Nell’immaginario collettivo del tifoso medio, i presidenti stranieri sono in grado di suscitare sogni di vittorie, arrivi di campioni dal nome altisonante, valigie di milioni di euro da rovesciare sul tavolo del calciomercato senza criterio.
In Italia, però, di sceicchi come gli emiratini Al Mansour e Khaldoon Al Mubarak, al vertice del Manchester City, o Tamim bin Hamad Al-Thani e Nasser Al-Khelaïfi, che controllano il PSG tramite la Qatar Sports Investments, non se ne sono visti. Vari club nostrani, comunque, sono sotto il controllo di proprietari stranieri, come il Bologna di Saputo, la Roma di Pallotta, il Milan di Elliot, l’Inter di Zhang o la Fiorentina di Commisso, in campo ogni fine settimana anche per le scommesse serie A!
Ma qualcuno ricorda il Vicenza degli inglesi, il Pavia dei cinesi o il Ravenna spagnolo?
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Il Vicenza e i petrolieri inglesi - Nel giugno 1997, il manager inglese Stephen Julius si presenta al Tribunale portando con sé una valigia con oltre duecento assegni circolari per un valore globale di poco inferiore a 23 miliardi di Lire con cui acquista la maggioranza delle quote del Vicenza, allora in Serie A e fresco vincitore della Coppa Italia.
Julius, a capo della finanziaria britannica Stellican, guida una cordata alla quale partecipa anche la English National Investment Company, società petrolifera inglese molto attiva, in quegli anni, nel rilevare club calcistici in crisi.
Oltre al Vicenza, infatti, la Enic ha preso il controllo di Tottenham Hotspur, Glasgow Rangers, Slavia Praga, AEK Atene e Basilea. L’avventura della prima proprietà straniera nel calcio italiano dura sette anni, con nessun titolo in bacheca, una retrocessione e una salvezza ottenuta grazie alle vicissitudini giudiziarie di Genoa, Salernitana e Perugia.
La tragedia del Ravenna spagnolo - Breve e sfortunata è stata l’avventura della seconda società italiana finita in mano di imprenditori stranieri. Il Ravenna, fallito, nel novembre 1999 viene ceduto dal Tribunale agli spagnoli della Continental Sport, che promettono un nuovo stadio da 25.000 posti. Il sogno dura poco, e viene spezzato dalla tragedia che colpisce il proprietario Fernando Torcal Cabadas, trovato privo di vita in un hotel di Cesena a febbraio del 2000, a seguito di un infarto.
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Il Bari in Champions League - Nel 2016, per settimane a Bari non si parla d’altro che del misterioso magnate malese intenzionato ad acquistare il 95% delle quote dell’FC Bari dalle mani del presidente Gianluca Paparesta. Datò Noordin Ahmad viene accolto da migliaia di tifosi all’aeroporto di Bari-Palese e annuncia, al Palazzo della Provincia, “Voglio portare il Bari in Champions League in cinque anni”.
Da quel momento i tifosi baresi hanno visto solo un contratto preliminare di acquisto senza alcun valore, una caparra che tarda ad arrivare, il viaggio di Paparesta in Malesia, fino alla definitiva scomparsa dalle scene del malese.
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Il Pavia e la farsa cinese - Pavia sale alla ribalta delle cronache calcistiche nel 2014, quando un gruppo cinese, rappresentato dal presidente Xiadong Zhu e dal vicepresidente David Wang, acquista la squadra della città con il dichiarato obiettivo di raggiungere al più presto la Serie B, per la prima volta nella storia del club. Il progetto parte bene, con la collaborazione con l’Università di Pavia e il ventilato arrivo di milioni di euro dall’Expo milanese.
Il pubblico, però, diserta lo stadio, in una provincia che evidentemente non ha molta fame di calcio. Poi arriva la notizia che la società di Zhu, quotata a Hong Kong, è piena di debiti. Così, nell’estate 2016 l’imprenditore romano Alessandro Nuccilli rileva la società sull’orlo del fallimento a 1 euro, ma non la iscrive al campionato.
*La foto di apertura dell'articolo è di Donato Fasano (AP Photo).