È il 1978 quando il Barcellona commissiona a Cesar Luis Menotti, detto El Flaco, selezionatore della nazionale argentina che conquista la Coppa del mondo in casa, un report su un diciassettenne di Lanus, nella provincia di Buenos Aires, del quale si inizia a parlare in Europa e che i catalani potrebbero essere interessati ad acquistare. Si tratta di Diego Armando Maradona, al suo secondo anno da professionista con la maglia dell’Argentinos Juniors.
Menotti lo inserisce nella lista dei quaranta preconvocati per il Mondiale, ma lo lascia fuori dalla lista definitiva dei 22 che si laureeranno campioni del mondo nella finale del Monumental contro l’Olanda del calcio totale: Maradona è frustrato e arrabbiato per l’esclusione, come racconterà anni dopo Gianni Di Marzio che va a osservare personalmente l’incredibile talento argentino segnalatogli dall’agente Settimio Aloisio, ma avrà tempo di rifarsi, abbondantemente.
Il report di Menotti - Questo il report compilato dal Flaco Menotti su Diego Maradona nel 1978.
RAPPORTO DEL GIOCATORE: Diego Armando Maradona
VALUTAZIONE: Molto buono, straordinario. Velocità 9.5. Velocità iniziale 9.5. Con la palla 9.1. Senza palla 9.5. Agilità 9.5. Potenza nel salto 8.
CONDIZIONE GENERALE: forza mentale 10. Capacità di sofferenza 10. Concentrazione 10. Egoista 0. Personalità 10.
TECNICA GENERALE: imbattibile
TECNICA SPECIFICA: Straordinario ed efficace dribbling. Potenza eccellente. Coraggio straordinario. Efficienza straordinaria. Ottimo tiro. Grande passaggio. Precisione totale. Visione completa. Colpo di testa nella media. Buona leadership. Ottimo potere di trattenere la palla. Straordinaria protezione della palla.
TATTICHE INDIVIDUALI: completa intelligenza nel calcio. Senso completo per il calcio. Buona visione. Ottima velocità in termini di efficacia.
CONCLUSIONI GENERALI: Giovane. È nato il 30/10/1960. Ha prodigiose qualità tecniche, facile dribbling. Ha una visione lineare di fronte alla porta, ma sa come liberarsi della palla per il compagno di squadra meglio piazzato. Riflessi straordinari. Protegge molto bene la palla per giocarla immediatamente con grande efficacia. I suoi passaggi e tiri corti sono pura meraviglia. Prodigiosi cambi di ritmo.
L’arrivo a Barcellona - Il trasferimento di Maradona al Barcellona, però, si concretizza solamente quattro anni dopo, durante i Mondiali di Spagna, in cui Diego e la sua Argentina si fermano nella seconda fase a gironi, dietro l’Italia di Bearzot e il Brasile. Il 5 giugno, il presidente blaugrana, Josep Lluís Núñez, ufficializza di aver acquistato Maradona dall’Argentinos Juniors per la considerevole cifra di 1 miliardo e 200 milioni di pesetas spagnole.
L’esordio di Maradona con il Barcellona avviene il 4 settembre 1982, al Mestalla, contro il Valencia: nonostante il suo gol del vantaggio, messo a segno nel primo tempo, il Barcellona perde 2-1. Questo l’undici schierato da Udo Lattek nel giorno del debutto di Diego, per l’occasione con il numero 11 sulla schiena: Artola, Gerardo, Migueli, Alexanco, Manolo, Urbano, Schuster, Víctor Muñoz, Marcos, Quini, Maradona.
L’epatite e di nuovo Menotti - Dopo 13 partite di Liga e 6 gol all’attivo, gli viene diagnosticata un’epatite che lo costringe a rimanere lontano dal campo per tre mesi. Quando torna a disposizione, il Barcellona viene eliminato dalla Coppa delle Coppe nei quarti di finale per mano dell’Austria Vienna, nonostante la sua presenza nella partita di ritorno e il club decide di esonerare il tecnico tedesco Udo Lattek, con cui Maradona non ha un buon rapporto.
Al suo posto, sulla panchina dei catalani, arriva una vecchia conoscenza di Diego, quel Cesar Menotti che nel 1978 lo estromise dalla rosa dei Mondiali, ma compilò un rapporto lusinghiero su di lui proprio per la dirigenza del Barcellona.
A fine anno, il Barça ottiene il quarto posto nella Liga, a sei punti dall’Athletic Bilbao campione, ma porta a casa la Coppa del Re, superando il Real Madrid nella finale di Saragozza per 2-1, e la Coppa de La Liga, sempre contro i blancos.
Secondo e ultimo atto - La stagione 1983-84 di Maradona a Barcellona, sotto la guida di Menotti, parte molto bene: all’esordio in Coppa delle Coppe contro i tedeschi orientali del Magdeburgo, l’argentino mette a segno una tripletta nel successo per 5-1 dei catalani.
Ma alla quarta giornata di campionato, nella sfida contro l’Athletic Bilbao campione di Spagna, al cinquantanovesimo minuto sul 4-0 per il Barcellona, il difensore basco Andoni Goikoetxea Olaskoaga è autore di una brutta entrata su Diego che si infortuna gravemente: rientrerà solamente all’inizio del 1984, grazie alle sapienti cure del suo medico di fiducia, Ruben Dario Oliva. In sua assenza, la squadra si aggiudicherà, comunque, la Supercoppa di Spagna.
L’8 gennaio è di nuovo in campo contro il Siviglia e mette a segno due reti nel successo per 3-1: la situazione in classifica, però, in una stagione in cui il Barcellona avrebbe dovuto lottare per il titolo, si è compromessa durante l’assenza di Maradona e i blaugrana terminano al terzo posto. Diego disputa solamente 16 partite nella Liga, mettendo a segno 11 reti: riesce anche a vendicarsi di Goikoetxea, con il quale si riappacificherà dopo un intervento pubblico con re Juan Carlos.
Tutto è pronto per il suo addio al Barcellona e per lo sbarco nel luogo al quale sarà per sempre legato a doppio filo, nella squadra che porterà a due scudetti e ai traguardi più impensabili della sua storia: Napoli. Ma questa è un’altra storia.
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*La foto di apertura dell'articolo è di Ron Frehm (AP Photo).