“Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince”. La celebre frase di Saint Gary Lineker, pronunciata al termine della semifinale di Italia ’90 tra i Tre Leoni e la Germania Ovest, ha un fondo di verità, anche e soprattutto considerando che quel mondiale, alla fine, i tedeschi se lo portano a casa.
Certo, ci sono casi (soprattutto quando incontrano l’Italia) in cui i teutonici sono costretti ad inchinarsi, ma se si va alla ricerca di calciatori affidabili e con una certa propensione alla vittoria, guardare alla Mannschaft è sempre una soluzione logica.
Chi sta prendendo sul serio la citazione di Lineker è il Chelsea, che in questo mercato è particolarmente attivo e guarda con interesse alla Germania. In rosa c’è già Antonio Rüdiger, e la colonia teutonica è destinata ad aumentare. È già ufficiale infatti l’acquisto di Timo Werner, per cui i Blues hanno pagato la clausola rescissoria di 60 milioni di euro al Lipsia.
Ma oltre al centravanti titolare della squadra di Löw, Lampard punta anche al nuovo talento del calcio tedesco, quel Kai Havertz che sta dando spettacolo a Leverkusen. Per il talento classe 1999 c’è parecchia concorrenza e le Aspirine, dal canto loro, chiedono parecchio: 100 milioni. Ripetiamo: la storia insegna che spesso e volentieri affidarsi a un buon numero di calciatori della Germania significa fare bene ed il Chelsea sarà tra le favorite al titolo della Premier 2021 nelle relative quote delle scommesse!
L'Inter dei record
Impossibile da questo punto di vista dimenticare l’Inter a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. La squadra nerazzurra, guidata da Giovanni Trapattoni, vince uno scudetto con numeri da record nella stagione 1988/89 e lo fa con in squadra due dei protagonisti del successivo mondiale.
Nell’estate 1988, per un totale di circa sette miliardi e mezzo di lire, il presidente Pellegrini porta in Italia dal Bayern Monaco Lothar Matthäus e Andreas Brehme, che aggiungono all’ossatura italiana dell’Inter (Zenga, Ferri, Berti, Serena) quel pragmatismo tutto teutonico che al Trap piace tanto.
Risultato, 58 punti (con due punti a vittoria) e tricolore strameritato. L’anno dopo i nerazzurri completano il tris, andando a pescare dallo Stoccarda Jürgen Klinsmann. Il biondo centravanti si fa valere a Milano e sarà, assieme ai suoi connazionali, grande protagonista della Coppa UEFA vinta nel 1991 contro la Roma. Quando nel 1992 tutti e tre i tedeschi lasciano l’Inter, arriva Matthias Sammer. Il difensore nel 1996 vincerà l’Europeo e il Pallone d’Oro, ma la sua esperienza nerazzurra è da dimenticare, visto che dura appena sei mesi…
A proposito di Roma, in quel periodo anche i giallorossi si fanno ammaliare dal fascino del teutonico. Tutto comincia nel 1987, quando Dino Viola porta a Trigoria il centravanti titolare della Mannschaft che è arrivata seconda ai mondiali in Messico. La prima stagione di Rudi Völler è deludente, ma il “tedesco che vola” poi comincia a segnare con regolarità. Nel 1989 arriva a fargli compagnia Thomas Berthold, roccioso difensore che fino alla stagione prima aveva giocato a Verona.
Il tris non viene completato nel 1991 solo perché la regola impone tre stranieri per ogni squadra. Dunque, quando a Roma arriva Thomas Hässler, a lasciare la Capitale è Berthold, visto che i giallorossi hanno trovato in Aldair un nuovo pilastro difensivo. La Roma di quel periodo, comunque, si gioca quella che ancora oggi è la sua ultima finale europea.
Persino la Juventus negli anni Novanta guarda con favore alla Germania. Peccato che alla fine ci guadagni… il Borussia Dortmund. I tedeschi bianconeri cominciano nel 1991 con Hässler, che però finisce alla Roma al termine della stagione. Nel 1992 arrivano Kohler e Reuter. Il difensore resta fino al 1995, riuscendo a vincere anche uno scudetto e una Coppa UEFA. Il centrocampista lascia Torino l’anno dopo, quando viene sostituito da Möller. Anche il fantasista vince la Coppa ma resiste appena due stagioni.
Tutti e tre, poi, si ritroveranno a Dortmund, dove vinceranno la Champions League, neanche a dirlo, contro i bianconeri. Negli ultimi anni non va molto meglio. Sami Khedira fa bene in bianconero, ma l’altro campione del mondo 2014 Höwedes riesce a raccogliere appena tre presenze (pur segnando un gol).
Madrid teutonica!
Sarà per spirito di contraddizione rispetto al Barcellona, che da sempre si affida agli olandesi, ma anche Real Madrid ha, spesso e volentieri, scommesso su calciatori tedeschi. La stella teutonica dei Blancos è attualmente Toni Kroos, vero cervello della squadra di Zidane. Oltre al già menzionato Khedira, arrivato alla Juventus proprio da Madrid, anche Mesut Özil ha vestito a lungo la camiseta blanca, diventando anche il miglior assistman per Cristiano Ronaldo nel suo periodo di calcio a Madrid.
Qualche anno fa non è andata benissimo al Real con Metzelder, che a causa dei troppi infortuni non ha mai potuto esprimersi a pieno al Bernabeu. A guidare il difensore, tra l’altro, c’era Bernd Schuster, che per non farsi mancare nulla è riuscito a giocare con il Real, l’Atletico e persino con il Barcellona. Molto più fedele alla causa Bodo Illgner, storico portiere della nazionale tedesca e del Real, protagonista della Champions League 1997 vinta contro la Juventus.
A lanciare la “moda” madridista però sono state tre stelle della Mannschaft negli anni Settanta. Il primo tedesco del Real è Netzer, acquistato prima del vittorioso mondiale 1974. Dopo la Coppa del Mondo arriva anche Paul Breitner e qualche anno dopo si presenta Stielike, roccioso difensore dell’Amburgo. A differenza di quasi tutti gli altri connazionali, nessuno dei tre riesce a sollevare la grande coppa! A dimostrazione che, nonostante quello che dice Lineker, non sempre…vincono i tedeschi.
*Le due immagini dell'articolo sono di AP Photo, la seconda è stata scattata da Uwe Lein.