Una squadra di allenatori. È la Lazio del 2000, quella del secondo scudetto biancoceleste. Quasi tutti campioni, quasi tutti sono diventati tecnici. E molti di loro con indiscutibile successo. Non è un caso, perché ognuno di quei giocatori eseguiva al meglio i propri compiti ma nello stesso tempo aveva una visione d'insieme, sapeva quello che dovevano fare i compagni e come.
L'allenatore in campo - Così si alimenta la passione del collettivo che va oltre l'individualismo del top player, così si arriva a pensare con il “noi” e allora il passaggio dal campo alla panchina diventa praticamente automatico. L'esempio più significativo è Roberto Mancini, che era già un calciatore-allenatore quando giocava, vero braccio destro di Eriksson, come Falcao lo era per Liedholm nella Roma dello scudetto '83.
Appena smesso di giocare, “Mancio” è subito diventato allenatore vero, nella Fiorentina e nella stessa Lazio, vincendo, poi, campionati in Serie A con l'Inter e in Inghilterra con il City. E adesso, come ct dell'Italia, ha ridato anima e gioco alla nazionale azzurra, capace di chiudere a punteggio pieno il suo girone di qualificazione agli Europei 2020.
Una difesa di leader - Discorso simile si può fare per Sinisa Mihajlovic, “allenatore” della difesa di quella Lazio e altro indiscusso leader in campo e nello spogliatoio, oltre che amico di Mancini. Le sue squadre hanno sempre una buona organizzazione e grande spirito, basta studiare il Bologna delle ultime due stagioni.
Percorso più complesso quello del suo ex partner difensivo Alessandro Nesta, bravo e coraggioso nell'affrontare la gavetta: prima esperienza nella “sua” Miami, poi la Serie B con il Perugia adesso con il Frosinone in corsa per la promozione.
Il fenomeno Cholo - Formidabile l'avventura in panchina di Diego Simeone, vero “guru” dell'Atletico Madrid che ha portato due volte in finale di Champions League, dove ha sbattuto contro quel muro di storia chiamato Real. Ma il 4-4-2 “avvelenato” di Simeone è comunque un esempio per molti giovani allenatori interessati alla costruzione di squadre aggressive più che esteticamente raffinate.
Piuttosto sorprendente invece l'affermazione in panchina di Sergio Conceicao e Simone Inzaghi. Molti dei loro compagni non avrebbero scommesso sul successo dei due come allenatori. Errore. Il Porto dell'ex ala destra e la Lazio dell'ex centravanti dello scudetto 2000 vincono e convincono da anni.
In particolare Inzaghi ha già conquistato tre trofei in tre anni e mezzo alla guida della prima squadra e adesso contende addirittura il titolo in Serie A alle corazzate Inter e Juve. A sua volta, il Porto di Conceicao sa miscelare bene furore agonistico a qualità del gioco.
Quarta Argentina a... Formello - Era partita forte la carriera di allenatore di Matias Almeyda, che di quella Lazio era l'infaticabile recuperapalloni di centrocampo: subito il River Plate, riportato in Primera Division nel 2012 dopo la storica retrocessione dei Millionarios. Dopo aver guidato il Banfield in Argentina e il Guadalajara in Messico, ora Almeyda allena i San Jose Earthquakes in California.
Solo un'esperienza in panchina per quel fuoriclasse di Juan Sebastian Veron, con i dilettanti dell'Estrella de Berisso: dopo l'addio al calcio, l'asso argentino è stato ds e presidente dell'Estudiantes, il club del suo cuore, privilegiando la carriera di dirigente a quella di tecnico. Stessa scelta di Nestor Sensini, ora direttore generale del Newell's Old Boys dopo aver allenato in Argentina dal 2007 al 2015.
Attilio Lombardo, prezioso rincalzo di quella Lazio, è tra i collaboratori tecnici del ct azzurro Mancini, con cui aveva lavorato già nel Manchester City. Oltre a Nesta e Mihajlovic, altri quattro difensori della Lazio 2000 sono diventati allenatori: Negro, Gottardi, Pancaro e Couto.
I primi due si sono dedicati ai settori giovanili, il terzo ha guidato Juve Stabia, Catania, Catanzaro e adesso siede sulla panchina della Pistoiese in Serie C, mentre il portoghese ha lavorato come secondo nello Sporting Braga dal 2012 al 2014. In Ucraina, nell'Arsenal Kiev, l'ultima avventura (negativa) di Fabrizio Ravanelli.
E Dejan Stankovic? Allena anche lui, ovviamente: gli è stata affidata la Stella Rossa, la più prestigiosa squadra di Serbia, quella in cui è cresciuto.
*La foto di apertura dell'articolo è di Roland Weihrauch.