Sven-Göran Eriksson, classe 1948, ha passato oltre quarant’anni in giro per il mondo, allenando in tantissimi paesi e riempiendo una bacheca con trofei importanti. Eriksson è l’unico a poter vantare tre double in tre paesi diversi, centrando l’accoppiata campionato-coppa in Svezia (con il Göteborg), in Portogallo (con il Benfica) e in Italia (con la Lazio). Ma anche in campo europeo, lo scandinavo è una vera e propria sicurezza.
Ha guidato il Göteborg alla prima finale continentale della sua storia, quella vinta nel 1982 contro l’Amburgo. Nel 1990 ha trascinato il Benfica a giocarsi una finale di Champions dopo moltissimi anni, arrendendosi, di misura, solo al Milan degli Immortali di Sacchi.
E poi ha preso per mano la Lazio e l’ha accompagnata a una finale persa di Coppa UEFA (nel 1998 contro l’Inter di Ronaldo), ma soprattutto al successo nell’ultima Coppa delle Coppe contro il Maiorca e in Supercoppa Europea contro il Manchester United fresco di treble.
Insomma, esiste qualcosa che a Eriksson non riesca alla perfezione? Beh, forse sì. Il suo palmares con i club è invidiabile, ma quando si è trattato di allenare le nazionali, lo svedese ha avuto parecchi problemi. L’esperienza più celebre e discussa è ovviamente quella alla guida della nazionale inglese. Eriksson accetta di mettersi al servizio di Sua Maestà nel 2000, fresco di scudetto con la Lazio.
Dovrebbe cominciare attivamente nel luglio 2001, ma l’addio alla squadra biancoceleste a gennaio dello stesso anno accelera i tempi. L’esordio arriva a gennaio in amichevole, con un convincente 3-0 alla Spagna. Tempo qualche mese e a settembre arriva un risultato storico, incredibile per le scommesse calcio: a Monaco di Baviera con un poker di Michael Owen l'Inghilterra supera la Germania 1-5. L’inglese, anche grazie a quella prestazione, conquista il Pallone d’Oro e i Tre Leoni vincono il proprio girone di qualificazione ai mondiali del 2002.
Quante delusioni!
Ma i buoni auspici non vengono tradotti in realtà in Corea e Giappone. L’Inghilterra passa il turno in un girone complicato, con Argentina (che viene eliminata), Svezia e Nigeria. Gli uomini di Eriksson pareggiano con gli scandinavi e con gli africani e vincono il sempre sentitissimo match contro l’Albiceleste con un rigore di Beckham. Due gol in tre partite, però, non depongono a favore del CT, che però si rifà agli ottavi, con la buona vittoria sulla Danimarca.
Il giustiziere degli inglesi però si chiama Ronaldinho, che con una punizione da quaranta metri beffa Seaman e mette la sua firma sulla vittoria del Brasile ai quarti. Scolari si conferma poi la bestia nera di Eriksson anche a Euro 2004. L’Inghilterra perde con la Francia, ma batte Svizzera e Croazia e passa il turno. Si ferma però contro il Portogallo di un giovanissimo Cristiano Ronaldo, che batte i Tre Leoni ai rigori.
È proprio in quel periodo che si rompe l’idillio con la stampa, da sempre fattore importantissimo per chiunque sieda sulla panchina inglese. I tabloid si interessano sempre di più alla vita privata della svedese e l’opinione pubblica comincia a vedere con insofferenza la sua permanenza alla guida della nazionale.
La sconfitta a sorpresa per le quote delle scommesse contro l’Irlanda del Nord nelle qualificazioni mondiali potrebbe costargli il posto, ma alla fine l’Inghilterra stacca il biglietto per Germania 2006 ed Eriksson può guidarla nel suo terzo torneo internazionale.
Anche in questo caso, la delusione è dietro l’angolo. Sempre Scolari e di nuovo il Portogallo ai quarti di finale e ai rigori, stavolta con tanto di espulsione di Rooney per un fallaccio su Carvalho. A Berlino, cala il sipario ed Eriksson si dimette da CT inglese. Per lui 67 partite, 40 vittorie, 17 pareggi e solo 10 sconfitte.
I Mondiali 2010
Tra 2008 e 2010, dopo una stagione al Manchester City, Eriksson ci riprova e guida ben due nazionali nel giro di due anni. Nel giugno 2008 prende il posto di Hugo Sanchez come selezionatore della nazionale messicana, ma l’esperienza è pessima e dura poco. Appena 13 partite, con 6 vittorie, un pareggio e ben 6 sconfitte, comprese due con l’Honduras, che in Messico vengono ritenute oltremodo umilianti.
I pessimi risultati portano il Tricolor a rischiare di non qualificarsi ai mondiali del 2010 e ad appena un anno dal suo insediamento, Eriksson viene esonerato. In Sudafrica ci andrà comunque, ma su un’altra panchina, quella della Costa d’Avorio di Drogba.
Gli Elefanti lo assumono nel marzo 2010, con un solo compito: guidare la nazionale alla Coppa del Mondo. Dunque, solo cinque partite, di cui due amichevoli, perché l’avventura degli ivoriani termina al primo turno con un pareggio contro il Portogallo, una sconfitta contro il Brasile e una inutile vittoria contro la Corea del Nord.
Queste avventure non proprio soddisfacenti, però, non hanno impedito allo svedese di riprovarci. Dopo aver guidato alcune squadre in Cina, è stato il turno delle Filippine nel 2018.
L’ex CT dell’Inghilterra però si è trovato davanti a una situazione davvero complicata: in un paese dalla scarsissima cultura calcistica, Eriksson ha dovuto dare fondo a tutta la sua esperienza per ottenere dei risultati. La Coppa dell’Asia del Sud 2018 ha visto buone prestazioni delle Filippine, che però hanno perso contro il Vietnam in semifinale.
Va molto peggio la Coppa d’Asia 2019, in cui gli uomini di Eriksson perdono tutte e tre le loro partite (contro Corea del Sud, Cina e Kirghizistan), segnando un solo gol. Al termine della manifestazione lo svedese ha lasciato la panchina, continuando però a mantenere un ruolo da consulente della federazione.
Insomma, non tutte le ciambelle a Eriksson riescono col buco. Soprattutto quando si tratta di nazionali e non di club…
*Le immagini dell'articolo, distribuite da AP Photo, sono, in ordine di pubblicazione di Gregory Bull, Matt Dunham ed Armando Franca.