Rispetto alle cerimonie di apertura, quelle di chiusura di un grande evento soffrono un po’ di un…complesso di inferiorità. Del resto, è anche normale che ci siano delle differenze sostanziali. Quelle di apertura sono piene della gioia e della speranza per un qualcosa di bello che sta cominciando, mentre quelle di chiusura sono sempre un minimo toccate dalla malinconia di qualcosa di magnifico che però bisogna salutare.
L'alzata delle bandiere nella cerimonia
La premiazione della maratona maschile
La cerimonia di chiusura nel calcio
Il che però non significa che anche loro non siano studiate nei dettagli, per far sì che le ultime immagini che arrivano di un evento globale siano memorabili tanto quello che è avvenuto nella cerimonia di apertura e soprattutto nelle giornate in cui si è gareggiato.
L'alzata delle bandiere nella cerimonia
Le cerimonie di chiusura più celebri sono certamente quelle dei Giochi Olimpici, sia estivi che invernali. Anzi, più che di cerimonia sarebbe corretto parlare di…liturgia, perché le cerimonie di chiusura a cinque cerchi seguono con una certa rigidità un protocollo in cui sono previste azioni ben precise che fanno parte di una vera e propria etichetta olimpica, a cui si alternano momenti di spettacolo che vengono realizzati da apposite agenzie come la Filmmaster, che si è occupata di quelle di Tokyo 2020.
La prima parte della cerimonia di chiusura è quella che rende onore al paese che ha tenuto l’edizione a cui si sta dicendo addio. Il capo di stato o un suo rappresentante fa il suo ingresso nello stadio, assieme al presidente del CIO e al capo del comitato organizzatore, in un momento che termina con l’alzata della bandiera del paese e con l’inno nazionale.
Poi si può partire con il protocollo vero e proprio, che inizia con la parata delle bandiere. Ogni rappresentativa sceglie il suo portabandiera che, a partire da quella della Grecia, porterà il suo vessillo all’interno dell’impianto, chiudendo con quella del paese organizzatore. Poi però…finisce la rigidità, perché inizia uno dei momenti clou, quello della parata degli atleti, che negli ultimi decenni è stata resa molto libera, per permettere a tutti di fraternizzare, indipendentemente dalla nazionalità.
La premiazione della maratona maschile
Quando l’ultimo atleta ha fatto il suo ingresso nello stadio, si passa alla premiazione. Di cosa? Ma naturalmente della maratona maschile, che si svolge l’ultimo giorno dei Giochi Olimpici e che termina a ridosso della cerimonia di chiusura. Gli atleti che sono arrivati sul podio ricevono le loro medaglie e viene ovviamente suonato l’inno nazionale del paese dell’atleta vincitore.
Per una certa…uniformità, nei Giochi invernali l’ultima gara è la massacrante 50km di fondo maschile, complicata da decifrare anche per i più grandi esperti di sito scommesse. Terminata la premiazione è il momento del ringraziamento ai volontari, che vengono omaggiati con un bouquet di fiori da parte di quelli che sono stati appena eletti nella Commissione Atleti del CIO, che tiene le sue riunioni elettive proprio durante i Giochi.
E poi c’è il passaggio di consegne, perché per ogni nazione che deve salutare i Giochi ce n’è una che li ospiterà da lì a quattro anni. Si comincia con l’inno greco, con tanto di innalzamento della bandiera, in onore del paese in cui sono nati i Giochi. Poi la bandiera del paese ospitante viene ammainata, mentre viene suonato l’inno olimpico.
La cerimonia di Anversa
È il segnale per la cosiddetta “cerimonia di Anversa”, in quanto si tratta di una tradizione iniziata nell’edizione 1920: il sindaco della città che ha ospitato i giochi consegna una bandiera olimpica al presidente del CIO, che la passa al sindaco della città che li ospiterà quattro anni dopo.
La tradizione prevede il sindaco della città entrante sventoli la bandiera per otto volte, dopodiché si può passare a innalzare la bandiera del prossimo paese ospitante, con tanto di inno nazionale. Poi è il turno di una performance artistica che sa di anteprima, in quanto tocca alla nuova città presentare le proprie tradizioni e la propria cultura. Al termine di questo passaggio di consegne, il presidente del CIO recita la formula di chiusura, dando appuntamento alla prossima edizione.
Per quanto perfettamente protocollata, la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici ha comunque avuto le sue particolarità. Basterebbe pensare a Torino 2006, quando il sindaco di Vancouver, che avrebbe ospitato i Giochi invernali nel 2010, non poteva certo sventolare la bandiera, in quanto costretto su una sedia a rotelle. Poco male, perché il sindaco canadese si era preparato molto bene e ha fatto il giro sulla sua sedia otto volte, osservando il protocollo a modo suo.
C’è anche la storia di uno sgarbo, quello dell’Unione Sovietica a Mosca 1980. L’edizione successiva si sarebbe tenuta a Los Angeles, ma visto che gli Stati Uniti avevano boicottato i giochi moscoviti, non è stato suonato l’inno americano e la bandiera innalzata è stata quella della città di Los Angeles.
Poi ci sono eventi particolari, come la cerimonia di Sydney 2000, quando il paese ospitante del 2004 era…la Grecia. Dunque doppia bandiera ellenica durante la cerimonia, ma niente doppio inno.
La cerimonia di chiusura nel calcio
E le altre manifestazioni?
Quando si parla di mondiali o europei pluridisciplinari, le cerimonie di chiusura sono simili a quelle olimpiche. Ma quando si parla di un solo sport, la questione cambia, perché di solito la cerimonia si tiene prima della finalissima.
Nel calcio, ma non solo, la tradizione vuole che a portare il trofeo nell’impianto dove si svolgerà l’ultimo atto sia il capitano della squadra che ha vinto l’edizione precedente, ma non è sempre il capitano, come dimostra il portoghese Eder, decisivo nella finale di Parigi con un gol che ha bloccato le scommesse live, a Euro 2020.
Poi il motivo del contendere viene messo in palio a bordocampo e si passa allo spettacolo, che però ovviamente è solo…una distrazione, perché chiunque sta pensando quasi solo ed esclusivamente alla finale in arrivo. Le grandi competizioni, come i Mondiali o gli Europei, solitamente prevedono esibizioni live di cantanti di livello mondiale, meglio ancora se legati al paese ospitante.
Rispetto a quelle olimpiche, le cerimonie di chiusura dei grandi eventi di altri sport hanno poi una durata ridotta, proprio perché devono lasciare spazio al vero atto conclusivo della manifestazione. E a differenza di quanto avviene sotto i cinque cerchi, dove tutti sono ormai rilassati al termine della competizione, c’è ancora una sfida da affrontare, quella più importante. Dunque, non c’è da stupirsi se questo tipo di cerimonie di chiusura non le ricorda nessuno, né gli atleti né tanto meno…i tifosi!
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo.