Rivoluzione a Barcellona. Finisce l’era Valverde. Per la prima volta in 17 anni, i blaugrana esonerano un allenatore in corsa. L’ultimo ad avere il dubbio onore è stato Van Gaal, licenziato anche lui alla fine del girone d’andata della Liga 2002/03. In quel caso, il Barcellona ha puntato su un grande vecchio come Radomir Antic, che ha portato la squadra in Coppa UEFA nonostante l’avesse presa al dodicesimo posto.
Nel 2020, invece, cambia il paradigma. A sostituire il tecnico due volte campione di Spagna non arrivano né Pochettino né Allegri. Un po’ a sorpresa, sulla panchina del Camp Nou si siede Quique Setien, 61 anni, ultima esperienza quella al Betis Siviglia durata due stagioni.
Setien non ha una storia importante da calciatore, nonostante tre presenze in nazionale tra 1985 e 1986. E non è neanche un ex giocatore del Barça, o perlomeno un tecnico che si sia formato allenando i giovani della Masia, come nel caso di Guardiola, Vilanova o Luis Enrique, abbastanza inesperti ma comunque perfetti conoscitori dell’ambiente in cui avrebbero lavorato.
E il curriculum ed il palmares da tecnico sono abbastanza scarni rispetto a quelli a cui sono abituati in Catalogna. Racing Santander, Ejido, persino una partita alla guida della nazionale della Guinea Equatoriale, poi Logroñes, Lugo, Las Palmas e appunto Betis.
Zero esperienza ad altissimi livelli. Una scelta insomma parecchio inaspettata. Ma non è detto che non si riveli quella giusta, con un Barcellona, comunque, ancora tra le favorite per le scommesse calcio! Del resto, di “Setien”, intesi come tecnici non molto conosciuti che prendono in mano squadre assai blasonate, la storia del calcio è piena. In alcuni casi, la delusione è stata forte. In altri è decisamente andata meglio…
Gli altri... Setien - Al Chelsea, per esempio, sanno bene che la cosa può funzionare. Quando nel 2008 Roman Abramovich sceglie il suo caro amico Avram Grant, tecnico con qualche esperienza in Israele e con la nazionale del suo Paese, per guidare i Blues del primo post-Mourinho, molti scuotono la testa. E invece il tecnico israeliano trascina la squadra alla finalissima di Champions, perdendola soltanto perché John Terry scivola all’ultimo rigore.
Va ancora meglio quattro anni dopo. Abramovich esonera Villas-Boas e decide per la soluzione interna, affidando la squadra a Roberto Di Matteo. L’italo-svizzero fa il miracolo, arrivando a sollevare la Coppa dalle grandi orecchie nella notte di Monaco di Baviera e, già che c’è, anche la FA Cup. Poi però, neanche sei mesi dopo, l’idillio si spezza e arriva l’esonero, con il resto della carriera dell’ex azzurro che dimostra quanto la scelta sia stata tanto estemporanea quanto fortunata.
Pessimi ricordi invece al Real Madrid per un paio di scelte inattese e rivelatesi errate. Nel 2004 alla guida dei Galacticos arriva Carlos Queiroz, fino a quel momento vice di Sir Alex Ferguson allo United e con poca esperienza tra Portogallo e Giappone e sulla panchina di qualche nazionale, come quella del Sudafrica. Pessima idea, perché il tecnico non riesce a far convivere i tanti campioni che ha a disposizione, arriva quarto e deve salutare.
Situazione molto simile nel 2009, quando i Blancos acquistano Cristiano Ronaldo e Kakà e in panchina ci mettono…Manuel Pellegrini. L’Ingegnere ha un passato modesto, tra Sudamerica e Villarreal, e a Madrid fa bene ma non benissimo. Secondo posto e addio dopo una sola stagione. Per vincere qualcosa dovrà aspettare il Manchester City nel 2014, salvo poi tornare a livelli “normali”.
Dopo la leggenda - A proposito di Manchester, sostituire una leggenda come Sir Alex Ferguson non è semplice, ma David Moyes ci mette del suo per far fallire il suo arrivo allo United. Due stagioni con il Preston e undici con l’Everton senza mai vincere niente non sono un biglietto da visita eccellente, ma per lui garantisce Sir Alex.
Non basta, perché lo scozzese viene esonerato a quattro partite dalla fine del campionato e lo United chiude malinconicamente al settimo posto la stagione 2013/14. Anche in questa stagione, le quote delle scommesse sportive ci indicano che sarà davvero complicato per lo United raggiungere la Champions.
A Liverpool invece nel 1998 decidono di interrompere la tradizione di scegliere ex calciatori del club e chiamano in panchina un francese, Gerard Houllier, che al massimo era stato allenatore del PSG, non la macchina da gol attuale, e CT dei transalpini (fallendo la qualificazione a USA ’94). Sei trofei dopo (una Coppa UEFA, una Supercoppa Europea, una FA Cup, due Coppe di Lega e una Charity Shield), ad Anfield si sono convinti che la scelta non era poi così azzardata.
In serie A - E in Italia? C’è il caso del Milan, che nel 1998, dopo un fallito ritorno di Sacchi e uno di Capello, punta su un tecnico che viene dal basso. Alberto Zaccheroni ha allenato, tra le altre, Baracca Lugo, Cosenza e Udinese, ma Berlusconi scommette su di lui. E vince, perché il Milan di Zac si aggiudica lo Scudetto dopo una clamorosa rimonta nei confronti della Lazio.
Va peggio all’Inter, che nel 2011, dopo l’incubo della stagione post-Triplete, decide di cambiare tutto. In panchina si siede Gian Piero Gasperini, che fino a quel momento ha guidato soltanto il Crotone e il Genoa. Dura quattro partite, poi viene esonerato e torna in provincia, dove ora fa miracoli sempre in nerazzurro, ma stavolta quello dell’Atalanta.
E persino la Juventus, volendo, ha avuto il suo Setien. Si chiama Antonio Conte, che quando arriva a Vinovo da allenatore ha conosciuto la retrocessione con l’Arezzo, le dimissioni all’Atalanta e sembra poter far bene solo in Serie B (come con Bari e Siena). E invece il tecnico leccese smentisce tutti, risollevando i bianconeri dal post-Calciopoli e facendo iniziare un ciclo che ancora non ha fine. Nato da un allenatore a cui in molti non erano disposti a dare fiducia ad altissimi livelli. Dunque, buon lavoro e buona fortuna anche a Setien...
Segui l'avvincente girone di ritorno di Serie A con le scommesse live di 888sport!
*La foto di apertura dell'articolo è di Emilio Morenatti (AP Photo); la seconda di Alvaro Barrientos (AP Photo).