Da quasi dieci anni, un nome nuovo è entrato di prepotenza in Serie A. Una squadra che si è presentata in punta di piedi e che non se n’è mai più andata, prendendosi il lusso di battere le big e persino di assicurarsi un posto in Europa. Una società moderna, che punta a svilupparsi ancora di più seguendo (e a volte anticipando) i trend gestionali e sportivi del momento. Un piccolo grande miracolo di programmazione e competenza che veste neroverde. Il Sassuolo, un vero e proprio modello di gestione virtuosa che mostra come, con le giuste capacità, si possa crescere in maniera esponenziale.
Anche perché quando nel 2002 Giorgio Squinzi, presidente della Mapei, decide di entrare ufficialmente in società come patron, dopo essere precedentemente sponsor del club emiliano, il Sassuolo è in Serie C2, mentre una manciata di anni prima il club era addirittura tra i dilettanti. La scalata al successo è lunga e tortuosa, perché nonostante alle spalle ci sia un colosso industriale, le spese del Sassuolo non sono faraoniche. Al momento di decidere come affrontare la sfida, la società preferisce una crescita costante, senza scossoni, che permetta di gettare le fondamenta di un club capace, all’occorrenza, anche di autofinanziarsi.
I PRIMI SUCCESSI
E pian piano, i risultati sportivi arrivano, nonostante qualche delusione iniziale. La prima promozione dell’era Mapei risale alla stagione 2005/06. Quell’anno il Sassuolo, guidato da Gian Marco Remondina, arriva secondo nel girone B di Serie C2 e vince la finale playoff contro il Sansovino. L’annata successiva è positiva, con un secondo posto nel girone A di C1, ma non basta per la promozione in B, visto che i neroverdi perdono la semifinale playoff contro il Sassuolo.
Nel 2007/08 ci vuole un allenatore emergente, un certo Massimiliano Allegri, per centrare la seconda promozione in tre stagioni. Della B il Sassuolo diventa presto protagonista, vedendo sulla panchina anche Stefano Pioli, ma per il capolavoro ci vuole Eusebio Di Francesco. L’abruzzese, ingaggiato nella stagione 2012/13, centra la promozione in A vincendo il campionato cadetto.
Dunque, il Sassuolo è nella massima serie dalla stagione 2013/14 e, escludendo l’anno dell’esordio, si è sempre distinto positivamente. La prima annata in A è accidentata e porta a un breve esonero di Di Francesco, sostituito per cinque giornate da Malesani. L’ex Parma e Fiorentina però infila altrettante sconfitte e il tecnico della promozione torna in tempo per salvare la squadra. Di Francesco resta a guidare i neroverdi fino alla stagione 2016/17, al termine della quale viene ingaggiato dalla Roma.
Nel frattempo, nel campionato 2015/16, la squadra arriva sesta in campionato e guadagna una storica ed inaspettata qualificazione in Europa League per le scommesse e quote per il calcio. Al posto dell’abruzzese arrivano prima Bucchi (sostituito di Iachini) e poi De Zerbi, che conferma il Sassuolo come grande scuola per i tecnici emergenti.
Ma se la parola chiave è continuità, lo si deve anche ai calciatori. E il simbolo della scalata del Sassuolo non può essere che Domenico Berardi. L’attaccante classe 1994 viene acquistato dal Cosenza e termina l’attività giovanile nel Sassuolo. Nella stagione 2012/13 è uno dei grandi protagonisti della promozione, segnando 11 reti in Serie B e guadagnandosi l’interesse della Juventus, che lo acquista in comproprietà. L’impatto con la massima serie non è problematico, anzi. Berardi si dimostra un calciatore che in A può decisamente dire la sua, segnando 31 reti nelle prime due stagioni.
La Juventus decide di non riscattare la metà, lasciandolo al Sassuolo, di cui diventa vicecapitano e miglior marcatore di sempre. Per lui arriva anche la nazionale (5 presenze), anche se per il grande salto al ragazzo di Cariati manca la continuità. Dopo i grandi exploit iniziali, Berardi non riesce più a raggiungere la doppia cifra a causa di alcuni infortuni e dell’addio del suo mentore Di Francesco. Nella stagione 2019/2020, però, il ventiseienne è già a quota nove, dimostrazione che quando il carattere un po' fumantino e un fisico che a volte fa scherzi vengono tenuti a bada, il talento c'è eccome.
IL MAPEI STADIUM
Un altro elemento fondamentale nello sviluppo del Sassuolo è certamente il Mapei Stadium di Reggio Emilia - Città del Tricolore. L’ex Stadio Giglio è il primo stadio di proprietà della storia del calcio italiano ed è stato costruito negli anni Novanta dalla Reggiana. Dopo una serie di problematiche economiche del club granata, nel 2013 è stato rilevato dalla Mapei che lo ha trasformato nella casa del club neroverde.
Nel corso degli anni l’impianto è stato utilizzato anche per le partite della nazionale, oltre che per le partite europee del Sassuolo e dell’Atalanta, che lo ha utilizzato per l’Europa League nel periodo in cui stava ristrutturando l’Atleti Azzurri d’Italia. Tra le strutture della Mapei, che si è sempre occupata anche di ciclismo, c’è inoltre il centro studi e ricerche, un laboratorio all’avanguardia per quello che riguarda la medicina sportiva.
Nell’ottobre 2019, il Sassuolo e tutto il calcio italiano sono stati colpiti dalla morte di Giorgio Squinzi, ma come ha spiegato il DS Carnevali, protagonista della "fenomenata" Boga sul mercato, i tifosi neroverdi non devono preoccuparsi. I due figli del Patron, Marco (laureato in chimica industriale) e Veronica (laureata in scienze politiche), garantiranno la continuità aziendale.
Il Sassuolo, del resto, ha anche imparato a camminare con le proprie gambe. Il club è una società modello e nel corso degli anni, attraverso la valorizzazione del parco giocatori e una gestione virtuosa, è riuscito a creare un modello vincente e positivo per tutto il calcio tricolore. L’ultimo regalo di Giorgio Squinzi, nato con il cuore rossonero (era un grandissimo tifoso del Milan) ma che è diventato un simbolo neroverde.