Se ne parla poco, in realtà Rino Gattuso non pensa ad altro. Parliamo dell'ottavo di finale Napoli-Barcellona del 25 febbraio al San Paolo (ritorno il 18 marzo al Camp Nou). Se la squadra catalana non risolve i suoi problemi, la squadra azzurra può sperare nel colpaccio.

Sembrava assurdo pensarlo solo fino a poche settimane fa, ma adesso la situazione è molto cambiata, nonostante il Barcellona resti, naturalmente, per le quote Champions favorito per il passaggio del turno. Intanto il gruppo di Gattuso sta ritrovando fiducia perché finalmente arrivano risultati confortanti, dalla vittoria al San Paolo con la Lazio in Coppa Italia all'impresa successiva con la Juve.

Il gioco si era visto già contro l'Inter, nonostante la sconfitta per errori individuali dei difensori, e in parte contro la Lazio in campionato, ma certo vincere regala ben altra autostima, proprio ciò di cui aveva bisogno la squadra di Gattuso. Oltre i nuovi acquisti, presto il tecnico ex Milan riavrà Koulibaly a rendere meno fragile la difesa, finora in assoluta emergenza al punto che il laterale Di Lorenzo è stato schierato come centrale accanto a Manolas.

Aria pesante alla Masia - Soprattutto, dall'altra parte il Barcellona vive un momento di caos piuttosto imbarazzante per un top club come quello catalano. Finché ha potuto, Messi ha difeso in ogni modo il tecnico Valverde, nonostante le incredibili rimonte subite nelle ultime due Champions, con le beffarde eliminazioni contro Roma e Liverpool.

Soltanto l'ottimo rapporto con i senatori dello spogliatoio e in particolare con il leader argentino, che aveva fatto autocritica affermando che la colpa delle sconfitte fosse dei giocatori, aveva salvato Valverde, che comunque aveva vinto il campionato. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'ennesima rimonta subita, stavolta contro l'Atletico Madrid nella Supercoppa spagnola disputata in Arabia a inizio gennaio, con le scommesse live bloccate di continuo! 

Immediato il blitz dei dirigenti catalani (il dg Oscar Grau e il ds Abidal) in Qatar per convincere Xavi – mente illuminata del grande Barcellona di Guardiola - ad accettare subito la panchina. Ma l'ex regista ha rifiutato: "E' troppo presto per me", ha detto. In realtà si dice che abbia declinato l'invito per un rapporto non idilliaco con il presidente Bartomeu.

Fatto sta che allora il direttivo blaugrana ha optato per una scelta a sorpresa: Quique Setién, 61enne ex allenatore del Betis e altro fautore del possesso palla esasperato modello Pep. Tanti addetti ai lavori, in Spagna, sono rimasti sconcertati, perché non ritengono Setién all'altezza di guidare una squadra ambiziosa come il Barcellona, costretta a vincere praticamente sempre.  

La caduta di Valencia da favoriti per le scommesse sportive, sabato 25 gennaio, ha certificato le difficoltà della formazione catalana. Già pochi giorni prima, il Barça aveva rischiato l'eliminazione in Coppa del Re a Ibiza, club che milita in Segunda Division B, la terza serie calcistica di Spagna. Ma la prestazione del Mestalla è stata addirittura peggiore, caratterizzata da un fraseggio sterile e pochi tiri in porta.

“Dobbiamo adattarci alle modifiche che ci chiede il nuovo staff tecnico”, si è giustificato Busquets. È finita con un secco 2-0 per il Valencia e nel Barcellona, al solito, si è salvato solo Messi.

Impalpabile Griezmann, che ancora non riesce a integrarsi in modo convincente nel gruppo, ed è uscito dai favoriti per il podio dei cannonieri nelle quote Champions League; inoltre, l'assenza dell'infortunato Suarez - resterà fuori per 4 mesi, quindi salterà anche le sfide con il Napoli - è stata decisiva. Era il centravanti uruguaiano a fornire la giusta dose di praticità e cinismo al gioco dei catalani: senza di lui, diventa tutto maledettamente più complicato. Non a caso, la dirigenza blaugrana sta trattando Rodrigo, centravanti del Valencia e della nazionale spagnola, destinato a trasferirsi nel Barca.

Scelte discutibili per Setién - Inquietante la prova del centrocampo, che pure era quello titolare, De Jong, Busquets e Arthur, quest'ultimo finalmente rientrato dopo un lungo infortunio. I tre però non hanno né coperto a sufficienza né creato gioco e il Valencia ne ha approfittato. Solo Vidal, nella ripresa, ha portato un po' di vivacità, ma l'ingresso del cileno, vanamente corteggiato da Conte per la sua Inter, non è bastato per dare una svolta alla partita.

E sullo 0-0, l'ottimo Ter Stegen – formidabili i suoi interventi a Dortmund, contro il Borussia, nel girone di Champions – ha parato un rigore a Maxi Gomez, che si è poi riscattato firmando la doppietta decisiva.

È un Barcellona in confusione, che non è più quello di Valverde e non è ancora quello che ha in mente Setién: un po' come la Juve di Sarri, che però è in testa alla Serie A. Il Barcellona invece ha perso il comando della classifica nella Liga, superato da un Real Madrid che non ha sprecato l'occasione – vincendo a Valladolid - per staccare gli eterni rivali. I giochi sono apertissimi, per carità, e il nuovo tecnico avrà tempo per sistemare le cose in vista della doppia sfida con il Napoli, ma le premesse danno fiducia a Gattuso.

La stessa difesa appare tutt'altro che invulnerabile: le scelte di Setién, cioè Sergi Roberto invece di Semedo a destra e soprattutto Umtiti al posto di Lenglet al centro accanto a Piqué, non si sono rivelate vincenti. Insomma, in piena stagione il Barcellona è tornato un cantiere aperto e chissà se il nuovo allenatore riuscirà a trovare la soluzione a tutti i problemi della squadra.

Non può essere solo e sempre Messi, nonostante il fenomeno argentino si stia confermando in grande forma: per sperare di eliminare il Napoli e andare avanti in Champions, il Barça ha bisogno di ritrovare il collettivo e quindi il gioco. Altrimenti negli ottavi della competizione più prestigiosa d'Europa ci scapperà un'altra sorpresa, proprio come al Mestalla.

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*La foto di apertura dell'articolo è di Gregorio Borgia (AP Photo).

Giulio è nato giornalista sportivo, anche se di professione lo fa “solo” da 30 anni. Dal 1997 è l'esperto di calciomercato del quotidiano La Repubblica.

Dal '90 segue (senza annoiarsi mai) le vicende della Lazio: collabora anche con Radiosei e dirige il sito Sololalazio.it. Calcio e giornalismo sono le sue grandi passioni. L'unico rimpianto che lo tormenta è aver smesso di dare spettacolo sui campi di calcetto.