Tra i molti rimpianti in ambito sportivo di queste settimane, l’impossibilità di soddisfare una curiosità che solleticava davvero tanto il nostro spirito di appassionati di calcio: la giovane Italia di Mancini sarebbe riuscita a giocare un grande Europeo, come le strepitose premesse – il girone di qualificazione dominato vincendo tutte le 10 partite – avevano fatto immaginare?
La competizione continentale è stata rinviata al 2021, giustamente, e allora non resta che aspettare per rispondere alla domanda. Nel frattempo, però, va elogiato lo straordinario lavoro che ha permesso a Mancini di risollevare una Nazionale caduta nella più profonda depressione dopo l’esclusione dal Mondiale 2018, uno shock per l’intero movimento calcistico italiano.
Il ct scelto come erede di Ventura ha saputo riportare entusiasmo anche tra i tifosi, ricucendo uno strappo affettivo che sembrava definitivo. Non a caso, i numeri – audience e share – delle gare di qualificazione all’Europeo trasmesse dalla Rai sono stati assolutamente confortanti. L’amore è tornato. Perché Mancini ha puntato sulla combinazione vincente: giovani e gioco. Il fattore G, si direbbe. Una vera rivoluzione, la sua, decisa con coraggio e portata avanti con assoluta determinazione. Arrivare al risultato attraverso il possesso della palla e il bel calcio, con una mentalità offensiva che avevamo perso.
“Divertitevi!”. Così Mancini, rivolto ai suoi giocatori, ha sempre concluso l’ultima riunione tecnica, quella che avviene nello spogliatoio pochi minuti prima di uscire sul campo per riscaldarsi. Lo faceva ai tempi della Lazio, quando guidò la squadra biancoceleste alla vittoria in Coppa Italia nel 2004, e lo fa adesso che allena la Nazionale, il suo sogno fin da bambino. Divertitevi, sì. Per questo vuole che gli azzurri abbiano sempre la palla tra i piedi, che siano loro a dominare il gioco, con l’obiettivo di far male all’avversario.
Come sempre nella sua filosofia, assolutamente centrale è la tecnica pura. Nelle scelte di Mancini, i giocatori tecnici avranno sempre la preferenza, a prescindere dal ruolo. Non pretende che i propri allievi abbiano le sue doti da fuoriclasse (ovviamente pensa che sarebbe l’ideale…), ma neanche può ammettere che un calciatore della nazionale sbagli uno stop o un passaggio agevole. Per questo ama uno come Marco Verratti, incredibilmente poco valorizzato da Ventura: appena diventato ct, Mancini lo ha piazzato al centro del nuovo progetto tecnico.
AL POTERE LA FANTASIA
Il genietto del Psg, schierato mezzala ma libero di andare dove vuole, ha il compito di creare la giocata vincente. La fantasia al potere, di nuovo. Il ragazzo ex Pescara è la punta di diamante di un centrocampo leggero ma che risponde perfettamente alle esigenze dell’esteta di Jesi (che non a caso chiamavo l’Artista quando giocava – dava spettacolo e ordini - nella Lazio di Eriksson): il sarriano Jorginho regista, con Verratti e Barella ai lati. Ecco, Barella è un altro dei suoi pupilli. Ci ha creduto fin da subito, perché ha una personalità fuori dal comune.
Quella lo ha colpito dal primo giorno: già dall’esordio in azzurro, contro l’Ucraina a Genova, l’interista (all’epoca al Cagliari) ha giocato come se si trovasse nel cortile di casa sua. Perfettamente a proprio agio. E invece era il debutto in Nazionale. Una cosa che ha impressionato Mancini, che da quel momento lo ha promosso titolare.
Proprio quella partita, contro l’Ucraina a Genova del 10 ottobre 2018, nonostante sia finita con un pareggio (1-1), ha rappresentato la svolta della gestione Mancini. Perché, nel secondo tempo, si è vista una Nazionale bella e coraggiosa, capace con i suoi fraseggi stretti di tenere sempre la palla tra i piedi e nello stesso tempo di creare tante palle gol. Sempre proiettata all’attacco. Immediato, poi, il recupero del pallone, con un pressing aggressivo, seguendo la scuola di Guardiola e di Sarri.
Infatti il modulo è il 4-3-3, con ali veloci e tecniche come Chiesa e Insigne. Il primo, figlio del suo amico Enrico, è tra i giocatori preferiti in assoluto da Mancini, che gli ha dato fiducia anche nei momenti peggiori di questa travagliata stagione. Tra gli attaccanti esterni c’è Zaniolo, che il ct convocò quando ancora non aveva debuttato in Serie A: il rinvio dell’Europeo gli permetterà di recuperare dall’infortunio al crociato, quindi potrà diventare l’arma in più per la squadra azzurra.
Per il ruolo di centravanti continuerà il duello tra Immobile e Belotti, con Balotelli come terzo incomodo: Mancini ha un debole per Super Mario, è stato l’allenatore che lo ha fatto rendere al meglio (con Prandelli), sarà sempre disposto a concedergli una chance. Ma Balotelli dovrà meritarla sul campo, ovvio: anche quest’anno non ci è riuscito. Al momento quindi il favorito resta Immobile, che sta cercando di adeguarsi al gioco della Nazionale, totalmente diverso da quello della sua Lazio, dove segna gol a grappoli.
TANTE OPZIONI VALIDE
A centrocampo, oltre i tre titolari, il ct stima molto Lorenzo Pellegrini, in particolare per la sua capacità di inserirsi in area con i tempi giusti, e Sensi per la tecnica e la visione di gioco. Poi sta seguendo con grande attenzione il talento Tonali, considerato il nuovo Pirlo, e i progressi di Castrovilli, autore di una grande stagione con la Fiorentina. In difesa, Acerbi ha scalzato Romagnoli grazie alla continuità di rendimento ad alti livelli (e ha sorpreso il commissario tecnico), ma la coppia titolare resta Bonucci-Chiellini.
La porta è di Donnarumma, mentre sulle fasce Florenzi a destra ed Emerson Palmieri a sinistra dovranno guardarsi dalla concorrenza dei vari Spinazzola, Biraghi, De Sciglio e soprattutto Di Lorenzo.
Come si nota, non esiste più il famoso blocco Juve: Mancini ha messo insieme nel modo migliore giocatori di tante squadre, riuscendo a battere record storici come quello di Pozzo. Il ct di Jesi è arrivato a 11 vittorie consecutive, di cui 10 nel girone di qualificazione. Mai nessuno aveva vinto tutte le gare di un girone di qualificazione alla guida della nazionale italiana (imbattuta da 40 gare di qualificazione agli Europei, addirittura). Ha rifilato nove gol all’Armenia (solo altre 2 volte nella storia l’Italia aveva segnato 9 reti), mandando in gol 7 giocatori diversi.
Ha vinto 13 delle 19 gare da ct, eguagliando Arrigo Sacchi. Con questi numeri, oggettivamente difficili da pronosticare ad inizio 2018 anche per le scommesse calcio, gli azzurri andavano ad affrontare un Europeo da protagonisti, con la possibilità di giocare a Roma le gare del girone eliminatorio, contro Turchia, Svizzera e Bosnia.
Tutto rinviato di un anno, ma il Mancio saprà ribaltare la sfortunata situazione a proprio favore: avrà più tempo per oliare i meccanismi della squadra, recupererà Zaniolo e forse avrà l’occasione di inserire qualche nuovo talento, magari nei ruoli dove l’Italia è meno forte, come i difensori di fascia. Di sicuro per Mancini non cambierà l’obiettivo: giocare all’attacco e vincere.
*La foto di apertura dell'articolo è di Paul White (AP Photo).