Italiani, popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori. E, già che ci siamo, di fondatori di squadre di calcio. Esattamente come gli inglesi, che vagando per l’Europa e per il mondo hanno creato società che sono ancora oggi eccellenze assolute in paesi che hanno poco a che fare con il Regno Unito (il Milan o il Peñarol, tanto per dirne un paio), anche il tricolore ha avuto un certa importanza nella nascita di club storici.

La Buenos Aires italiana

Le squadre italiane in Brasile

Le squadre italiane in Cile, USA, Australia

Al punto che quasi quasi si potrebbe pensare a un…campionato italiano all’estero. E tra le squadre partecipanti ci sarebbero parecchi nomi altisonanti e conosciutissimi.

La Buenos Aires italiana

Non sorprende certo che in un paese ad altissima discendenza italiana come l’Argentina, i nostri compatrioti emigrati abbiano avuto un ruolo importante nella fondazione di parecchi club. E se i colori del River Plate, il bianco e il rosso, sono quelli della città di Genova vista l’ascendenza ligure di alcuni dei fondatori, è assai più celebre (e celebrato) l’ascendente tricolore sul Boca Juniors. Il mito degli Xeneizes (i genovesi) nasce dall’idea di un gruppo di ragazzi di origini italiane che vivono nel quartiere de La Boca.

E poco importa che invece i colori sociali siano stati presi dalla bandiera svedese, perché la storia del club, con i tanti oriundi forniti alla nostra nazionale nel corso dei decenni non fa altro che confermare l’anima tricolore dei 34 volte campioni d’Argentina e 6 volte padroni del Sudamerica.


L’Italia fa anche capolino altrove, come nella storia del San Lorenzo de Almagro prende il nome dal prete salesiano Lorenzo Massa, figlio di un torinese. Ma per trovare un’altra squadra davvero tricolore bisogna fare un salto al quartiere Liniers, dove alcuni italiani contribuiscono a fondare una squadra destinata a diventare celebre: il Velez Sarsfield, ora celebre per la sua V rovesciata, ma che un centinaio di anni fa vestiva bianco, rosso e verde. Un passato che di recente è stato ricordato con una terza maglia celebrativa.

Chi invece rende le sue origini molto chiare è il Deportivo Italiano, che nasce come selezione dei migliori giocatori di un torneo amatoriale tra emigrati e che nel 1978 si toglie addirittura lo sfizio di giocare contro la Nazionale di Bearzot, in Argentina per il Mondiale. Finisce 1-0 con gol di Bettega per gli…azzurri originali.


IN BRASILE

Anche l’altro gigante del Sudamerica non può però farsi mancare l’influsso italiano. Al punto che di gloriosi club che si chiamavano Palestra Italia ce ne sono addirittura…due. Il primo è il Palmeiras, che nasce nel 1914 proprio come squadra delle comunità italiana di San Paolo. Quando però nella seconda guerra mondiale il Brasile e l’Italia si ritrovano su fronti opposti, il club è costretto a cambiare nome e stemma, togliendo la “I” rossa e diventando biancoverde, come lo conosciamo al giorno d’oggi.

Luiz Adriano e compagni Campioni contro il Santos nella finale tutta brasiliana di Libertadores 2020 al Maraca di RJ!

Un'esultanza del Palmeiras!

Una storia simile è quella del Cruzeiro. Anche a Belo Horizonte, ispirati dai connazionali di San Paolo, nel 1921 gli italiani creano la loro Palestra, permettendo l’iscrizione solamente a atleti di provata discendenza tricolore. Il nome attuale, preso anch’esso nel 1942, deriva dalla Croce del Sud, la costellazione dell’emisfero australe. I colori del club cambiano, ma il riferimento all’Italia, volontario o no, non sparisce del tutto visto che da bianco rossi e verdi i membri della Palestra diventano comunque…blu. E se non è azzurro, poco ci manca. 


Azzurro, con scudo sabaudo, è invece lo Sport Club Savoia, la prima squadra italiana fondata in Brasile a fine Ottocento, che con la Palestra Italia gioca il primo derby tricolore all’estero nel 1915.

C’è poi un’altra big “italiana” che così poi italiana non è. Il Fluminense è la squadra della comunità tricolore di Rio de Janeiro, nonostante le sue origini siano inglesi. Ma il fatto che il club utilizzi i colori della nostra bandiera e sia gemellato con il Velez lo rende il più tifato dai discendenti degli italiani che vivono nella cidade maravilhosa. Il Fluminense nel giugno 2014, ha ospitato la nazionale Azzurra per l'ultima amichevole prima dell'inizio dei Mondiali.

Nomi e colori, del resto, creano strane associazioni in Brasile. Dove c’è una Juventus granata. Confusione? Neanche troppo. Il Club Atletico Juventus nasce nel 1924 in onore dell’industriale del cotone Rodolfo Crespi, grande tifoso bianconero. Il problema è che in Brasile di maglie bianconere ce ne sono anche troppo, quindi la scelta cade sui colori dell’altra squadra torinese.

Di conseguenza ne scaturisce qualche storia abbastanza particolare, come l’avviso allo stadio che spiega che le maglie bianconere sono vietate. Nessun conflitto per quello che riguarda il Napoli Esporte Club, nato nel 1979 nei pressi di San Paolo e parecchio ispirato a club che al San Paolo…ci gioca. Azzurri e con la N sul petto, tutto perfetto Giusto il simbolo cambia, perché al posto del classico ciuccio il Napoli verdeoro preferisce la raposa, la volpe. 

Cile, USA, Australia


Non solo Brasile e Argentina, però. Anche il Cile ha la sua squadra tricolore: l’Audax Italiano. Il club è stato fondato da italiani emigrati a Santiago, il 30 novembre 1910 con il nome di Audax Club Ciclista Italiano, per poi diventare club sportivo negli anni Venti. E nel 2007 il tricolore sul petto dei cileni ha anche preso parte alla Libertadores. Non sono certo ad alti livelli i Brooklyn Italians, che giocano nelle serie minori statunitensi ma indossano orgogliosamente l’azzurro dal 1949, quando hanno deciso di rappresentare gli abitanti di Little Italy appassionati di football. Anzi, di soccer.

E persino in Australia il calcio è stato esportato (anche) dagli italiani. Un giovanissimo Bobo Vieri prima di rientrare in Italy ha difeso i colori del Marconi Sydney, che ha vinto quattro volte il campionato prima che si trasformasse nella Australian Football League. Anche l’ex laziale Paul Okon, amico di Bobo, ha mosso i primi passi nel club nato nel 1956 e che nel corso degli anni ha alternato una divisa azzurra a una tricolore. E da quelle parti c’è addirittura chi ha avuto sul petto l’Etna: il Balcatta Football Club, nato da immigrati siciliani, che hanno voluto immortalare un simbolo della loro terra d’origine nello stemma del club. Insomma, tutto il mondo è paese. E spesso, tutto il calcio è italiano.

*La foto di apertura dell'articolo è di Antonio Calanni (AP Photo); la seconda di Andre Penner (AP Photo). Prima pubblicazione 2 aprile 2020.

 

 

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.