Valenciennes rivelano l'esistenza di un tentativo di corruzione. La squadra dell’Alta Francia avrebbe dovuto far “riposare” il Marsiglia, lasciandosi battere senza opporre troppa resistenza per non far arrivare troppo stanchi i transalpini al match con i rossoneri.
La partita il Marsiglia la vince con gol di Boksic, per poi trionfare in Germania, ma il double costa caro al club. Quando vengono ritrovati 250mila franchi nel giardino di un giocatore del Valenciennes, la federazione francese revoca il titolo 1992/93 al Marsiglia, che viene escluso preventivamente anche dalla Champions League successiva, dalla Supercoppa Europea e dall’Intercontinentale.
Il verdetto definitivo arriva nel febbraio 1994: club retrocesso in Division 2 e Tapie squalificato a tempo indeterminato. Ma nel frattempo il presidente ha anche altro a cui pensare. Viene condannato al carcere per corruzione, deve vendere l’Adidas, iniziando una battaglia legale decennale con la Crédit Lyonnais e nel 1995 lascia anche il club.
Tornerà poi al Velodrome come direttore sportivo a inizio terzo millennio. Ma se si parla del “Marsiglia di Tapie”, il pensiero va agli anni tra il 1986 e il 1994: stagioni irripetibili, nel bene…e nel male.
*Le due immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Claude Paris e Luca Bruno.